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Messina, 11 arrestati per mazzette su appalti: anche un ex assessore del comune e una “talpa” nel Palazzo di Giustizia

Il Fatto Quotidiano, 03 marzo 2020

Messina, 11 arrestati per mazzette su appalti: anche un ex assessore del comune e una “talpa” nel Palazzo di Giustizia

Le intercettazioni effettuate grazie al trojan hanno registrato il passaggio delle tangenti durante le conversazioni degli indagati. L’autista di un magistrato, secondo l’accusa, ha passato notizie su indagini in corso e informazioni sugli spostamenti dei pm. In cambio delle notizie avrebbe chiesto l’assunzione per una persona vicina. Ai domiciliari anche Giorgio Muscolino, già assessore alla toponomastica della giunta di Giuseppe Buzzanca

di Manuela Modica

Un ex assessore del comune, ma pure una “talpa” dentro al palazzo di giustizia. E poi due dirigenti del Genio Civile. Sono gli indagati princili dell’ultima inchiesta della procura di Messina: undici le misure cautelari con le accuse di corruzione, rivelazione di segreto d’ufficio e fittizia intestazione di beni. Nell’ordinanza il gip parla di “inquietante contesto criminale”, mentre la Procura definisce “ampia la rete di corruzione”.

Quattordici in tutto gli indagati, incastrati dal trojan installati nei cellulari. I due dipendenti del Genio civile lavorano uno come funzionario a Messina e l’altro come dirigente a Trapani. Quest’ultimo, l’ingegnere Giancarlo Teresi, responsabile dei lavori nel porto di Mazara del Vallo, è accusato di aver ricevuto mazzette da un imprenditore messinese, Giuseppe Micali, che mirava ad aggiudicarsi i lavori di drenaggio del porto. Almeno secondo le indagini della procura guidata da Maurizio De Lucia: oltre al denaro per l’acquisto di un’auto d’epoca, avrebbe ricevuto anche un soggiorno gratuito in un prestigioso hotel di Messina e una cena per sei in noto ristorante di Milazzo.

Agli arresti domiciliari anche un politico: l’ex assessore di Messina, Giorgio Muscolino, 40 anni. Muscolino, è accusato di aver intascato una mazzetta per l’affidamento dei lavori per un parcheggio in un palazzo popolare per conto dall’agenzia che gestisce l’annosa emergenza baracche della città sullo Stretto. Ex assessore alla toponomastica della giunta di Giuseppe Buzzanca, Muscolino è stato consigliere comunale per l’Udc, vicino prima all’ex deputato Pippo Naro, poi all’ex ministro Gianpiero D’Alia, si era candidato alle ultime elezioni, nel 2018, nella lista degli universitari, che faceva capo all’ex rettore, ora deputato del Pd, Pietro Navarra.

Così ti prendi questi cazzi di soldi, così si rivolgeva Marcello Tavilla, uno degli indagati, all’ex assessore comunale, Giorgio Muscolino. Muscolino è stato nominato amministratore di due condomini del comune, da Marcello Scurria, presidente della nuova partecipata, A.Ris.Me, voluta dal sindaco Cateno De Luca per lo sbaraccamento di Messina. L’ex assessore, secondo la Procura di Messina, avrebbe intascato 400 euro per l’affidamento diretto di lavori di sistemazione del parcheggio del plesso “Sottomontagna”, lavori per un totale di 2400 euro.

 

Duemila euro è invece la cifra che bastava al funzionario del Genio civile, Felice D’Agostino, direttore del settore delle opere idrauliche. Operazione però che salta perché la Regione Sicilia attiva una piattaforma per l’assegnazione delle gare d’appalto, bloccando l’intenzione di per ogni lavoro affidato alle ditte conniventi.

L’inchiesta, chiamata ‘Ottavo cerchio’, nasce quasi per caso la notte di Capodanno del 2019, quando furono sparati dei colpi di pistola contro la saracinesca di un esercizio commerciale, una tabaccheria sita in zona Camaro che appartiene a Pietro Ferrante. La polizia ipotizza un attentato del racket del pizzo, la vittima nega di aver subito richieste estorsive, ma non convince gli inquirenti che cominciano a intercettarlo. E scoprono i suoi legami con il commerciante pregiudicato Marcello Tavilla e con la sua amante Cinzia Fiorentino. Tre personaggi chiave, come sostengono gli investigatori, al centro di un ramificato sistema di corruttela. Ferrante, Tavilla e Fiorentino avevano le amicizie giuste. Grazie a due trojan piazzati nei telefoni di due sospetti è venuto fuori che il funzionario del Genio Civile di Messina, in cambio di soldi, favoriva nell’aggiudicazione di lavori pubblici le ditte edili degli imprenditori Micali e Giovanni Francalanza, che facevano riferimento ai tre messinesi.

La “talpa” dentro al palazzo di gustizia era invece l’autista di un magistrato: Angelo Parialò è accusato di corruzione è finito agli arresti domiciliari. Era in servizio alla Direzione distrettuale antimafia di Messina. Secondo i magistrati avrebbe passato notizie su indagini in corso e informazioni sugli spostamenti dei magistrati. Dalle carte emerge che in cambio delle notizie avrebbe chiesto l’assunzione per una persona vicina.