Giuseppe Cirillo 04 Gennaio 2024
Ungheria, Francia, Gran Bretagna, Cipro e Danimarca: tutte le tappe che hanno trasformato le ‘ndrine in multinazionale
Dopo l’operazione del 2019, nota come “Rinascita Scott”, che ha portato all’arresto di 334 persone, e l’operazione più recente, “Rinascita Scott 3 – Assocampari”, che ha svelato l’esistenza di numerose società ‘cartiere’ dedite al riciclaggio di denaro, il ruolo criminale della ‘Ndrangheta a livello globale è diventato molto più evidente. Difatti, è stato dimostrato come la ‘Ndrangheta, molto più articolata e presente a livello internazionale, nel tempo è riuscita a trasformarsi e ad evolversi oltrepassando i confini dell’organizzazione criminale calabrese che si finanziava attraverso i rapimenti di persona. Negli anni, infatti, mentre buona parte dei riflettori puntavano su Cosa nostra, la ‘Ndrangheta è riuscita a trasformarsi in una vera è propria holding del crimine, in grado di fatturare cifre che, secondo recenti stime, potrebbero superare i 60 miliardi di euro. Fiumi di denaro che la criminalità organizzata calabrese avrebbe capitalizzato anche grazie al narcotraffico e ai suoi contatti con i principali cartelli della droga sudamericani. Infatti, l’operazione “Rinascita Scott 3 – Assocampari” ha portato alla luce una realtà sorprendente. Grazie alle indagini svolte dai carabinieri del Ros e dal Comando provinciale dell’Arma di Vibo Valentia, è emerso che la locale di ‘Ndrangheta, rappresentata dalla cosca Bonavota di Sant’Onofrio, in provincia di Vibo Valentia, ha riciclato milioni di euro attraverso numerose società presenti in diversi Stati europei, soprattutto a Budapest, in Ungheria. Nicola Gratteri, in qualità di procuratore Capo di Catanzaro, durante le settimane che hanno preceduto il suo insediamento alla procura di Napoli e a margine della conferenza stampa, ha spiegato: “Partendo da un paese nel Vibonese, la ‘Ndrangheta è riuscita ad avere un respiro internazionale. Agganciando professionisti che si trovano all’estero, è riuscita ad interfacciarsi con più banche di vari paesi per far fare ai soldi tanti giri e, a pulirli, prima di farli ritornare in Italia attraverso investimenti soprattutto nel settore immobiliare”.
Investimenti immobiliari e yacht di lusso
Tra i professionisti citati dal procuratore Gratteri, spicca anche la dott.ssa Edina Szilágyi, avvocato di punta di uno tra i migliori studi legali di Budapest. Del ruolo cruciale negli affari della ‘Ndrangheta che avrebbe svolto Szilágyi, ne hanno parlato i quotidiani di mezza Europa: dall’Italia, con il quotidiano “La Repubblica”, fino all’Ungheria, con il quotidiano online “Pesti Srácok”. Grazie alle intercettazioni e alle dichiarazioni fornite da diversi collaboratori di giustizia, è emerso che la cosca Bonavota di Sant’Onofrio, proprio grazie a professionisti del settore, è riuscita a costituire diverse società, in diversi Paesi come Ungheria, Francia, Gran Bretagna, ma anche Cipro e Danimarca, per riciclare denaro, anche attraverso investimenti immobiliari, oppure mediante l’acquisto di uno yacht di lusso. Buona parte di queste società sono state create in Ungheria, e sembra che lo studio legale dell’avvocato Szilágyi abbia svolto un ruolo fondamentale, trasformando Budapest non solo in una lavanderia per il denaro sporco, ma anche in un cimitero aziendale. Negli ultimi anni – ha fatto sapere il giornale ungherese “Pesti Srácok” – ben 168 società sono state registrate presso l’indirizzo dello studio legale della dott.ssa Szilágyi, intestataria per il 50% di una delle suddette società e, ora – come ha reso noto Repubblica – anche destinataria di un mandato d’arresto europeo. La rete criminale avrebbe pubblicato numerosi annunci tramite diverse società straniere. L’obiettivo è stato quello di infiltrarsi nelle aziende in grave crisi finanziaria, promettendo di risanare la loro situazione economica attraverso canali di investimento esteri progettati per ridurre i loro debiti. Infatti, quasi tutte le società identificate erano accomunate da ingenti debiti accumulati nel corso del tempo. Il risultato finale è stato il movimento di enormi somme di denaro attraverso i conti di numerose aziende estere, generando un volume di transazioni così elevato da renderne difficile il tracciamento.
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