Cerca

Marco Travaglio: Carta canta, Ah già, la lotta alla mafia

Grazie al Parlamento bloccato su riforme inutili e dannose come il nuovo Senato e l’Italicum, due organi costituzionali come la Consulta e il Csm sono monchi da quasi due mesi. La prima, dopo l’uscita a fine giugno dei giudici Mazzella e Silvestri, attende che le Camere si decidano a eleggere i due sostituti, ma i partiti non trovano l’accordo e han già prodotto 7 fumate nere (il che forse è addirittura un bene, visto che i candidati Violante, Ghedini, Bruno, La Russa e Catricalà sono tutti ex legislatori in conflitto d’interessi, visto che andrebbero a giudicare le leggi da essi stessi votate o volute). Il Csm è scaduto in blocco il 7 luglio, quando i magistrati hanno eletto i 14 membri togati, ma quello nuovo non può insediarsi perché il Parlamento non si decide a eleggere gli 8 laici (4 votazioni a vuoto). E così – mai accaduto prima- il presidente Napolitano ha prorogato quello vecchio fino all’11 settembre, sperando che intanto lorsignori trovino la quadra.

Non è questione da poco, perché Palazzo dei Marescialli deve nominare i capi di ben 252 uffici giudiziari, anche grazie all’idea geniale del governo Renzi di anticipare l’età pensionabile dei magistrati da 75 a 70 anni. Un’ecatombe. Ma, nonostante il superlavoro che l’attende, Palazzo dei Marescialli ha chiuso regolarmente per ferie, a parte una seduta straordinaria per processare Antonio Esposito, perseguitato da un anno a causa dell’intervista (manipolata) rilasciata al Mattino dopo la condanna di Berlusconi al processo Mediaset.

In compenso il plenum era pronto a nominare il nuovo procuratore di Palermo al posto di Francesco Messineo, scaduto il 31 luglio: favoritissimo Guido Lo Forte, che in commissione si era imposto con 3 voti sui rivali Sergio Lari e Franco Lo Voi (1 voto a testa). Ma un’irrituale lettera del segretario del Quirinale Donato Marra ha bloccato la nomina, imponendo – mai accaduto prima – di dare la precedenza ad altre 25 poltrone vacanti: cioè di seguire – per la prima volta nella storia-l’ordine cronologico, cominciando dall’imprescindibile Tribunale dei minori di Caltanissetta.

Il fatto che Marra abbia appena testimoniato al processo di Palermo sulla trattativa Stato-mafia, dov’è convocato anche il capo dello Stato, è naturalmente una coincidenza. Ma diversi giornali hanno registrato le voci che vogliono il Colle ostile a Lo Forte e favorevole a Lo Voi, reduce da Eurojust su nomina del governo Berlusconi e sponsorizzato anche dal presidente del Senato Grasso e dal procuratore di Roma Pignatone. Siccome Lo Forte è della corrente centrista Unicost, uscita perdente dalle elezioni per i nuovi togati a vantaggio dei conservatori di Magistratura Indipendente, i suoi nemici sperano che il rinvio della nomina al nuovo Csm favorisca Lo Voi (MI) o Lari (Area).

Il paradosso è che il Quirinale, così come Renzi, non fa che lanciare moniti contro le logiche correntizie. E ora Marra mette nero su bianco che l’”ordine cronologico” è “consigliato dall’opportunità di evitare scelte riferibili a una composizione del Csm diversa da quello che sta per insediarsi”. Cioè di rispettare le logiche correntizie.

Come se il capo della Procura più cruciale d’Italia dovesse essere scelto non in base al curriculum, ma all’etichetta. Lo Forte, classe 1948, ha retto accanto a Caselli il pool antimafia negli anni roventi del dopo-stragi, poi ha guidato la Procura di Messina. Lari, suo coetaneo, guida la Procura di Caltanissetta. Lo Voi, di 9 anni più giovane, non ha mai diretto un ufficio giudiziario. Non occorrono tessere o bandierine per decidere chi sia il più esperto. Intanto la Dia, nella relazione del 4 agosto, avverte che Cosa Nostra, dismessa la strategia provenzaniana della “sommersione”, è pronta a colpire con una nuova stagione di “scontro” dopo i 22 anni di Pax Mafiosa seguiti proprio alla Trattativa. Lo dimostra la “scomposta deriva intimidatoria” contro alcuni magistrati, in primis quelli che indagano sul patto Stato-mafia. Questo allarme dovrebbe accelerare la nomina del nuovo procuratore di Palermo. A meno che non si ricominci a trattare. E sempreché si sia mai smesso di farlo.