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Ndrangheta in Piemonte

Ndrangheta in Piemonte

In provincia di Torino / VENARIA. ‘Ndrangheta: altre 6 condanne per le infiltrazioni negli appalti

VENARIA. ‘Ndrangheta: altre 6 condanne per le infiltrazioni negli appalti

 

Non arriva solo dalla provincia di Reggio Calabria la ‘ndrangheta che ha allungato i suoi tentacoli nel torinese. 

Il processo San Michele ha svelato “un’altra ‘ndrangheta” che fa riferimento al crotonese: un’organizzazione forse meno articolata nelle cariche e nei riti, però, ugualmente efficace. La vicenda giudiziaria, sulle infiltrazioni dell’associazione mafiosa negli appalti pubblici del Nord Ovest, si è conclusa la scorsa settimana  in Tribunale a Torino con sei condanne e tre assoluzioni. La pena più alta, di 9 anni e 6 mesi, è quella di Vincenzo Donato, residente a Venaria arrestato nel 2014 e, per gli inquirenti, affiliato all’ ‘ndrina di San Mauro Marchesato distaccata nel torinese.

“Siamo soddisfatti. L’impianto accusatorio ha retto”, ha commentato il procuratore Roberto Sparagna che, insieme ai pm Antonio Smeriglio e Giuseppe Riccaboni, ha sostenuto la pubblica l’accusa. “Con San Michele si è ampliato il quadro relativo alla presenza dell’’ndrangheta nel Nord Ovest. Per questo bisogna tenere presente le differenze con il processo Minotauro (che ha permesso di scoprire la presenza di una decina di “locali” legate tra loro e dipendenti dalla “casa madre” del Reggino – ndr). Qui – continua Sparagna – non si parla di “locali” ma di “’ndrine”, così come non si parla dell’’ndrangheta di Reggio Calabria ma di quella di Crotone”.

Le indagini dei carabinieri del Ros avevano portato alla luce anche l’interesse delle cosche, mai concretizzato, verso la Tav in Val Susa.

“Da questo processo è emerso chiaramente il radicamento della malavita organizzata in Piemonte, i suoi appetiti per le grandi opere – sono intervenuti i consiglieri regionali del M5S Giorgio Bertola e Francesca Frediani -. Tra i condannati per associazione esterna anche Giovanni Toro già impegnato in lavori di asfaltatura nel cantiere di Chiomonte”.

Assolto invece Ferdinando Lazzaro, imprenditore della Valle di Susa che in passato aveva svolto lavori per la Tav e che in questo processo rispondeva solo di reati ambientali relativi alla gestione di una cava in bassa Valle. Soddisfatto della sentenza Mauro Esposito, imprenditore che aveva denunciato di avere subito pressioni dall’ ‘ndrangheta e a cui è stata riconosciuta una provvisionale immediatamente esecutiva di 100mila euro. 

“Ora confido sul prosieguo per i prossimi gradi di giudizio – ha spiegato – Spero che ora tutte le istituzioni che mi hanno creato dei problemi, innanzitutto Inarcassa, mi vengano incontro alla luce della sentenza: le mie denunce erano fondate”.

Intanto il pm Sparagna attende di capire perché la Corte ha deciso di assolvere dall’accusa di estorsione ai danni dell’agenzia di eventi Set Up Luigino Greco“per non aver commesso il fatto”. Per lo stesso reato Adolfo Crea, ritenuto con il fratello Aldo Cosimo il capo della cellula crimine torinese, e Giacomo Lo Surdo avevano patteggiato.