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Milioni a palate in subbappalto per i cantieri della fibra TIM e ENEL. Il patron di Cogepa al matrimonio della figlia del boss del clan Moccia e arrestato due anni fa per una bustarella al braccio destro del ministro

2 Gennaio 2024 – 12:55

TUTTE LE FOTO. Dopo i casi di Marcianise e Capodrise, quello di San Prisco. Praticamente le stesse violazioni sulla sicurezza di automobilisti e operai. Ed è proprio questo il settore su cui si fa economia per intascare molti più quattrini di quelli messi su carta

SAN PRISCO – In provincia di Caserta gli appalti della fibra ottica gestiti da Tim e Open Fiber, quindi ENEL, pare siano nelle mani di una sola società, sostanzialmente monopolista di questo settore in tanti cantieri di Terra di Lavoro.

Mentre per la Tim, la Cogepa si occupa solo – si fa per dire – della fibra ottica, per l’ENEL il piatto è molto più ricco. ‘Mo, come è che voi di CasertaCE vi siete svegliati questa mattina, ad inizio anno, e vi siete messi a parlare di questa ditta?

Chi si pone questa domanda, non è un lettore o è un lettore saltuario di questo giornale.

Ciò perché, come spesso capita, è il soggetto economico ricettore di commesse pubbliche a venire da noi e non noi ad andare da lui.

Proprio durante le feste di fine anno, abbiamo scritto due articoli. Il primo, riguardante l’intervento della polizia su un cantiere Cogepa di Capodrise per l’impianto dei cavi e dei dispositivi della fibra ottica

(CLICCA E LEGGI), il secondo proprio alle porte del cenone di San Silvestro, dedicato ad un fatto diverso ma sostanzialmente speculare, riguardante un altro cantiere Cogepa in via XXV Aprile a Marcianise (LEGGI QUI).

In entrambe le situazioni, la polizia di Stato ha scoperto gravi irregolarità relative al mancato rispetto delle norme sulle sicurezza nei luoghi di lavoro: assenza di segnali sull’esistenza del cantiere da mettere nella disponibilità dei tantissimi automobilisti che circolano sulle due strade, ma anche altro.

Insomma, gravi inadempienze che mettono a repentaglio sia la sicurezza degli operai, sia quella degli automobilisti. Il tutto in assenza totale di controlli da parte delle istituzioni che sarebbero deputate a farlo, ovvero l’Ufficio Tecnico del comune di Capodrise, governato da quel galantuomo di Ernesto Palermiti, e l’UTC di Marcianise dove operano dei facenti funzione, tendenti al facenti nulla, i signori Iuliano e Di Caprio, oggi entrambi partecipanti e per di più già inseriti nel gruppo finale dei possibili vincitori dell’avviso pubblico, ai sensi dell’articolo 110 del Tuel, per il nuovo responsabile del procedimento – questa la denominazione esatta – del quinto Settore di Marcianise (CLICCA E LEGGI).

Nelle dinamiche tipiche dei subappalti, i costi di sicurezza, che hanno un peso nel bilancio di ogni cantiere, fanno la differenza sul guadagno che l’impresa subappaltante che entra nei lavori. Quindi, se la società decide di non seguire tutte le norme, le regole della sicurezza sui luoghi di lavoro, questo può portare ad un risparmio rispetto ai citati costi della sicurezza. E in casi simili il risparmio diventa guadagno, con fondi dedicati al controllo dei lavori che, invece, si possono trasformare in profitto.

Va da sé che, dopo i casi citati, e le foto inviateci da un lettore, scattate stamattina ad un terzo cantiere Cogepa a San Prisco, in via Stellato, dove, ugualmente, è totalmente assente la segnaletica del cantiere e in cui vengono violati i più elementari principi, ancor di più che le norme, della sicurezza sui posti di lavoro, ci vediamo costretti, essendo colpiti da ogni parte dalla denominazione sociale di Cogepa, a capire chi diavolo si celi dietro alla stessa.

Noi, francamente, eviteremmo anche perché se ci mettessimo a sviluppare un’attività sui rapporti diretti o indiretti tra gli imprenditori-costruttori dell’agro Aversano e dell’area metropolitana di Napoli con clan di camorra, occorrerebbe la Treccani e non potremmo fare altro durante la nostra giornata.

Ma questa gragnola di casi riguardanti Cogepa, per di più situazioni in cui autorità di polizia, specificatamente la questura di Caserta, hanno deciso di intervenire, sospendendo, bloccando le attività di cantiere, ci inducono gioco forza a capire cosa diavolo sia questa Cogepa.

È probabile che l’ultima sillaba della sigla coincida con il cognome della famiglia Paone di Afragola. L’attuale legale rappresentante o, come si dice oggi, key principal che, ad Afragola, in certi contesti, fa anche un po’ ridere, è la signora o signorina Valeria Paone.

Non sappiamo se si tratti della figlia, della nipote o di altro parente ancora, sicuramente, però, si tratta di una congiunta del fondatore di Cogepa Bartolo Paone, uno che assomiglia a tanti altri suoi colleghi imprenditori di questi territori.

È vero, infatti, che molti degli appartenenti a questa categoria professionale si giustificano e si trincerano dietro alla necessità di piegarsi alla legge criminale dei clan di camorra, in quanto, se non lo facessero, il loro destino sarebbe quello della chiusura, della liquidazione.

Va detto, al riguardo, che ciò in parte è vero, in quanto lo Stato, che pur tanti colpi ha inferto alle strutture organizzate della camorra, non è riuscito – e probabilmente non riuscirà mai, ad estirpare, soprattutto nell’area dell’agro Aversano e del nord napoletano, tutti quei soggetti che galleggiano tra la politica, gli uffici delle burocrazie comunali e non solo, che alla camorra hanno appartenuto e non sono stai mai scoperti, nonostante i pentiti, e che con la camorra hanno diviso una cultura, una mentalità la cui espressione rimane oggi intatta nelle loro attività.

Per cui, imprese strutturate con significative esposizioni bancarie o si adeguano oppure mandano in rovina chi le ha costituite.

Ma questa è solo una parte della storia. Ci sono imprenditori, infatti, che con i clan hanno costituito rapporti di amicizia e di familiarità.

Al riguardo, volemmo chiedere al signor Bartolo Paone perché abbia voluto partecipare in quel di Roma, nell’anno 2017, allo sfavillante matrimonio della figlia Lucia del boss Angelo Moccia.

Non un boss tanto per dire, ma un boss “fatto a boss” di uno dei clan più potenti e determinati anche nelle strategie criminali, che ha seminato anche morte e rovina nei decenni scorsi.

Una volta esaudita questa richiesta, Bartolo Paone dovrebbe spiegare perché considerava solamente “un pensiero” i soldi messi in una busta e offerti a Dario De Falco, consigliere e rappresentante dell’allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio, al bar Ciampini di Roma il 14 dicembre 2021, e non un tentativo di corruzione.

Paone fu arrestato nel gennaio 2022, un mese dopo i fatti, dopo la denuncia presentata in proposito da De Falco. L’imprenditore 69enne non potette negare e, dunque, chiese e ottenne il patteggiamento della pena, dichiarandosi in pratica colpevole.

Ora, noi non sappiamo se e quando Bartolo Paone influisca oggi sulle cose della Cogepa e soprattutto cercheremo di stabilire quale sia il grado di parentela che lo lega (alla key…vabbè non riusciamo proprio a scriverla questa definizione che attiene ad una mentalità imprenditoriale lontana un milione di miglia da quella che alberga nella testa di Bartolo Paone) alla presidente del CdA, Valeria Paone.

È probabilissimo, invece, che le modalità in cui il fondatore di Cogepa voleva costruire, cementare il suo rapporto con l’assistente del ministro Di Maio, rappresentasse un suo more solito.

Sarebbe stupido etichettare questa nostra valutazione come l’affermazione di una cultura del sospetto. Se uno passa una bustarella a un diretto collaboratore di un ministro, siamo arci sicuri che nel rapporto, con Tim da una parte e con Enel dall’altra, tutto sia avvenuto in maniera adamantina.

Sapete qual è il problema? Noi veniamo da situazioni, indagini che abbiamo raccontato con tensione certosino. Dalle centinaia e centinaia di pagine di quella firmata dall DDA di Napoli sui rapporti tra Nicola Schiavone detto Monaciello e i vertici di RFI, braccio operativo di Trenitalia per i cantieri, abbiamo imparato e compreso tante cose sulla permeabilità di settori importanti, influenti delle aziende di Stato rispetto a pratiche corruttive.

Ci dicono che ne abbia un po’ le tasche piene di tutti questi episodi che coinvolgono la società di Afragola, con sedi anche a Napoli, Marcianise e Casavatore.

Intanto, però, se non fosse intervenuta la polizia di Stato e se, a ruota, non fosse intervenuto il “solito” CasertaCE, la Cogepa avrebbe tranquillamente – in realtà lo sta ancora facendo – condotto e gestito i cantieri così come li ha condotti finora.

Rimarremo vigili su queste vicende.

Fonte:https://casertace.net/milioni-a-palate-in-subbappalto-per-i-cantieri-della-fibra-tim-e-enel-il-patron-di-cogepa-al-matrimonio-della-figlia-del-boss-del-clan-moccia-e-arrestato-due-anni-fa-per-una-bustarella-al-braccio-des/