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‘Ndrangheta, l’anno nero delle cosche vibonesi: boss condannati, arresti e nuovi pentiti

Dalla sentenza “Rinascita-Scott” a “Petrolmafie”, in attesa del nuovo maxiprocesso “Maestrale”. E poi le collaborazioni di Megna e Barbieri e la condanna del super boss Luigi Mancuso

Pubblicato il: 31/12/2023 – 15:18

di Giorgio Curcio

VIBO VALENTIA Una mappa criminale ridisegnata, a tratti ridefinita. A fissare i primi paletti era stata la Distrettuale antimafia con la più imponente operazione contro la ‘ndrangheta, a piantarli definitivamente una sentenza – sebbene ancora di primo grado – emessa dopo una camera di consiglio di quasi un mese. L’anno appena trascorso ha segnato duramente il clan della ‘ndrangheta vibonese che si appresta ad affrontare un nuovo maxi processo e a fare i conti con le dichiarazioni dei nuovi collaboratori di giustizia.

Rinascita-Scott

Una ideale copertina del 2023 sulla lotta alla criminalità organizzata calabrese sarebbe tutta per Rinascita-Scott, l’imponente operazione messa a segno ormai 4 anni fa, e una sentenza che, se da una parte ha confermato il castello accusatorio con 207 condanne, dall’altra ha sconfessato le tesi dei pm su alcuni dei “colletti bianchi”, con pene riviste molto al ribasso rispetto alle richieste o addirittura assolti. In carcere con condanne pesantissime sono finiti, di fatto, tutti i boss e i gregari della ‘ndrangheta della provincia vibonese.

Uno scenario impensabile solo fino a quale anno fa, reso possibile da una inchiesta serrata e un iter giudiziario durato anni. Altrettanto importante l’assoluzione dell’ex sindaco di Pizzo, Gianluca Callipo, per il quale l’accusa aveva chiesto 18 anni di carcere, o la condanna a un anno e 6 mesi per l’ex consigliere regionale Pietro Giamborino, per il quale era stata invocata una condanna a 20 anni. Punti, per ora, fissati e dai quali si ripartirà dall’appello.

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Olimpo-Maestrale-Imperium

Ma il 2023 è stato per le ‘ndrine vibonesi un anno terribile. Tra gennaio e luglio, infatti, sono state addirittura tre le operazioni coordinate dalla Dda di Catanzaro: Olimpo, Maestrale e Imperium. La prima, scattata il 26 gennaio ha portato a 56 arresti, con un totale di 78 indagati. La seconda, invece, è stata eseguita il 10 maggio di quest’anno, con l’esecuzione di 61 provvedimenti di fermo emessi dalla Dda e un totale di 167 indagati presunti affiliati alle cosche Accorinti, Anello, Soriano e Galati. Infine, a luglio, l’ultimo blitz con il fermo di 4 persone e 48 indagati. L’inchiesta ha riguardato, in particolare, “l’impero” criminale della famiglia Mancuso. Operazioni riunite tra loro e che stanno per dar vita a un nuovo maxiprocesso nei confronti di oltre 280 imputati.

Due nuovi pentiti

A far tremare i clan di ‘ndrangheta del vibonese è stato, in questo 2023, anche un “terremoto” interno, con il pentimento di due elementi di rilievoIl primo è stato il 38enne Pasquale Megna, figlio di Assunto, cognato di Pantaleone Mancuso “Scarpuni”. La sua decisione di collaborare con la giustizia è stata resa nota nell’aprile di quest’anno nel corso di un’udienza di Rinascita-Scott. Megna, inoltre, è accusato dell’omicidio di Giuseppe Muzzopappa, freddato a colpi di pistola il 26 novembre dello scorso anno nei pressi del lungomare di Nicotera. Il secondo è stato Onofrio Barbieri, alias “38”, 43 anni, considerato partecipe attivo della locale di Sant’Onofrio ma non un capo a tutti gli effetti, semmai un uomo con compiti esecutivi, uno che, sostiene la Dda di Catanzaro, «partecipava alle riunioni ed eseguiva le direttive dei vertici della società in particolare di Domenico Bonavota, fratello del capo Società Pasquale». Il luogotenente di Mimmo Bonavota ha parlato ai pm del sostegno di Vincenzino Fruci per l’omicidio di “Lele” Palermo, indicando Pasquale Bonavota quale mandante dell’omicidio di Alfredo Cracolici. Pasquale Megna, invece, ha svelato ai pm della Distrettuale antimafia di Catanzaro diversi aspetti legati agli affari dei Mancuso, ma anche di Marcello Pesce, primula rossa dell’omonimo clan di Rosarno, e di Pasquale Gallone.

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Petrolmafie

Un altro duro colpo è stato inferto ai clan vibonesi con il processo “Petrolmafie”: 35 condanne e 23 assoluzioni emesse lo scorso 1° dicembre. A reggere sono soprattutto le accuse nei confronti del boss indiscusso della ‘ndrangheta vibonese, Luigi Mancuso, già coinvolto in “Rinascita-Scott”. Trent’anni inflitti allo “Zio Luigi” così come per l’imprenditore, Giuseppe D’Amico. Sentenza controversa perché, come accaduto in Rinascita-Scott, il castello accusatorio ha retto in parte: assolti nonostante i 16 anni richiesti dai pm i due presunti broker Francesco Porretta e Irina Paduret mentre per Salvatore Solano, ex presidente della Provincia di Vibo Valentia e sindaco di Stefanaconi, i giudici hanno escluso l’associazione mafiosa, condannandolo (con pensa sospesa) a un anno. Quella contro la ‘ndrangheta calabrese è una guerra ancora molto lunga, con il lavoro degli inquirenti a cui si affianca quello quotidiano della società civile e di una “rivoluzione culturale” ancora in divenire. E il 2024 sarà un anno altrettanto fondamentale per abbattere, mattone dopo mattone, il muro costruito dalla criminalità organizzata calabrese. (g.curcio@corrierecal.it)

fonte:https://www.corrieredellacalabria.it/2023/12/31/ndrangheta-lanno-nero-delle-cosche-vibonesi-boss-condannati-arresti-e-nuovi-pentiti/