Cerca

Ndrangheta, sorveglianza speciale per due imprenditori a La Spezia: confiscati beni per 20 milioni

Il Fatto Quotidiano, Lunedì 6 febbraio 2017

Ndrangheta, sorveglianza speciale per due imprenditori a La Spezia: confiscati beni per 20 milioni

Gli uomini della Dia, guidati dal colonnello Sandro Sandulli, hanno notificato un provvedimento che impone la vigilanza e l’obbligo di soggiorno a Roberto Piras e Riccardo Trusendi, già arrestati nell’operazione Grecale Ligure a giugno 2015

di F. Q.

Due persone sottoposte a sorveglianza speciale e una confisca di beni per circa 20 milioni di euro. È il provvedimento emesso dal tribunale di La Spezia ed eseguito l’operazione dalla Direzione investigativa antimafia di Genova. Sottoposti a vigilanza Roberto Piras e Riccardo Trusendi, indicati come appartenenti alla ‘ndrangheta. Entrambi erano stati già arrestati nell’operazione Grecale Ligure a giugno 2015 per aver reimpiegato beni e titoli bancari provenienti da bancarotta fraudolenta e documentale. Il mese successivo, sempre nel corso della stessa indagine, Piras e Trusendi erano stati, invece, colpiti da provvedimenti restrittivi della libertà personale per aver commesso i reati di trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza delittuosae falso.Ai due imprenditori gli uomini della Dia, guidati dal colonnello Sandro Sandulli, hanno notificato un provvedimento che gli impone la sorveglianza speciale e l’obbligo di soggiorno nel comune di dimora abituale, per un periodo di due anni. A Piras e Trusendi sono stati confiscati veicoli industriali, quote societarie, immobili e conti correnti in Francia e Svizzera. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori,  gli indagati svuotavano società che si trovavano in stato di insolvenza, distraendo i beni che poi rivendevano a terzi in modo da lasciare il curatore fallimentare praticamente a mani vuote. Lo scopo era acquisire il portafoglio clienti, le risorse umane e i mezzi delle imprese che dopo il fallimento venivano trasferiti in altre società, lasciando debiti e sfruttando norme e strumenti fiscalie previdenziali ai danni dell’erario.