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Nel Viterbese e nel Lazio non ci sono mafie?

NO, NON CI SIAMO! E’ DA IRRESPONSABILI NEGARE CHE LE MAFIE ABBIANO INTACCATO IL TESSUTO ECONOMICO DEL VITERBESE!

“Senza riscontro gli allarmi lanciati in passato su possibili infiltrazioni delle cosche mafiose”, titola ieri il quotidiano di destra “Il Tempo” da Viterbo ed accusa il nostro vice Presidente Luigi Daga “a lanciare il sasso nello stagno fu, nel gennaio 2007, l’ex assessore regionale Daga. Tuttavia i suoi timori non trovarono alcun riscontro concreto”.

Siamo alle solite: negare, negare, negare.

Cominciò l’ex Prefetto di Roma Achille Serra, parlamentare prima di Forza Italia, poi del PD, ora dell’UDC, con il quale avemmo una dura polemica in quanto egli dichiarava che nella Capitale… non c’erano mafie.

Contraddicendo, così, non quello che dicevamo noi dell’Associazione Caponnetto, ma addirittura gli organi centrali investigativi e giudiziari più qualificati come la Direzione Nazionale Antimafia, le Procure Distrettuali Antimafia di Roma, Napoli, Reggio Calabria e di mezza Italia, la Direzione Investigativa Antimafia ecc. ecc. , che sostenevano, così com’è la realtà, che la Capitale era il crocevia di tutte le mafie nazionali ed internazionali.

Fino a diventare padrone di interi quartieri.

Le mafie nel loro processo di espansione non hanno paletti ed investono dovunque c’è da fare business.

Gigi Daga, nostro Vicepresidente regionale, non dice frescacce quando denuncia attività e presenze mafiose nel viterbese e, soprattutto, sulla costa.

Vertici istituzionali e politici seri e responsabili dovrebbero prendere in seria considerazione le nostre denunce e non, come avviene quasi sempre, prenderci a parolacce, accusarci di fare… allarmismi e quant’altro.

Il fatto che non si sia “trovato alcun riscontro concreto” può dipendere, se effettivamente è così come scrive “Il Tempo”, da una carenza investigativa. Non sarebbe il primo caso in cui non si è indagato a sufficienza sui capitali investiti dalle mafie.

Capita quasi dappertutto che la lotta alle mafie viene intesa partendo da un’ottica “da ordine pubblico” (per cui non si spara e quindi non c’è mafia), senza capire che la mafia è economia, è impresa, sono i “colletti bianchi” che investono i capitali acquisiti illecitamente, comprano, costruiscono con il sostegno di pezzi della politica e dello Stato stesso.

Anzi è proprio questo l’aspetto più inquietante.

A parte la storia della Capitale, -dove, oltre a Serra, anche l’attuale Prefetto Pecoraro, dice che “tutto è tranquillo”, quando anche le pietre sanno che è tutto il contrario-, anche a Frosinone – prima che arrivasse il nuovo Comandante Provinciale della Guardia di Finanza, il Colonnello Giancostabile Salato, che è uno dei migliori investigatori italiani, quello che ha fatto la “Vaticano spa”, Mani Pulite ecc. , tanto per intenderci – Prefetti, Questori, Comandanti provinciali dei CC ecc. dicevano la stessa cosa.

Si è visto, poi, come è andata a finire!

La stessa situazione si è avuta a Latina, prima che arrivasse il Prefetto Frattasi, altro grande Prefetto, subito promosso e mandato via dopo che ha scoperto la scandalosa situazione di Fondi, della quale hanno parlato e parlano i media nazionali ed internazionali.

Negare, negare, negare.

Sembra la parola d’ordine.

Oggi si nega a Viterbo, sulla cui costa e non solo Casalesi, Casamonica, ecc. ecc. scorazzano alla grande, mentre c’è ancora chi non vuole ammetterlo.

E non ammetterlo significa, quel che è più grave, non voler nemmeno correre ai ripari.

Evidenziamo questo aspetto inquietante per esortare i cittadini onesti della provincia di Viterbo ad acquisire consapevolezza della serietà della situazione aiutandoci, intanto associandosi per renderci più presenti ed attivi sui singoli territori, e, soprattutto, segnalandoci fatti e situazioni sospetti. ”

E’, questa, una nota vecchia che ripubblichiamo, dopo le dichiarazioni della Dr. ssa De Martino rilasciate in occasione dell’audizione da parte della Commissione Sicurezza della Regione Lazio.

Parliamo per lo più del viterbese ma il problema riguarda un po’ tutti, escluso il frusinate dove per onestà intellettuale dobbiamo dire che finalmente c’è stata una svolta con tre eccellenti comandanti provinciali delle forze dell’ordine ed un ottimo Procuratore Capo che proviene dalla DDA.

Lo stiamo ripetendo come un disco da 10 anni e lo ripeteremo sempre:

quando si parla di mafie non si parla di bruscolini e le mafie non si combattono solo raccontando la storia di Falcone e Borsellino e fermandosi là.

I mafiosi bisogna saperli individuare, scovare dove sono, nella politica, nelle istituzioni, fra i professionisti, fra la gente comune- che è vile, non parla, non collabora-, e bisogna farli arrestare, segnalandoli a chi di dovere.

Questo è il compito di un’Associazione antimafia seria.

Questa è antimafia.

Diversamente, è retorica, bla bla bla.

Oggi sono pochi, pochissimi coloro che combattono seriamente le mafie.

E i mafiosi più insidiosi sono gli “insospettabili”, molti esponenti politici.

Te ne accorgi a pelle quando li chiami e non vengono con le scuse più impensate, quando ti dicono “ ma chi te lo fa fare?”, oppure frapponendo tutta una serie di ostacoli alle tue richieste.

I magistrati –non tutti- fanno quello che possono, sulla base di informative che spesso non arrivano sulle loro scrivanie.

Le forze dell’ordine, ad esclusione dei corpi specializzati, DIA, GICO, SCO, ROS. sono impreparate ed anche lì devi stare attento con chi hai a che fare.

Ancora esse vedono le mafie come un fenomeno di criminalità comune, quando, oggi, le mafie sono un’altra cosa.

La gente, gran parte di essa, è quella che è.

Questo è il “quadro” che chi vuole seriamente lavorare contro le mafie, deve tenere sempre presente perché i mafiosi più pericolosi non raramente stanno proprio nella porta accanto alla nostra.