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Maroni:il sequestro dei beni é la chiave per sconfiggere le mafie

Il ministro dell’Interno ha sottolineato questo approccio vincente che privilegia l’aggressione ai patrimoni mafiosi. Illustrati alla stampa estera i positivi risultati raggiunti dalle forze dell’ordine e dal governo nella lotta alle mafie. Un piano articolato sarà presentato al Premier

«L’aggressione ai patrimoni mafiosi la considero la misura più efficace per combattere le mafie». Così il ministro dell’Interno Maroni ha commentato i positivi risultati della lotta alle organizazzioni mafiose durante un incontro alla sede della stampa estera a Roma dove ha illustrato ai giornalisti le azioni e i risultati ottenuti ad oggi dal governo Berlusconi.

Maroni ha sottolineato alcuni aspetti significativi di «questa stagione del riscatto per il popolo italiano nei confronti delle mafie».
Il primo punto di forza di questo contrasto è la norma che consente l’utilizzo immediato dei beni sequestrati ai mafiosi. In virtù, infatti, di questa previsione non si dovrà più attendere l’esito finale dei processi per utilizzare i beni delle famiglie mafiose come nel caso delle autovetture che sinora giacevano nei depositi giudiziari fino ad arruginirsi ora potranno essere usate da subito dalle forze dell’ordine per i compiti istituzionali.
Altra novità di cui il ministro si è detto «orgoglioso», in quanto norma ideata a suo tempo dal giudice Falcone, è la possibilità di confiscare i beni anche dei familiari dei mafiosi ancorchè non intestati direttamente al boss.

Maroni è poi passato all’illustrazione dei dati in dettaglio che testimoniano del più che positivo momento nella lotta al fenomeno mafioso. In questi ultimi 18 mesi del governo Berlusconi sono stati infatti arrestati otto mafiosi al giorno per un totale di 3630 persone in 377 operazioni di polizia. Tra i 282 latitanti arrestati figurano 15 fra i primi 30 più pericolosi.

Ma il dato ancor più significativo riguarda il sequestro dei beni che ha raggiunto la cifra di 5,6 miliardi di euro con un incremento, rispetto ai 17 mesi precedenti, del 56%.

Gli altri cardini della lotta alle mafie sono stati individuati dal ministro nell’applicazione del carcere duro (cosiddetto 41 bis) che, pur essendo una misura eccezionale, ha il pregio di interrompere i legami dei boss con il mondo esterno mettendo così in crisi l’intera organizzazione criminale. Il terzo punto vincente di questa strategia complessiva può essere rilevato nel ‘modello Caserta’ dalle modalità con le quali è stato condotto il contrasto alla criminalità in quella zona all’indomani della strage di Castelvolturno ovvero con uno spiegamento di più uomini delle forze di polizia integrati dai pattugliamenti dei militari e di uno stretto lavoro di intelligence e di coordinamento tra le varie forze dell’ordine presenti nel territorio. Ciò ha reso la vita dei latitanti più dura come dimostrano i recenti arresti dei fratelli Russo avvenuti proprio in quel territorio.
Questo modello sarà presto esteso anche ad altre zone, in primo luogo, Bari e Foggia.

Maroni è passato poi ad illustrare anche gli altri aspetti del contrasto alle mafie. Un importante risultato è stato anche riuscire a convincere le banche a mettere subito a disposizione i contanti che sono depositati presso gli istituti di credito derivanti dai sequestri ai mafiosi. Queste somme confluiranno, infatti, in un Fondo Unico Giustizia che già può contare su una dotazione di 665 milioni di euro e che verranno messi a disposizione dei ministeri dell’Interno e della Guistizia.

Per vincere definitivamente la guerra Maroni ha annunciato un piano articolato che sarà presto presentato al presidente del Consiglio Berlusconi il quale ha anche assicurato l’impegno del governo per maggiori risorse al comparto sicurezza.

(Tratto da www.interno.it)