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‘Ndrangheta, il manuale dell’hacker per “bucare” i conti dormienti. Così la Dda ha scoperto la “finanza” dei Papaniciari

Le confessioni di un trader tedesco sul “sistema” «partito nel 2018 per recuperare denaro bloccato da Erdogan». In un notebook sequestrato istruzioni per spostare i soldi su conti polacchi e annota…

Pubblicato il: 04/07/2023 – 13:14

di Pablo Petrasso

CATANZARO Gli affari del clan di Papanice con i “conti dormienti” iniziano tra il 2018 e il 2019. I poliziotti della Bka tedesca rintracciano il filo di quel business nelle dichiarazioni di un trader che finisce nei guai per i suoi traffici con il gruppo legato ai Megna. Il trait d’union tra il broker e la cosca è l’hacker Mark Ulrich Goke sul quale il tecnico tedesco ha diverse informazioni che condivide con gli investigatori. Spiega, tra le altre cose, che Goke «era entrato in contatto con una donna di nome “Rosa”, di etnia curda, in possesso dei codici di accesso a onerosissimi conti correnti bancari in Turchia, bloccati dal quel governo». “Rosa” avrebbe fornito i codici a Goke perché l’hacker, «sfruttando le sue capacità informatiche e bancarie, potesse recuperarne, in maniera fraudolenta, il contenuto».
L’indagato-testimone dice di «essere a conoscenza dei rapporti di Goke con gli “italiani”», rapporti «finalizzati anche all’esecuzione di operazioni illegali 
tramite alterazione dei Pos per la lettura di carte di credito». I poliziotti tedeschi accusano il trader «di essersi associato al clan ‘ndranghetista dei Papaniciari» e che «gli indagati sono sospettati di aver organizzato transazioni di grosse somme di denaro. Queste somme di denaro provengono da cosiddetti conti dormienti. Inoltre si è cercato di trasferire denaro proveniente dal traffico di droga. La provenienza di queste somme di denaro sembra sia stata occultata grazie alla collaborazione di impiegati bancari compiacenti». Altra contestazione, «gli indagati sono sospettati di aver manipolato i lettori delle carte di credito in modo da posporre per un determinato periodo la transazione dal momento dell’inserimento dei dati» (è il principio di funzionamento dei Pos offline, presupposto per eludere la tracciabilità, ndr).

I “conti dormienti” bloccati da Erdogan

Alla domanda «cosa ha da dichiarare in riferimento a queste accuse?», il contatto tedesco di Goke inizia a descrivere il sistema e fa nomi e cognomi. Prima i conti dormienti: un suo contatto gli avrebbe presentato una tale “Rosie” o “Rosa”, «una donna curda alla quale sono stati bloccati i conti dal presidente turco Erdogan, così come anche i conti dei suoi soci in affari e di altri curdi». Sarebbe stata lei a fornire i dati dei conti a Mark Goke in modo che li svuotasse per restituire «il contante ai legittimi proprietari». L’uomo dice di conoscere la parola ‘Ndrangheta ma non il clan del Papaniciari. Riguardo all’hacker, non sa dire se abbia rapporti con la criminalità organizzata. È quasi certo che quando l’ha conosciuto lui si trovasse in Calabria. Di persona lo ha visto soltanto una volta, «a Colonia, alla stazione ferroviaria, dove abbiamo bevuto un caffè senza aver parlato di nulla di concreto».
Dichiarazioni interlocutorie, che danno 
un’origine quasi “politica” al business dei conti dormienti. «Più interessanti», scrive il gip Antonio Battaglia, «gli esiti delle attività di perquisizione e sequestro operate dalla polizia tedesca nei confronti di Goke». In un notebook e in un telefono cellulare di proprietà dell’hacker, gli investigatori avrebbero trovato riscontri al contenuto delle intercettazioni.

Il “manuale del perfetto hacker” nel notebook di Goke

Nel notebook “Sony” spunta «un file nel quale veniva descritta in maniera dettagliata l’esecuzione di una transazione tramite terminali Pos alterati». È un documento nel quale «di parla espressamente del coinvolgimento di intere strutture bancarie nell’esecuzione delle operazioni e il profitto che ne trae l’istituto bancario (5%) e la documentazione bancaria che i trader s’impegnano a fornire alle banche per giustificare le transazioni ed eludere ogni sospetto circa attività di riciclaggio di denaro».

Nel manuale del perfetto hacker, «viene poi specificato che il denaro oggetto delle transazioni non deve rimanere in Italia e non deve giacere sui conti correnti per più di 72 ore. Dopo tale lasso temporale il conto su cui si appoggia la transazione verrà “azzerato”; questa operazione verrà effettuata manualmente da uno dei trader del gruppo, che provvederà a far trasferire il denaro sui conti correnti polacchi della Bank Pekao», il secondo gruppo bancario polacco, estraneo all’indagine della Dda di Catanzaro coordinata dai pm Domenico Guarascio e Paolo Sirleo.

«Non vogliamo problemi con le altre famiglie»

Nel documento sequestrato c’è anche un passaggio che il gip definisce «altamente inquietante ma sintomatico del contesto di criminalità organizzata in cui si stava operando». Il testo si preoccupa di sottolineare che «non ci devono essere più problemi con altre famiglie». Indicazione che «lasciava presagire il raggiungimento di accordi criminali tra diversi gruppi» al lavoro sulla finanza occulta. L’ipotesi è chiara: più clan impegnati in operazione di trading illegali, nel rastrellamento di conti dormienti e su piattaforme capaci di muovere centinaia di milioni di euro. Un mondo sommerso del quale l’inchiesta “Glicine Acheronte” è riuscita a trovare la chiave d’ingresso nel notebook di un hacker tedesco. (2. continua)

fonte:https://www.corrieredellacalabria.it/2023/07/04/ndrangheta-il-manuale-dellhacker-per-bucare-i-conti-dormienti-cosi-la-dda-ha-scoperto-la-finanza-dei-papaniciari/