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‘Ndrangheta Finanziaria. La holding criminale che regge l’economia mondiale

‘Ndrangheta Finanziaria. La holding criminale che regge l’economia mondiale

Luca Grossi 24 Maggio 2021

Speciale Tg1 ‘Se dicessimo la verità’, Gratteri: “Presenti sempre di più all’interno nella ‘Ndrangheta professionisti per il riciclaggio di denaro”

Come ha fatto la ‘Ndrangheta a diventare l’organizzazione criminale più potente del mondo?
Da dove derivano i suoi capitali? E come gestisce questo enorme flusso di denaro nell’era dei mercati internazionali e della finanza digitale?
Sono solo alcune delle domande su cui si è focalizzata la trasmissione andata in onda ieri sullo Speciale del Tg1,
“Se dicessimo la verità”. Il programma realizzato da Giulia Minoli ed Emanuele Giordano e prodotto da JMovie con Rai Cinema e andato onda nella giornata nazionale della Legalità è stato condotto da cinque giovani attori e formatori (Anna Mallamaci, Valentina Minzoni, Daria D’Aloia, Tania Garribba e Domenico Macrì) ed ha avuto la partecipazione anche di Nicola Gratteri, il procuratore capo di Catanzaro, Miles Johnson, corrispondente presso il Financial Times e del giornalista Manuel Delia, amico e collaboratore di Daphne Caruana Galizia, la giornalista uccisa a Malta il 16 ottobre 2017.
Gli elementi raccolti durante il servizio hanno messo a nudo la struttura e le metodologie della ‘Ndrangheta, incentrandosi soprattutto sull’organizzazione che si nasconde dietro la macchina del riciclaggio di denaro sporco.

L’imprenditorialità della ‘Ndrangheta
I primi grossi arricchimenti della ‘Ndrangheta, come ha detto durante la trasmissione il procuratore capo di Catanzaro
Nicola Gratteri, sono “arrivati dai sequestri di persona” infatti “il 90% dei sequestri avvenuti in Italia dal 72 al 73 e dal’88 all’89 sono stati quasi tutti gestiti dalla ‘Ndrangheta e ognuno di questi sequestri ha fruttato grandi quantità di denaro che hanno consentito ad ogni capo locale di comprare ruspe e camion e quindi entrare nel mondo dell’edilizia pubblica e privata”. Da qui è cominciata la scalata economica dell’organizzazione criminale Calabrese, la quale, avendo già sviluppato una metodologia imprenditoriale, ha investito tutti i proventi (illeciti e non) dell’edilizia nel traffico di droga, arrivando a controllarne il mercato globale.
“Negli anni 70′ – ha aggiunto Gratteri – chi usava iroina era di sinistra e chi usava cocaina era di destra. Quando si è arrivati all’omologazione, cioè quando l’80% dei tossicodipendenti usavano e usano cocaina, la ‘Ndrangheta era pronta” ossia “hanno incominciato a mandare in Sud America dei broker” per gestire direttamente la compravendita della cocaina.
Molte volte il procuratore di Catanzaro si è soffermato su questo punto, sottolineando come la ‘Ndrangheta sia riuscita tramite i suoi ‘agenti di mercato’ a piazzarsi come principale grossista e gestore
del mercato della cocaina in  tutto l’Occidente.
“Agli inizi degli anni ’90 – ha detto il magistrato – (cioè quando la politica stragista di Cosa Nostra è impegnata solo ed esclusivamente nella guerra contro lo Stato) i mercati richiedevano cocaina, e la ‘Ndrangheta è riuscita in questo modo ad avere gioco facile. Stimo parlando di ordinativi da 10mila chili per volta. Ragionavano perfettamente come i grossisti, io compro 10mila chili di cocaina, non perché l’Europeo aveva bisogno di 10mila chili tutti in una volta, ma perché se io saturo il mercato poi impongo il prezzo”.
Durante l’intervista Gratteri ha fatto presente come,
“all’interno delle famiglie di ‘Ndrangheta noi troviamo sempre più incensurati, sempre più professionisti” pronti e “preposti a riciclare denaro ed a organizzare il business, ad essere facilitatori di rapporti con chi ha il potere di decidere, con chi ha il potere di amministrare”.
Oltre che il sistema economico la holding criminale calabrese  ha intaccato anche le amministrazioni pubbliche immettendo al suo interno anche
 “i suoi candidati, nel sistema elettivo e rappresentativo”.
Il magistrato ha poi descritto il sistema di riciclaggio usato più di frequente dalla ‘Ndrangheta,
“immaginiamo delle stanze interne piene di euro, l’obbiettivo dello ‘Ndranghetista è quello di portarli alla luce del sole, per poterli utilizzare. Nel momento in cui l’imprenditoria non può più chiedere soldi alle banche interviene l’usuraio ‘Ndranghetista il cui obbiettivo non è quello di arricchirsi con l’usura ma di rilevare attraverso un prestanome, ad esempio quel ristorante o quell’albergo.
Ed il fine ultimo di quell’albergo o di quel ristorante non sarà quello di guadagnare in modo pulito, ma fare false fatturazioni in modo da aumentare le vendite e poter giustificare i soldi che sono dentro la stanza della casa”.
Sul livello espansionistico della ‘Ndrangheta, Gratteri ha dato delle informazioni preoccupanti, dicendo, metaforicamente parlando, che
 “in alcune aree controlla anche il respiro” e che “è molto presente da Roma in su, in tutti i paesi d’Europa, America del Sud, America Centrale, America del Nord. Ora incominciano a vedere la ‘Ndrangheta anche in Asia. Dagli anni ’60 è presente in Australia” ma solo ora “si comincia a narrare, solo ora vedo l’interesse a studiarla, a capirla, a far comprendere alla gente dove vivono e cosa hanno attorno”.

Il tortuoso flusso del riciclaggio di denaro
Il giornalista del Financial Times, Miles Johnson, ha pubblicato un’inchiesta in cui ha ricostruito i passaggi di alcuni prodotti azionari messi sul mercato tra il 2015 e il 2019, facenti parte di un più grande portafoglio di titoli, immessi poi nel mercato finanziario internazionale. Il tutto garantito da una famosa società di consulenza.
Ma da dove provenivano questi titoli azionari?
“Noi al momento conosciamo solo la quantità di denaro – ha riferito Miles – perché le aziende erano sotto indagini antimafia di grossa portata”, infatti molte delle società coinvolte “si sono rivelate essere società di copertura del crimine organizzato”.
“I titoli azionari – ha aggiunto – si riferivano al settore sanitario in Calabria e funzionano un po’ come una salsiccia. Cioè sono composti da tanti piccoli pezzi. Per cui l’80 della carne può essere buona e il 20% della salsiccia è cattiva. Ma la carne è tutta mescolata assieme e sfreccia, tramite il mercato, in tutto il mondo e può finire in mano ad un intermediario che poi la vende ad una società finanziaria, la quale a sua volta la impacchetta e la vende a una società d’investimenti che l’acquista per i propri fondi d’investimento per i propri clienti” – e poi ha aggiunto – “quindi questo piccolo pezzo di carne avariata all’interno della salsiccia può girare in tutto il mondo e improvvisamente finire in un fondo pensionistico della Corea del Sud o in un portafoglio d’investimenti a Londra. Certo, non significa che tutti quelli che usano questo meccanismo stiano riciclando denaro ma di sicuro questo modo di operare apre nuove possibilità che prima non c’erano”.
La spiegazione tecnica del giornalista si è incentrata anche sulla procedura che viene messa in atto per ‘lavare’ i capitali illeciti attraverso l’uso di alcuni strumenti finanziari.
Per prima cosa,
“io procuro un’attività, ad esempio di ristorazione, ad un amministratore”, entrando quindi in debito, “mettiamo che sia di 100 euro”. “L’amministratore ci mette del tempo per pagarmi quindi va da una società finanziaria e dice: ‘vi vendo questo debito per 80 euro’. Quindi la società finanziaria paga 80 euro e ne riceve 100 in tre anni. La società di ristorazione perde 20 euro ma viene pagata subito. Quindi non deve aspettare. Ci sono migliaia di aziende in tutta Europa e in tutto il modo che usano questo tipo di finanziamento e che acquistano a prezzo scontato questa specie di “fattura ancora da pagare”.
E poi ancora:
“C’è stato il caso di una famiglia mafiosa in Calabria che riciclava denaro attraverso l’sola di Malta e quando (il denaro n.d.r) arrivò a Malta l’azienda era sparita non c’era più. Quando il denaro riesce ad essere trasferito fuori dall’Italia diventa molto difficile rintracciarlo. L’Italia ha degli investigatori incredibili, delle leggi antimafia molto forti. Ed ha il concetto dell’associazione mafiosa cosa che nel mio Paese, nel Regno Unito, non esiste. Non si può perseguire qualcuno per associazione mafiosa”.
Parlando sempre del Regno Unito, il giornalista ha detto che
“Londra è inondata di denaro sporco, proveniente da tutto il mondo. Ogni tipo immaginabile di denaro sporco trova il modo di entrare a Londra” e che “tra tutti i gruppi criminali presenti in Inghilterra la ‘Ndrangheta ha avuto più successo delle altre mafie a creare anche dei collegamenti con le altre realtà criminali presenti ad esempio in Australia, Canada e Germania”.

L’omicidio di Daphne. Manuel Dalia: “Uccisa perché stava portando allo scoperto la corruzione nel Paese”
Il 16 ottobre del 2017 a Malta la bomba piazzata nella macchina di
Daphne Caruana Galizia, giornalista e blogger maltese, esplode con lei dentro.
Durante le sue inchieste, concentrate soprattutto sulla corruzione presente ai livelli più alti del governo maltese, ha subito minacce, abusi e atti vandalici.
Il blogger
Manuel Delia ha deciso di portare avanti l’impegno di Daphne, “dopo la sua uccisione, per tanto tempo c’è stato un massiccio rifiuto della causa che l’ha provocata.
La gente non riusciva ad accettare che era stata uccisa per via del suo mestiere da giornalista. Perché questo avrebbe significato di dover accettare il fatto che Malta abbia scelto e sostenuto una classe politica corrotta.
E quando si scelgono i politici corrotti e si rieleggono politici corrotti, nonostante i giornalisti pubblichino le prove a conferma di tutto ciò, è l’elettorato ad essere corrotto.
Quello che ha fatto Daphne è stato suscitare una crisi di coscienza in tutto il Paese. Credo che nel tempo, la gente lo abbia capito sempre di più”.
Infatti, Daphne, nel 2017 spulciando i Panama Papers dei grandi evasori fiscali di tutto il mondo, si era imbattuta in alcuni bonifici milionari transitati per la Pilatus Bank (banca maltese situata a Ta ‘Xbiex) verso una società di Dubai che risultava intestata a Michelle Muscat, la moglie del premier maltese Joseph, in quel momento presidente di turno Ue. Lo scandalo che venne fuori era così grande che Muscat fu costretto a dimettersi da capo di governo, indicendo nuove elezioni (poi rivinte).
La stessa Pilatus Bank fece causa a Daphne per diffamazione.
Per il giornalista Manuel,
“Malta ha dato un’impronta globale ed è diventata il punto d’appoggio per il crimine organizzato e per il riciclaggio di denaro. La banca aveva 180 clienti, la maggior parte dei quali la usava per riciclare il proprio denaro”.
“Questa attività – ha detto Manuel – è stata portata avanti nonostante il fatto che Daphne avesse cominciato a scoprirne gli altarini”.
E poi ancora,
“io ho deciso di diventare giornalista qualche minuto dopo le 15.00 del 16 ottobre 2017.  Quando Daphne Caruana Galizia era ancora in vita io non facevo il giornalista a tempo pieno. Come molti altri, anche io ero felice di poterla assistere, leggere quello che lei aveva da dire e lasciarla fare il suo lavoro da sola.
Ed è proprio il suo isolamento che ha permesso a quelli che volevano toglierla di mezzo, di ucciderla.
Non è stato un omicidio ordinario. E’ stata sicuramente uccisa per via del suo mestiere di giornalista, della corruzione che stava scoprendo e portando alla luce.
Quindi io mi sono sentito in dovere di cercare di impegnarmi per colmare quel vuoto. Ho cominciato dunque a scrivere nel tentativo di capire cosa stesse succedendo”.
Durante l’ultima parte della sua intervista, il blogger maltese ha detto che
“il crimine organizzato, come qualunque altra attività commerciale ha bisogno di banche.
E si trasferisce laddove le banche non sono ben regolate. C’è una conversazione telefonica registrata tra un boss di Cosa Nostra in Sicilia e un boss della ‘Ndrangheta.
Dicono: “Cosa ci facciamo con tutti quei soldi?”
E uno dice all’altro: “Sai, conosco un posto. Dobbiamo andare a Malta. E’ lì che ci aspetta con le porte spalancate”.
La maggior parte delle famiglie mafiose usano le licenze maltesi per riciclare il denaro del crimine organizzato. Spero che la presa di coscienza delle persone riguardo a queste cose possa cambiare nel tempo”.

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Fonte:https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/309-topnews/83981-ndrangheta-finanziaria-la-holding-criminale-che-regge-l-economia-mondiale.html