L’ultimo Rapporto SVIMEZ non lascia margini. Ormai sperequazioni territoriali così pesanti rappresentano nello scenario europeo un’eccezione
Dunque il Mezzogiorno. Tra tante chiacchiere un problema reale ma purtroppo grave, sempre più grave. L’ultimo Rapporto SVIMEZ non lascia margini. Ormai sperequazioni territoriali così pesanti rappresentano nello scenario europeo un’eccezione. Come rileva il Rapporto Svimez, le nostre otto Regioni si collocavano nella graduatoria del Pil pro capite, delle 208 Regioni dell’Europa, nel 1995 tra il 112 e il 192 posto; nel 2005 erano scese tra il 165 e il 200 posto. E dunque il Mezzogiorno come fallimento di una politica. Senza appello e tale da coinvolgere non poche responsabilità culturali, degli esperti, degli economisti, degli imprenditori, delle istituzioni, naturalmente. La loro credibilità è ridotta ad un livello pari a zero.
Il culmine sta per essere raggiunto con l’attuale Governo se è vero come è vero che da questo Mezzogiorno in crisi vengono drenate verso il nord, risorse finanziarie e umane. Risorse finanziarie espressamente previste per un loro impiego nel Mezzogiorno, con motivazioni varie si ritrovano a dover coprire esigenze diverse. L’emigrazione di qualità è tornata ad avere andamenti che si ritenevano ormai superati. Valori da terzo mondo definiscono molti indicatori socioeconomici di queste regioni.
Ma il colmo dell’incapacità e del cinismo sta nel fatto che a queste razzie ai poveri non corrisponde nemmeno una produzione di ricchezza presso i beneficiari. L’Italia del nord nonostante queste rapine non mantiene il passo con l’Europa, non offre uno sviluppo nemmeno locale compensativo delle risorse drenate dal sud. Se il Mezzogiorno conquista il primato della decrescita in Europa è perché il Paese nel suo complesso, nord compreso, non tiene il passo dell’Europa. Nemmeno nella situazione di crisi economica generale. Gli effetti perversi di questo degrado rischiano di travolgere ogni baluardo e ogni resistenza. Quel flusso di modernità e di sviluppo che avrebbe dovuto essere il senso del recupero del nostro Mezzogiorno si sta trasformando in un processo inverso di meridionalizzazione del nord.
La Lega non rappresenta un baluardo ma l’espressione di una risposta bassa che come tale anticipa ed esprime, con le illusioni del federalismo, delle chiusure localistiche e pararazzistiche, lo stesso percorso del degrado.
Sergio Ferrari
(Tratto da www.aprileonline.info)