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Maxi inchiesta ‘ndrangheta in Toscana: tra gli indagati anche il capo di gabinetto di Giani e un consigliere regionale Pd

La Repubblica

Maxi inchiesta ‘ndrangheta in Toscana: tra gli indagati anche il capo di gabinetto di Giani e un consigliere regionale Pd

di Andrea Bulleri e Luca Serranò

La strada costruita con i rifiuti, droga e concerie fuorilegge. Coinvolti anche la sindaca di Santa Croce sull’Arno e alcuni imprenditori al vertice dell’Associazione conciatori. Domani in edicola 4 pagine di approfondimenti

15 APRILE 2021

I fanghi e le ceneri della combustione dei rifiuti prodotti dal distretto del cuoio di Santa Croce sull’Arno (Pisa) usati come materiale per costruire il quinto lotto della Strada regionale 429, tra Empoli e Castelfiorentino. Oltre 8 mila tonnellate di scarti altamente inquinanti, ricchi di cromo e altri metalli pesanti, sottratti alle procedure di smaltimento previste dalla legge con un risparmio di oltre 20 milioni di euro. È uno dei filoni principali dell’operazione che questa mattina ha portato a 23 arresti, nell’ambito dell’esecuzione di tre distinte ordinanze di custodia cautelare, disposte dalla Dda di Firenze, in relazione ad altrettante indagini collegate tra loro in materia di inquinamento ambientale, narcotraffico internazionale, estorsione ed illecita concorrenza, tutti aggravati sia dall’agevolazione che dal metodo mafioso “in favore di potenti cosche di ‘ndrangheta”. Le infiltrazioni riguardano il traffico di droga (cocaina in particolare), lo smaltimento dei rifiuti nelle concerie e la movimentazione terra.

Tra le persone indagate nel filone dell’inchiesta che riguarda il settore conciario in cui si ipotizza l’esistenza di una corruzione per atti contrari ai doveri di ufficioassociazione a delinquere che avrebbe agevolato l’attività delle cosche, figura coinvolto in quanto indagato per corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio anche Ledo Gori, capo di gabinetto dell’ex presidente della Regione Enrico Rossi e dell’attuale, Eugenio Giani. Per la procura, Gori si sarebbe reso disponibile a soddisfare le richieste del gruppo criminale, composto tra l’altro dai vertici dell’Associazione conciatori di Santa Croce sull’Arno, in cambio dell’impegno da parte degli imprenditori di chiedere esplicitamente al candidato a presidente della Regione Eugenio Giani – estraneo alle indagini -, e poi allo stesso Giani come presidente eletto, di confermarlo nel suo incarico come capo di gabinetto. Nell’inchiesta Gori non è accusato del reato di associazione per delinquere.

Indagata anche la sindaca di Santa Croce sull’Arno, Giulia Deidda, il consigliere regionale Andrea Pieroni del Pd e alcuni imprenditori al vertice dell’Associazione conciatori di Santa Croce sull’Arno.

Ci sono dunque esponenti politici e dirigenti di enti pubblici in Toscana fra i 19 soggetti coinvolti come indagati nell’indagine Keu condotta dalla Dda di Firenze coi Carabinieri Forestali e altre specialità dell’Arma, inchiesta dedicata all’infiltrazione della ‘ndrangheta calabrese nella gestione dei reflui e dei fanghi industriali del distretto conciario di Santa Croce sull’Arno.


L’inchiesta si chiama Keu, nome dell’inerte derivante dal trattamento dei fanghi degli scarti della concia delle pelli, e ha portato a 6 arresti nel settore conciario, 7 interdizioni dall’attività di impresa, due sequestri preventivi di impianti di gestione di rifiuti ed oltre 60 perquisizioni. Eseguito anche un sequestro per equivalente di oltre 20 milioni di euro e numerose perquisizioni ed ispezioni personali e domiciliari presso oltre 50 obiettivi nelle province di Firenze, Pisa, Arezzo, Crotone, Terni e Perugia.

Per gli inquirenti gli esponenti indagati al vertice dell’Associazione Conciatori sono riferimento di un sistema che agisce con le modalità “di un sodalizio organizzato per la commissione di reati, utilizzando a tale scopo vari consorzi” in un comparto industriale – la concia delle pelli – a particolare rischio ambientale per i rifiuti, “la cui gestione illecita provoca conseguenze in termini di contaminazione” delle falde, dei corsi d’acqua, dei terreni, dell’ambiente, del suolo laddove tli scarichi industriali vengano smaltiti illecitamente o a seguito di procedure insufficienti”. E’ stato inoltre verificato, spiegano Dda e Arma dei carabinieri, che “il peso economico del comparto, consente ai suoi referenti di avere contatti diretti che vanno anche oltre i normali rapporti istituzionali con i vertici politici e amministrativi di più Enti Pubblici territoriali, che a vario titolo avrebbero agevolato in modo sostanziale il sistema, alcuni dei quali figurano fra gli indagati”.