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‘Ndrangheta, voto di scambio: l’ex assessore regionale Zambetti condannato a 13 anni e mezzo

 

La Repubblica, Mercoledì 08 febbraio 2017

‘Ndrangheta, voto di scambio: l’ex assessore regionale Zambetti condannato a 13 anni e mezzo

I giudici: “Comprò 4mila dalle cosche”. Durissime le condanne per il presunto “patto di scambio politico mafioso” tra politica e clan calabresi. Per la procura è stato falsato “il risultato di elezioni importanti come le Regionali del 2010”

di SANDRO DE RICCARDIS

Tredici anni e sei mesi all’ex assessore regionale per la Casa, Domenico Zambetti, sedici anni e sei mesi al presunto boss della ‘ndrangheta Eugenio Costantino, dodici anni ad Ambrogio Crespi, fratello di Luigi, ex sondaggista di Silvio Berlusconi, otto anni a Ciro Simonte, presunto affiliato ai clan calabresi. Assoluzione invece per l’ex sindaco di Sedriano Alfredo Celeste e per il medico Marco Scalambra.

Sono durissime le condanne dell’Ottava sezione del tribunale di Milano per il presunto “patto di scambio politico mafioso” tra politica e clan calabresi. Il collegio ha aumentato di tre anni e sei mesi la richiesta della procura per Zambetti (la richiesta era di dieci anni), e addirittura raddoppiato quella per Crespi, da sei a dodici anni. E anche per Simonte, di fronte a una richiesta del pm di otto anni, la corte ha comminato undici anni di pena. Un aggravio di pena perché il tribunale ha riconosciuto il concorso esterno in associazione mafiosa che il pm aveva invece escluso. Solo per Costantino i giudici hanno abbassato di quattro mesi, a sedici anni e sei mesi, la richiesta di condanna della procura che era di diciassette anni.

“Non ho proprio idea di cosa sia la mafia – ha commentato dopo la condanna Costantino – la mafia non esiste”. Secondo l’inchiesta dell’allora pm della Dda, Giuseppe D’Amico, ora procuratore aggiunto a Busto Arsizio, sostituito in udienza dalla pm Alessandra Cerreti, Zambetti pagò duecentomila euro per un pacchetto di voti. Per questo l’ex politico era accusato solo di corruzione e voto di scambio aggravato dall’aver favorito i clan. Per la procura, è stato falsato “il risultato di elezioni importanti come le Regionali del 2010”.

Volge così al termine un processo durato oltre due anni. Ben cinque udienze sono state dedicate dal pm D’Amico alla requisitoria, in cui il magistrato ha messo in evidenza la “completa disponibilità dell’assessore ad accontentare le richieste di Costantino” e la “compromissione” tra un “esponente di spicco della Regione Lombardia e gruppi politici mafiosi”. Secondo l’accusa, ci sarebbe stato, in quegli anni, un “grave tentativo di Costantino di alterare le elezioni Comunali a Milano e a Rho”.

@sanderic