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Napoli, incubo racket a Chiaia; fiamme alla trattoria: «Faida della movida»

Il Mattino

Napoli, incubo racket a Chiaia; fiamme alla trattoria: «Faida della movida»

Sabato 3 Settembre 2022 di Leandro Del Gaudio

Erano in due e non sono passati inosservati. Avevano il kit di ordinanza, quello del camorrista estorsore: caschi integrali (o copricapi con visiera), gambe e braccia coperte (per non svelare eventuali tatuaggi che li avrebbero inchiodati subito), si sono mossi con una buona dose di maestria: lenti ma decisi, padroni del campo, dal primo all’ultimo frame. Hanno cosparso la saracinesca di benzina, poi hanno appiccato le fiamme. Un incendio in una notte di estate, in pieno centro a Napoli. È accaduto lo scorso cinque agosto, in via Sant’Anna di Palazzo, in una Napoli invasa di turisti, cullata dal sogno di una turbo ripartenza dopo l’incubo della pandemia. In fiamme la saracinesca di una trattoria accorsata (che ha ovviamente ripreso a lavorare sin da subito), nel corso di una sequenza che ha una chiara matrice estorsiva. Fiamme del racket, raid di camorra, secondo l’ipotesi della Procura. Una vicenda su cui oggi indaga la Dda di Napoli, sotto il coordinamento della procuratrice reggente di Napoli, il magistrato Rosa Volpe. Un episodio intimidatorio che conferma uno scenario inquietante: l’avanzata del racket dalla periferia al centro, il pressing della camorra nel cuore delle attività economiche e imprenditoriali cittadine. Siamo in via Sant’Anna di Palazzo, a due passi dal Plebiscito, da via Chiaia, dalla zona delle grandi griffe e dei monumenti più rappresentativi. Siamo in una zona in cui la movida è letteralmente esplosa, in alcuni casi anche grazie a investimenti di soggetti e famiglie in passato legate a vicende di camorra. Ma restiamo alla storia del cinque agosto.

Incensurato e estraneo a fatti di natura penale, il titolare della pizzeria è stato ascoltato – ovviamente come parte offesa – dagli uomini della polizia giudiziaria. E si è detto meravigliato per l’attentato subìto, senza poter dare alcuna spiegazione del raid: «Non ho mai ricevuto minacce o intimidazioni, non nutro sospetti nei confronti di nessuno, non saprei spiegare il motivo di un simile gesto», ha spiegato di fronte alla riproduzione della sagoma dei due soggetti armati di liquido infiammabile. Un episodio che conferma l’esistenza di una sorta di nuova frontiera, anche alla luce di altri episodi quanto meno sinistri: sempre ad agosto, c’è stato un raid a colpi di pistola alla Torretta, altra zona bella e popolare, dalle enormi potenzialità sotto il punto di vista commerciale.

Ma chi c’è dietro simili episodi? Indagini in corso, camorra di periferia in agguato, chiaro il movente. Più del pizzo porta a porta, c’è un tentativo di entrare nella ragione sociale dei negozi di volta in volta presi di mira. Una sorta di guerra di posizione, che punta a garantire incassi apparentemente puliti. In che modo? Costringendo un imprenditore onesto a vendere quote societarie ai propri prestanome, in modo da garantire l’innesto di capitale sporco all’interno di aziende formalmente pulite. Un abbraccio velenoso, che rende difficile – a lungo andare – anche distinguere l’origine dei capitali che sostengono ogni giorno un’azienda. E torniamo in via Sant’Anna di Palazzo, restiamo alla notte del cinque agosto scorso. C’è una traccia da battere, quella che conduce a cartelli camorristici da tempo radicati alle porte di Napoli. C’è una sola organizzazione che sta bussando alle porte del commercio pulito dalla periferia al centro storico. Una sola strategia, dietro tanti episodi apparentemente scollegati gli uni agli altri, che oggi vengono riletti alla luce di un solo fascicolo di indagine: quello che punta a fare chiarezza sui due incendiari di agosto, che non hanno esitato ad agire nel pieno della movida cittadina, in una città zeppa di turisti, in una zona che delimita il nuovo eldorado della ristorazione a Napoli.

FONTE:https://www.ilmattino.it/napoli/cronaca/napoli_chiaia_incubo_racket_fiamme_trattoria_movida-6906430.html