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Nicola Gratteri e l’ennesima commissione antimafia

Nicola Gratteri, presidente dell’ennesima commissione antimafia, nominato da Matteo Renzi per formulare l’ennesima proposta di soluzione del problema mafia, camorra e ndrangheta, ha dichiarato che se passerà la sua proposta il fenomeno mafioso sarà abbattuto del 70 – 80%.

Mi viene da sorridere. Ogni soluzione che si propone di abbattere il fenomeno mafioso con nuove apposite norme mi induce al sorriso, se penso ai risultati che hanno prodotto le precedenti norme antimafia. Fin da quando si è avuta la certezza che nella società meridionale si annidava il triste fenomeno, è stato un continuo legiferare per contrastare con norme specifiche la situazione. Più la mafia, la camorra e la ‘ndrangheta venivano in evidenza, e più lo stato formulava nuove norme di contrasto. Ad un certo punto non si contentò più di norme provenienti dalle intelligenze di questo o quel partito, ma si crearono apposite commissioni di indagine, di proposte, d’inchiesta. Il lavoro di tutti questi maestri di pensiero erano impeccabili dal punto di vista legislativo, ed in un giuoco a tavolino, che poteva pure chiamarsi guerra alla mafia, avrebbe potuto vincerla. Solo che la guerra alla mafia non si fa solo contrastandola, quando mafia è diventate e mafia è.

Bisognerebbe agire sul terreno di cultura del fenomeno, capirne le ragioni ed eliminarne. E qui casca l’asino. Cambiare la società, soddisfare le sue legittime esigenze, migliorarne le condizioni socio – economiche, farne un corpo istruito e capace di aspirare liberamente al bene comune, non è un obbiettivo che si può raggiungere con una legge o con un decreto. Si tratta, né più e né meno, che fondare una nuova repubblica. Per farla ci vorrebbero le persone, le eccezionali personalità che sole potessero intuirla e che avessero il coraggio e la forza di farla.

Le disuguagliane della società sono talmente vistose che non basterebbe un generazione, facciamo venti anni di storia, per progredire definitivamente in avanti. L’esempio, anche se negativo, è scritto ormai nei testi storiografici: vent’anni di fascismo, in cui alla fine il paese è piombato nella più nera tragedia, partorirono la stessa nazione che il fascismo aveva tentato invano di sostituire. Nell’Italia post-fascista e repubblicana si amalgamarono, contrastandosi, il fascismo dell’aborrito ventennio e l’altro facismo degli antifascisti. Cosicché alla fine della notte buia, i cittadini si trovarono contesi da un doppio fascismo: quello degli ex fascisti e quello dei nuovi fascisti, sotto la mentita casacca democratica.

Non erano mutate le differenze sociali tra nord e sud, tra i ricchi eccessivamente ricchi e i poveri eccessivamente poveri. Il risultato: una società con insanabili contrasti, in cui allignò, e alligna, la soluzione facile per l’equiparazione per mezzo del crimine organizzato. Talmente ben organizzato che ad un certo punto divenne braccio destro dello stato deviato, non solo dei servizi segreti deviati, ma della classe politica e della burocrazia, del parastato e del sottobosco.

Ecco perché se non si avvia una seria riforma dello stato a tutti i livelli, partendo dal miglioramento del sistema educativo, non si arriverà mai alla soluzione del problema mafia – camorra – ‘ndrangheta.