‘Ndrangheta nella Sibaritide: l’ombra di un omicidio ed il “mazzettone” pagato dall’imprenditore di Ferrara
di Arcangelo Badolati — 17 Febbraio 2021
Soldi, tanti soldi. La cosca guidata da Pasquale Forastefano macinava denaro in gran quantità gestendo aziende agricole, truffando le agenzie interinali per il lavoro e l’Inps, monopolizzando il trasporto dei prodotti ortofrutticoli della Sibaritide. I poliziotti della squadra mobile di Cosenza hanno trovato soldi in contanti – ben 53.000 euro – in casa di Domenico Massa, 44 anni, “consigliere” di Forastefano, nell’abitazione di Alessandro Forastefano – 13.000 – fratello del capo del gruppo criminale, mentre assegni di significativo ammontare sono stati reperiti nell’appartamento di Luca Talarico, l’imprenditore “testa di legno” della cosca impegnato nella gestione di enormi appezzamenti di terreno nella Piana di Sibari. Denaro e titoli di credito sono stati sequestrati per ordine del procuratore Nicola Gratteri, dell’aggiunto Vincenzo Capomolla e del Pm antimafia Alessandro Riello.
I familiari dell’assassinato
Tra le persone sottoposte a vessazioni figurano stretti congiunti di Francesco Elia, trucidato la scorsa estate in un’azienda agricola di Sibari da un commando di killer. L’uomo gestiva, come i congiunti, una impresa di settore e pare non avesse chinato la testa alle richieste fatte da personaggi della ‘ndrangheta locale. Sull’omicidio indaga la Dda di Catanzaro e il riserbo investigativo appare impenetrabile.
Le vittime delle estorsioni
I vessati dal clan Forastefano hanno scelto di parlare con gli investigatori del questore Giovanna Petrocca, raccontando le loro disavventure. Trai testimoni vi è pure un consulente della importante azienda di Ferrara “Cico-Mazzoni” che aveva in gestione una enorme piantagione di pesche nel Cassanese. L’azienda emiliana avrebbe pagato agli ‘ndranghetisti “mazzette” per 35.000 euro ed il testimone ha confermato di avere versato 10.000 euro all’anno al boss Pasquale Forastefano, dandogli personalmente il denaro, per ordine del titolare della impresa ferrarese, Mario Mazzoni. Non solo: Forastefano avrebbe preteso e ottenuto anche l’assunzione di operai e naturalmente l’affidamento del trasporto delle merci ad una azienda riconducibili al clan.
Le truffe all’Inps e l’uomo scomparso per lupara bianca
Tra i 173 finti braccianti percettori delle indennità previste nel comparto agricolo, figura Vito Rosolino Sposato, scomparso per lupara bianca nell’estate di due anni fa a Corigliano Rossano. L’uomo, secondo la Dda di Catanzaro, sarebbe stato assassinato nell’ambito di una riassetto delle gerarchie mafiose nell’area ionica della provincia di Cosenza. Il corpo di Sposato non è mai stato trovato.
Il commercialista
Vincenzo Pesce, commercialista di Cassano, è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e si trova agli arresti domiciliari. Il professionista avrebbe messo a disposizione dell’associazione la propria professionalità per la conservazione e il rafforzamento della cosca, assumendo un ruolo centrale nella perpetrazione delle truffe nel settore agricolo, nello specifico adoperandosi nel ruolo di facilitatore e mediatore tra l’INPS e le organizzazioni sindacali di categoria per la risoluzione della questione relativa all’erogazione della disoccupazione agricola.