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Nel momento in cui ci vediamo costretti, per la tirannia di motivazioni di carattere organizzativo, a provvedere alla nomina di un nuovo Vice Segretario regionale al posto del povero Gigi Daga, deceduto a dicembre scorso, Lo vogliamo ricordare per le sue inimitabili qualità di uomo e di militante. Fino all’ultimo Egli si è voluto spendere a difesa dei valori umani e democratici, come esempio per tutte le persone oneste e stimolo nei confronti di quante, fra queste, non mostrano il coraggio sufficiente per combattere il malaffare e le tante mafie che stanno devastando la nostra Regione ed il Paese

Luigi Daga è stato un uomo importante. Importante per la sua famiglia, per sua moglie Carla e i suoi figli Giovanni e Gavina dei quali è stato marito attento e padre premuroso, costantemente impegnato a trasmettere con l’esempio del suo agire, gli ideali di giustizia e libertà, i valori di democrazia e legalità; sempre disponibile al confronto e pronto a sostenerli nei momenti più difficili. Lo è stato per il suo paese, Tarquinia, e non solo perché ne è stato Sindaco o perché ne è stato rappresentante nelle istanze provinciali e regionali, ma per averne accompagnato lo sviluppo democratico in modo ricco e creativo, con un agire di fortissima impronta morale in cui l’etica non era astratta ma si concretizzava in un profondo senso del bene comune e di tutela dello stesso e in un generoso darsi che lo ha visto più volte protagonista in grandi ed indimenticabili azioni di volontariato. Lo è stato per noi, donne e uomini che abbiamo avuto il privilegio e il piacere di essergli vicino e di apprezzare quella sua capacità unica di offrire i contributi più ricchi e preziosi con una disponibilità totale e una assoluta semplicita’ e quel suo incalzare costantemente la politica criticando senza sconti le povertà culturali o la meschinita’ di compromessi privi di sguardi sul futuro. Anche perché Gigi amava questo Paese e voleva cambiarlo, costruendo un futuro che lo liberasse dal becero berlusconismo e dalla corruttela in cui era sprofondato. Ne sentiva un’urgenza testimoniata dai tanti suoi scritti. Alcune edicole del comprensorio nel diffondere la tragica notizia della sua morte, lo hanno definito un guerriero e un incorruttibile. Due definizioni che ci sono piaciute e, ne siamo certi, sarebbero piaciute anche a lui perché entrambi concetti che ben ne sintetizzano le caratteristiche di uomo e di politico. Un combattente tenace e determinato, un guerriero appunto, che mai, nonostante le tante avversità della vita, si è tirato indietro dal suo impegno in campo civile, ambientale e sociale, dalle battaglie per la tutela del territorio e per la difesa della democrazia e della legalità, pur trovandosi più volte a pagarne pesantemente il prezzo in termini personali, con una coerenza che è dote rara nel panorama politico/sociale odierno. Fiero nemico di ogni ipocrisia che purtroppo, anche nei dolorosi momenti dedicati al suo ricordo e al suo commiato ha fatto mostra di sé, da sempre ha denunciato e combattuto l’intreccio perverso tra politica e affari, la speculazione selvaggia, i rapporti poco trasparenti tra amministratori e faccendieri. Non è un caso che il suo primo libro, risalente al 1992 si intitolasse “Politica e malaffare” E non è un caso che in uno dei suoi ultimi articoli scriveva: “Abbiamo deciso… di assumerci la responsabilità di lanciare un grido di dolore per tutto quanto sta accadendo nella nostra terra. Qui c’è la storia delle nostre radici, qui è l’avvenire dei nostri figli. Non vogliamo essere maledetti dalle future generazioni per il disastro che lasciamo loro in eredità. Noi invece vogliamo resistere all’assalto della criminalità organizzata e alla sua contiguità con una parte, purtroppo ampia, della politica, perché amiamo la nostra terra…. Siamo sottoposti agli attacchi comprensibili della mafia, ma veniamo denunciati anche da sindaci ed assessori che dovrebbero stare dalla nostra parte; anche questo è comprensibile. Tutti insieme vogliono indurci al silenzio. Noi invece continuiamo a parlare, collaborando con le forze dell’ordine e con la magistratura antimafia, perché il silenzio è complice.” E con la tenacia che lo contraddistingueva continuava a combattere nella convinzione che, sono parole sue, “alla degenerazione della politica e al disgusto che provoca nei cittadini, non si può rispondere con ’antipolitica, ma con il cambiamento della politica”. Siamo andati a trovarlo al “Fatebenefratelli”, a Roma, pochissimi giorni prima della sua morte. Non poteva parlare, dopo gli interventi subiti. Scriveva quello che ci voleva comunicare. Voleva essere informato sulle attività dell’Associazione ed aggiornato sulle nostre ricerche e denunce. Era arrabbiatissimo per il comportamento del Prefetto di Viterbo che di recente si era rifiutato di rispondere alla domanda di un cronista circa la presenza delle mafie nel viterbese. Quasi a negarne l’esistenza. “Irresponsabile, attaccatelo”, ci ha scritto su un foglietto, mostrandoci, orgoglioso, la bozza dell’ultimo numero di “Tarquinia città “ in cui ha voluto che fosse riportata un’intervista al Colonnello dei Carabinieri Giorgio Dino Guida sulla presenza delle mafie nel viterbese. Un’ennesima smentita alle tesi dei tanti negazionisti ancora, purtroppo, in giro nella nostra regione e nel Paese. Gente che un governo che fosse effettivamente impegnato a combattere le mafie dovrebbe rimuovere immediatamente. Gigi ci ha voluto regalare quella bozza, con alcune sue annotazioni a mano, perché noi riprendessimo l’intervista al Colonnello e la pubblicassimo sul sito dell’Associazione Caponnetto. Cosa che noi abbiamo fatto. Puntuale, preciso, instancabile nel seguire ed osservare attentamente le vicende del territorio e nel redigere relazioni e dossier sulla situazione esistente nell’Alto Lazio, tutta documentazione consegnata, poi, agli organismi centrali competenti, negli ultimi tempi si era dedicato ad un lavoro meticoloso di aggiornamento delle notizie raccolte. Le reazioni a tale suo impegno sono state sempre rabbiose, anche, purtroppo, da quella parte dello schieramento politico che avrebbe dovuto essergli solidale e grata sia per comunanza ideale che per l’opera da lui svolta a difesa del territorio. Gigi era, insomma, la bandiera di un’antimafia reale, non parolaia, non retorica, vera. Con la sua scomparsa la lotta per la legalità e contro tutte le mafie, la speranza di un mondo migliore perdono un loro grande e valido sostenitore. Noi, che abbiamo avuto il privilegio di lavorare con lui, di conoscerne le analisi lucide e critiche insieme, la determinazione con cui combatteva le sue battaglie, la sua incrollabile fede nei valori di giustizia, libertà e democrazia e legalità, perdiamo un grande Maestro ed un grande Amico. Ciao Gigi. Con te se ne va un pezzo della nostra storia, un fulgido esempio di coerenza, coraggio e determinazione che è stato e sarà punto di riferimento per noi che, raccogliendo doverosamente il testimone dalle tue mani dove lo hai custodito sino alla fine, continueremo a portare avanti il tuo sogno di giustizia e legalità perché tu non abbia sognato invano.

(Tratto da Tarquinia Città)