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Napoli, Melillo e Riello: «La camorra è ormai parte delle istituzioni». «No ai sacramenti per i malavitosi»

Napoli, Melillo e Riello: «La camorra è ormai parte delle istituzioni». «No ai sacramenti per i malavitosi»

Venerdì 25 Marzo 2022 di Valentino Di Giacomo

«Qui a Napoli quasi non esiste più il reato di voto di scambio politico mafioso perché ormai la camorra, in alcune realtà, è essa stessa parte delle istituzioni. Ed è così nelle imprese, nella complicità dei professionisti e dei cosiddetti colletti bianchi». Una vera e propria lectio magistralis, recitata a braccio questa mattina dal capo della Procura di Napoli, Giovanni Melillo, nella Pontificia università teologica di Napoli. L’occasione è stata data dal convegno fortemente voluto dall’arcivescovo di Napoli Mimmo Battaglia che ha chiamato a raccolta tutti i vertici istituzionali della città: dal sindaco Gaetano Manfredi al procuratore generale in Corte d’Appello Luigi Riello. E poi il prefetto Claudio Palomba, il questore Alessandro Giuliano, gli interventi del Capo della Squadra mobile Alfredo Fabbrocini, il comandante dei Ros Andrea Manti, il comandante del Gico Danilo Toma. Con la presenza di parroci da sempre in prima linea contro le mafie come il patron di Libera Don Luigi Ciotti e il presidente di Polis Don Tonino Palmese

Lungo e articolato l’intervento di Melillo che ha raccontato l’influenza dei due principali clan in città, il sistema dell’Alleanza di Secondigliano e i clan del centro storico afferenti ai Mazzarella. «Qui – ha detto Melillo – le mafie sono spesso garanzia di welfare per i cittadini, la camorra è talmente radicata che il gesto del comandante della polizia municipale di Arzano, Biagio Chiariello, appare rivoluzionario per il solo fatto che finalmente qualcuno nelle amministrazioni ha fatto il proprio dovere andando banalmente a verificare alcuni illeciti amministrativi. Il segno di questa pervasività della camorra è eloquente nella mole di Comuni commissariati, Marano in 30 anni è stato sciolto per ben 4 volte per infiltrazioni della criminalità organizzata». 

Il procuratore generale Riello ha chiesto «basta ai neutralismi, bisogna fare una scelta di campo. Non solo per la camorra». Di qui il riferimento al neutralismo di tanti per la guerra in Ucraina. «Non si può stare con due piedi in una scarpa, di quelli che dicono né con Putin né con la Nato. Questo neutralismo parte da lontano di quando negli anni ‘70 si diceva né con lo Stato né con le Brigate rosse. Che poi dire che non stavano con lo Stato voleva dire aver già fatto una scelta di campo: stavano con le Br come oggi stanno con Putin. E lo stesso avviene con la camorra dove si dà grande comprensione a chi commette i reati, meno a chi li combatte. E invece i reati vanno perseguiti». 

Il sindaco Manfredi ha invece richiamato la grande piaga che affligge Napoli, la dispersione scolastica record in Europa. «Non è possibile – ha detto il primo cittadino – non vedere una relazione tra gli indici di criminalità e la povertà educativa che si vive in città. Ma vincere questa sfida è possibile e insieme, come siamo oggi, possiamo farlo». 

«No ai sacramenti per i camorristi, quando sono accertati. È giusto non dare la comunione ai divorziati, ma sarebbe non proporzionato non dare la comunione ai divorziati e dare i sacramenti a chi ha ammazzato, a chi pensa di avere un crocifisso in una mano e la pistola nell’altra» ha proseguito. «Io ho parlato dei don Abbondio che ci sono – ha aggiunto Riello – nella chiesa di Marano un don Abbondio ha consentito che per 30 anni ci fossero i quadri donati da Lorenzo Nuvoletta, con la scritta, e lo sanno tutti a Marano che Nuvoletta non è un filosofo emergente. È come se nella chiesa di Corleone ci fosse stata la scritta sotto a un quadro ‘dono di Totò Riina. Però ci sono sacerdoti che hanno perso la vita, don Diana e don Puglisi, tanti eroi. Non vogliamo eroi, ma non possiamo prendere le vittime, i nostri eroi, come paraventi insanguinati. Noi magistrati non ci dobbiamo nascondere dietro Falcone e Borsellino per nascondere i disonesti, la Chiesa non si deve nascondere dietro don Diana per nascondere le proprie pagine negative». 

Nel corso della mattinata, alla tavola rotonda moderata dal direttore del Tgr Campania Antonello Perillo, sono attesi gli interventi del direttore del Mattino Federico Monga, di Repubblica Ottavio Ragone, del Corriere del Mezzogiorno Enzo D’Errico, del Roma Pasquale Clemente. La chiusura sarà affidata a Don Luigi Ciotti e all’arcivescovo Mimmo Battaglia per rispondere alle domande del titolo del convegno: “Perché la camorra non uccida Napoli, tu da che parte stai?” Tutti uniti, chiesa e istituzioni, hanno dato già una prima risposta. 


Fonte:https://www.ilmattino.it/napoli/cronaca/camorra_napoli_melillo_riello_sacramenti-6586665.html