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Napoli, appalto sospetto al Cardarelli sfilano i testimoni

 

Il Mattino, Lunedì 21 Novembre 2016

Napoli, appalto sospetto al Cardarelli sfilano i testimoni

di Leandro Del Gaudio

Una presunta pressione esercitata nei confronti del gruppo Romeo per assumere soggetti in odore di camorra. Poi un accordo tra pubblico e privato per gestire in modo morbido l’appalto sulla pulizia di uno dei più importanti ospedali italiani. È questa l’ipotesi battuta dagli inquirenti nel corso di un’indagine che sta scavando nel dietro le quinte dell’ospedale Cardarelli, nel tentativo di fare chiarezza sull’ultimo appalto per le pulizie, ma anche su assunzioni ritenute sospette.

A partire da questa mattina, possibile momento di vaglio delle ipotesi investigative, con la convocazione di alcuni dipendenti di ditte impegnate nell’appalto o di ex esponenti delle maestranze al lavoro nella pulizia del Cardarelli. Una testimonianza decisiva a confermare uno dei punti dell’inchiesta – il probabile punto di partenza – a proposito di pressioni camorristiche sugli appalti nella cittadella ospedaliera. Verifiche e accertamenti assegnati al comando provinciale dei carabinieri, l’obiettivo è mettere agli atti la versione dei diretti interessati: i lavoratori, gli uomini che avrebbero dovuto svolgere il servizio di pulizia, ma anche coloro che sono rimasti senza occupazione e che hanno le loro recriminazioni da sostenere. Indaga la Dda di Napoli, sotto il coordinamento degli aggiunti Filippo Beatrice e Giuseppe Borrelli, in una vicenda investigativa che vede in campo il pm anticamorra Henry John Woodcock. Non è la prima indagine che riguarda il Cardarelli, né l’unico fascicolo che nasce da presunte pressioni criminali sul principale ospedale del sud Italia.

Un piccolo retroscena: mesi fa ha fatto scalpore l’inchiesta sulla società Kuadra, un’azienda ritenuta collegata al clan Lo Russo, che puntava ad infiltrare le proprie ramificazioni anche in alcuni ospedali napoletani. Mesi di intercettazioni, blitz e sequestri. Ora è il momento della raccolta di testimonianze, mentre le indagini che puntavano a stabilire la correttezza dell’appalto assegnato al gruppo Romeo (il cui patron, l’avvocato Alfredo Romeo non è indagato, ndr) provano a battere anche altre strade. Dal presunto pressing criminale sul Cardarelli – secondo l’ipotesi iniziale avrebbe trovato sponda su alcuni esponenti dell’ospedale impegnati nella verifica dell’appalto -, si è passato al Comune di Napoli.

Una triangolazione in piena regola, a voler seguire il ragionamento degli inquirenti. Ma restiamo nell’ospedale collinare. Verifiche assegnate al comando provinciale dei carabinieri di Napoli, si lavora su un doppio livello, a partire dall’assegnazione dell’appalto del 2014, fino alla sua messa in esecuzione. Più in particolare, sotto il cono d’ombra delle indagini finiscono i due gradi di giudizio amministrativo che consente al gruppo Romeo di conservare la gara vinta due anni fa; poi, l’attenzione si sposta sulla realizzazione del servizio pulizia, in uno scenario investigativo che ipotizza contatti sospetti tra controllori (dell’ospedale) e controllati. Indagini che fanno i conti anche con il filone che sta venendo fuori dal Municipio. Qui il target numero uno è l’ex dirigente dell’ufficio patrimonio, vero e proprio interfaccia naturale del gruppo Romeo, un colosso imprenditoriale che si afferma su scala nazionale grazie all’esperienza nella gestione del patrimonio pubblico e dell’arredo urbano. Anche da qui, dai rapporti tra Romeo e Palazzo Sam Giacomo, è destinata a passare l’inchiesta che torna a scuotere un pezzo di città che conta.