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Melillo: alla ‘Ndrangheta serve la Svizzera come base, sempre più boss hanno passaporto svizzero

AMDuemila 25 Novembre 2022

A Berna l’incontro tra il procuratore della DNA Melillo e il procuratore generale Blättler per rafforzare la collaborazione tra i due Paesi nella lotta alla mafia

La ’Ndrangheta ha bisogno della Svizzera come base per i suoi crimini. Sempre più mafiosi hanno il passaporto svizzero”. A dirlo, martedì, è stato Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia italiano, che ha incontrato a Berna il procuratore generale della Confederazione, Stefan Blättler. Un incontro volto ad affrontare il “preoccupante” insediamento della ‘Ndrangheta oltralpe contro la quale i due Paesi intendono intensificare la reciproca collaborazione. La Svizzera, infatti, punta a diventare più attenta al fenomeno in questo senso. “Possiamo diventare ancora più bravi, collaborare ancora più intensamente e, soprattutto, condurre noi stessi i procedimenti. Anche questo è uno dei miei obiettivi”, ha dichiarato il Procuratore federale Blättler al “Tagesschau“. “Poiché i sospettati sono spesso persone ben integrate con passaporto svizzero, la cooperazione con l’Italia potrebbe aiutare a trovare queste persone”.
Si tratta del primo viaggio di lavoro all’estero del nuovo capo della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo in Italia, eletto l’estate scorsa. “È una scelta precisa, che corrisponde al valore strategico che attribuiamo alla collaborazione con le autorità svizzere“, ha spiegato Melillo .
Una collaborazione fondamentale, data la grande presenza della mafia in Svizzera, come ha spiegato Stefan Blättler: “Abbiamo un problema con la criminalità organizzata, con le organizzazioni criminali. Questo è un dato di fatto. Non per niente ho detto all’inizio che una delle mie priorità è la lotta contro le organizzazioni criminali“.
Melillo ha poi avallato affermando che “la presenza della ’Ndrangheta in Svizzera è particolarmente preoccupante” e che il problema delle mafie “riguarda non soltanto le regioni meridionali di Ticino, Grigioni e Vallese, ma anche la Svizzera romanda e il nord della Svizzera“. A dimostrarlo il grafico dell’Ufficio federale di polizia, che illustra il diffondersi, negli ultimi 60 anni, delle mafie in Svizzera.
Le mafie sono organizzazioni che normalmente trasformano la violenza in ricchezza. Da questo punto di vista la ramificazione in Svizzera corrisponde a scelte strategiche precise“, ha ricordato Melillo. E c’è di più, ha affermato Melillo, come riporta Tagesschau del telegiornale Srf. “Le cellule svizzere hanno un’operatività ad ampio raggio. Noi abbiamo segnali che attività violente commesse nel Nord Italia sono demandate ad affiliati che normalmente risiedono in Svizzera e che svolgono missioni intimidatorie violente in Lombardia, Piemonte e Veneto“.
Un fatto che “non sorprende” Stefan Blätter: “Dobbiamo non solo combattere le organizzazioni che vengono ad investire in Svizzera e che praticano azioni illegali, ma anche le organizzazioni che usano la Svizzera come piattaforma per commettere reati all’estero“.
E per farlo, i due Paesi, come detto, intendono serrare i ranghi lavorare congiuntamente a strategie di repressione. Inoltre, Blättler ha detto che è necessario agire all’interno della Svizzera e ha chiesto un sistema nazionale d’informazione sulle indagini penali, in modo che si possano scambiare meglio i dati. “In un certo senso, è più facile comunicare con Bruxelles all’interno della zona Schengen che tra diversi cantoni della Svizzera”, ha affermato. Senza un sistema di scambio semplificato, si rimarrebbe “parzialmente ciechi“, e questo non è consentito nel lungo periodo. Intanto, però, oltre ai regolari incontri tra magistrati italiani e svizzeri, Blättler e Melillo intendono vedersi (personalmente) almeno due volte all’anno, come riporta Radiotelevisione Svizzera.

Tratto da: rsi.ch

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fonte:https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/229-ndrangheta/92624-melillo-alla-ndrangheta-serve-la-svizzera-come-base-sempre-piu-boss-hanno-passaporto-svizzero.html