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Napoli, incendio in via Canestrari: la pista della camorra

Forse un atto intimidatorio nei confronti di qualche pregiudicato vicino al clan Mazzarella (egemone nella zona) 

13 novembre 2016  –  

IL GAZZETTINO VESUVIANO  
domenica, 13 nov 2016 – 

Palazzina in fiamme a Napoli in vico Canestrari (zona porto): la notte scorsa intorno alle 3 alcune auto parcheggiate in un vicoletto che costeggia il porto del capoluogo partenopeo hanno preso rapidamente fuoco raggiungendo un edificio situato proprio alle spalle dei veicoli. Immediato l’intervento dei vigili del fuoco e della polizia di stato: mentre i primi domavano le fiamme per mettere in sicurezza l’area i poliziotti facevano evacuare la palazzina invasa dal fumo tossico dell’incendio, rincuorando con grande professionalità anziani e bambini in evidente stato di panico.

Gli abitanti della palazzina sono stati poi visitati da personale sanitario sopraggiunto in loco e per fortuna nessuno ha riportato danni fisici rilevanti. Un gran brutto spavento per i residenti dello stabile in vico Canestrari, una vicenda tutta da chiarire per la polizia. Chi e perché avrebbe dato fuoco alle automobili: questo si chiedono gli investigatori che penserebbero ad un atto intimidatorio nei confronti di qualche pregiudicato vicino al clan Mazzarella (egemone nella zona). Dopo l’arresto nella vicina sezione mercato del boss Vincenzo Mazzarella (alias “Harry Potter”) sarebbero saltati tutti gli equilibri del vecchio sistema con nuovi clan, formati da giovanissimi emarginati, pronti a tutto pur di strappare una fetta di territorio alla camorra storica.

Un’area questa da sempre popolata da sodalizi criminali di un certo calibro: parliamo dei Mazzarella, dei Giuliano, di Michele Zaza e di appendici del clan Vollaro di Portici. Il fior fiore dei quella che una volta era definita Nuova Famiglia (in guerra con la Nco di Raffaele Cutolo). “Radio mala non avrebbe dubbi”: è iniziata una nuova guerra di camorra per così dire generazionale. Il problema è che le nuove leve malavitose non seguirebbero alcuna regola o codice: ammazzare chiunque ostacoli i loro interessi, ovunque e senza badare all’età o alla condizione fisica di chi si ha davanti al grilletto.

 

A complicare ulteriormente le cose l’uso smodato che questi balordi fanno di stupefacenti con particolare riferimento alla cocaina mischiata spesso all’alcol. Si narra nei vicoli di killer che ore dopo aver eseguito agguati mortali non ricordavano neanche di essere stati in quel posto (un fatto emerso anche da alcune dichiarazioni rese da pentiti). Ancora terrore e inciviltà nel cuore della capitale del Mediterraneo.

Alfonso Maria Liguori