“MILANO, IL BAZAR DELLE PROMESSE”, titola qualche giornale.
La politica ridotta ad un carosello in cui il cittadino continua ad essere preso per i fondelli con una miriade di promesse, che vanno dalla soppressione delle multe al trasferimento da Roma di alcuni ministeri o uffici ministeriali.
Niente a che fare con i problemi reali della città e del Paese che sono rappresentati dalla disoccupazione, dalla crescente miseria delle famiglie, dalla carenza dei servizi essenziali a cominciare da quello della salute, all’occupazione del territorio da parte delle mafie, alla costante trasformazione dell’economia da legale a criminale.
Alla disfatta di un intero sistema, si risponde con il solito metodo, vecchio e stravecchio, delle promesse, promesse che, come quasi sempre, si riveleranno delle vere e proprie bufale.
Quello che ci interessa non è tanto l’aspetto politico della situazione, quanto, soprattutto, quello morale oltre che economico.
Ci inquietano le prevedibili ricadute.
Con una classe dirigente politica che ricorre a questi metodi, c’è poco da sperare in una sorta di presa di coscienza, o di resipiscenza che dir si voglia, se pur tardiva, sulla drammaticità di una situazione che vede sempre più le mafie impossessarsi di tutto e di tutti.
Con gente del genere, che non si fa scrupoli di ricorrere ai fuochi di artificio pur di carpire il voto agli allocchi, non si va lontano.
Il Paese è in piena decadenza, economica, morale, culturale, sociale e politica, con una classe dirigente politica decrepita e assolutamente inadeguata a comprendere e, quindi, ad affrontare e risolvere i problemi reali della maggior parte dei cittadini, cittadini che, peraltro, vengono considerati sempre più dei sudditi ai quali in taluni momenti, per tacitarli, vengono proposti dei veri e propri miraggi.
Miraggi che tali sono e tali resteranno.
Come al solito.
A tutto vantaggio dei malfattori e dei mafiosi.