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Maxi confisca da 324 milioni tra Calabria, Abruzzo e Toscana

Il Sole 24 ore, Mercoledì 1 Giugno 2016

Maxi confisca da 324 milioni tra Calabria, Abruzzo e Toscana 

di Roberto Galullo

La Direzione investigativa antimafia (Dia) di Reggio Calabria, agli ordini del colonnello Gaetano Scillia, sta eseguendo su delega della Procura guidata da Federico Cafiero De Raho una maxi-confisca di beni nei confronti di un imprenditore che opera nel settore oleario, con proiezioni di tutto rilievo anche nel comparto alberghiero, in quello immobiliare e dei servizi, in Calabria (Piana di Gioia Tauro e provincia di Catanzaro), in Abruzzo e in Toscana.

L’intero patrimonio sottoposto a confisca, stimato in oltre 324 milioni, è costituito dal patrimonio aziendale e societario di numerose società, immobili, autoveicoli e rapporti finanziari.

La confisca – dopo che il sequestro era stato effettuato nel 2013 – è nei confronti di Vincenzo Oliveri, imprenditore 62enne.

Vincenzo Oliveri è socio, con i fratello Antonio, in numerose iniziative imprenditoriali avviate sin dai primi anni ’80 e culminate con la costituzione di un vero e proprio impero imprenditoriale, le cui attività, partendo dal settore oleario, si sono diversificate nel tempo soprattutto in quello alberghiero di lusso.

Lo stesso Vincenzo Oliveri, in passato, è stato coinvolto in diversi procedimenti penali per la commissione di reati associativi finalizzati alla commissione di truffe aggravate, frode in commercio, emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, che si sono però tutti conclusi con provvedimenti di prescrizione o amnistia. Di recente, informa la Dia, è stato arrestato per i reati di associazione a delinquere e truffa aggravata, per l’indebita percezione di contributi erogati a favore di aziende che facevano parte del suo gruppo imprenditoriale.

Per i giudici del Tribunale reggino i motivi fondanti della confisca, più che quelli riguardanti la sproporzione tra i redditi dichiarati e percepiti, comunque sussistente, sono stati gli indizi sull’ingente patrimonio accumulato nel tempo, considerato frutto di attività imprenditoriale illecita.

La confisca ha riguardato 15 società (di cui è stata disposta la confisca della sola quota dell’imprenditore), 88 immobili, 7 autoveicoli, 385 titoli comunitari (aiuti all’agricoltura, che danno diritto a percepire dall’Agea la somma di circa 1,6 milioni all’anno) e svariati conti correnti societari e personali.

Le aziende confiscate proseguiranno ora la loro attività con gli amministratori giudiziari nominati dall’autorità giudiziaria.