Sarebbero riconducibili al collaboratore di giustizia Gennaro Pulice ‘Ndrangheta: beni per 4 milioni sequestrati in Lombardia, Piemonte e Abruzzo Sono state sottoposte a sequestro la totalità delle quote e l’intero patrimonio aziendale di 5 società e di un’impresa individuale operanti prevalentemente nel settore delle costruzioni, 20 beni immobili, alcuni veicoli e diversi rapporti bancari CondividiTweet ‘Ndrangheta: la Dia sequestra a imprenditore beni per 142 milioni di euro ‘ndrangheta, blitz contro clan Piromalli: 33 fermi ‘ndrangheta, sgominato il clan Trapasso, in manette anche un vicesindaco ‘ndrangheta. 18 arresti nel cosentino, la cosca ‘assegnava’ alloggi popolari ‘Ndrangheta, 10 fermi in tutta Italia: tra gli indagati funzionari pubblici e imprenditori 04 aprile 2017Beni per un valore complessivo di circa 4 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Polizia di Stato a Catanzaro e Lamezia Terme, oltre che in Lombardia, Piemonte ed in Abruzzo, in esecuzione di un provvedimento emesso dal Gip distrettuale del capoluogo calabrese. Si tratta dei beni riconducibili al collaboratore di giustizia Gennaro Pulice, alla moglie e ad alcuni imprenditori operanti nel campo delle costruzioni, considerati suoi prestanome. Nel corso dell’operazione, svolta dagli uomini della squadra mobile coadiuvati da personale dell’ufficio Misure di Prevenzione della Questura di Catanzaro, sono state sottoposte a sequestro la totalità delle quote e l’intero patrimonio aziendale di 5 società e di un’impresa individuale operanti prevalentemente nel settore delle costruzioni, 20 beni immobili, alcuni veicoli e diversi rapporti bancari. Le attività investigative, coordinate dalla locale Procura Distrettuale Antimafia, sono state svolte dal personale del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato – Unità Indagini Patrimoniali e dalla Squadra Mobile di Catanzaro, con in supporto del commissariato di Lamezia Terme. Gennaro Pulice, considerato esponente di vertice delle cosche confederate “Iannazzo e Cannizzaro-Daponte”, autore di diversi omicidi, il primo dei quali commessi quando era ancora minorenne, è considerato dagli inquirenti un collaboratore di eccezionale importanza perchè, oltre ad aver riferito in ordine alla sua partecipazione a crimini efferati, è emerso come uomo d’affari ed imprenditore di successo, dedito, dopo una vertiginosa scalata da ruoli di pura manovalanza a posizioni di rilevante prestigio criminale e dopo il conseguimento di due lauree in giurisprudenza e scienze giuridiche, ad investimenti di elevato profilo ed operazioni finanziarie spregiudicate. Le indagini hanno permesso di accertare che Pulice, nel periodo antecedente il suo arresto, avvenuto nel maggio 2015 nell’ambito dell’operazione “Andromeda” realizzata dalla stessa Polizia di Stato, aveva posto in essere, con il concorso di imprenditori compiacenti , una serie di interposizioni fittizie in relazione alla titolarità delle proprie attività economiche con lo scopo di evitare eventuali misure di sequestro del sua patrimonio come conseguenza della possibile applicazione di misure di prevenzione nei suoi confronti. Una minuziosa ricostruzione della genesi e degli sviluppi delle ramificazioni affaristiche ed imprenditoriali di Pulice sul territorio nazionale, avrebbe evidenziato la capacità dell’uomo di interagire con imprenditori in difficoltà economica. Grazie all’immissione di capitali nelle aziende in questione, i titolari in cui investiva diventavano suoi “prestanomi”. Tra le società sequestrate figura la “Costruzioni Generali s.r.l.”, affidataria, in sub-appalto, di lavori per la realizzazione del raddoppio della linea ferroviaria ligure Andora (SV)-San Lorenzo (IM), della quale è titolare l’imprenditore catanzarese Raffaele Dornio, 24 anni, figlio di Gaetano Dornio, anch’egli imprenditore e destinatario del provvedimento di sequestro, con cui Pulice risulta aver intrattenuto rapporti economici sin dal 2009/2010. Con riferimento alla “Costruzioni Generali s.r.l.”, sarebbe stato accertato, che, anche se formalmente intestata a Dornio, essa era di fatto riconducibile a Pulice, tanto che in alcune occasioni, quest’ultimo ne avrebbe rivendicato gli utili in relazione a lavori effettuati, a fronte di corrispondenti pagamenti per salari e stipendi ai dipendenti o come compensazione di tasse pagate per l’attività d’impresa. Nei confronti delle persone colpite dal provvedimento di sequestro, la Procura della Repubblica di Catanzaro, a seguito dei riscontri investigativi del Servizio Centrale Operativo e della Squadra Mobile di Catanzaro, ha contestato il delitto di trasferimento fraudolento di valori aggravato dalle modalità mafiose.