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Marco Iannilli, il commercialista di Carminati, fa crack: tra Mokbel, Finmeccanica e tangenti

L’Espresso, 19 marzo 2018

Marco Iannilli, il commercialista di Carminati, fa crack: tra Mokbel, Finmeccanica e tangenti

L’amico del “Cecato” è stato condannato: ha creato fondi neri per corrompere e poi è andato in bancarotta. Ecco come funzionava la sua rete

DI FLORIANA BULFON

Un intreccio di business e crimine, di manager e fascisti. Marco Iannilli, figlio della Roma nostalgica del Ventennio e audace amministratore di soldi sporchi, va in bancarotta. Il commercialista, amico fidato di Massimo Carminati, è stato condannato: ha creato fondi neri e pagato tangenti per poi finire fallito.

Con la sua Arc Trade, società specializzata in sistemi informatici nel settore della meteorologia, spende oltre 800 mila euro per la fornitura di un software e lo studio di copertura del suolo italiano con sensori. A incassare è una srl senza alcun dipendente. Altri sei milioni finiscono ad un’azienda, priva di attrezzature e strumentazioni, per l’analisi delle previsioni meteo in aeroporto. E poi una miriade di fatture per false operazioni a società di consulenza amministrate da nullatenenti. Come il signor Raffaele, anziano ospite in una casa di riposo. Riceve più di 500mila euro per la cessione di un software che non esiste. I soldi invece ritornano in poco tempo nelle mani di Iannilli attraverso un’azienda moldava amministrata dal cognato, sul suo conto lussemburghese, in parte ritirati in contanti.

«L’unico scopo era quello di costituire la provvista necessaria a remunerare in nero Lorenzo Cola per le commesse che faceva ottenere ad Arc Trade per conto di Selex Sistemi Integrati e Technosky», dichiara Iannilli. Per la sua opera di intermediazione Cola pretende 2,3 milioni di euro, minacciando di bloccare le commesse.

Lorenzo Cola, consulente fino al 2011 dell’allora numero uno di Finmeccanica, Pierfrancesco Guarguaglini. Cola con in camera da letto un quadro di Hitler e una riproduzione di una divisione SS, ma in miniatura perché è persona discreta. A Carminati regala anche una katana. «Serve a sfilettare i tonni», sostiene beffardo il ‘cecato’ durante il processo ‘mafia Capitale’. Lui però con Finmeccanica non ha nulla a che fare: «è una leggenda metropolitana». E quando Salvatore Buzzi lo definisce «una sorta di ufficiale pagatore», sbotta: «Ma io vorrei vedere qualcuno che mette i soldi in mano a me per portarli a qualcun altro. Non lo consiglio a nessuno…perché quei soldi me li metto in tasca».

Nel suo ufficio, il distributore di Corso Francia, nel giugno 2013 le cimici catturano una lunga conversazione con Paolo Pozzessere, fino a pochi mesi prima direttore commerciale di piazza Montegrappa. Carminati non ha grande stima di Cola, perché si sarebbe «buttato pentito, sto cesso, sto nazista ribattuto». Riconosce però che: «È un genio, è un infame, ma è un genio. Cola il vero padrone di Finmeccanica». Secondo gli investigatori, il ‘re nero’ temeva che «avrebbero ricostruito sul suo conto (…) l’emissione di fatture false», ma lui sul punto è tranquillo: «Con tutto rispetto poi ma che cazzo pensano che sà Iannilli di Carminati?…ma che so scemo? …e che in vecchiaia mi so rincoglionito? […]… Iannilli che cazzo puo’ sapè di me? del reato bagatellare?… eh..le fatture false…che mi possono far fà tre mesi?».

Iannilli impiegato presso lo studio Previti con la mansione di addetto all’archivio, nel 1990, in piena “guerra di Segrate”, diventa amministratore unico della Arnoldo Mondadori Editore Finanziaria. Si fa strada, è bravo a ripulire i soldi. Carminati lo consiglia anche a un narcotrafficante, del resto «è uno sveglio, sveglissimo, muoveva soldi a palate». Fino agli arresti e alle condanne, come quella per corruzione di un dirigente dell’ENAV.

Con Carminati si conoscono da tempo, così amici che «il vecchio fascista, contento di esserlo» va a vivere nella villa del commercialista a Sacrofano, alle porte di Roma, su una collinetta che domina la zona. Una bella abitazione di due piani, con la piscina circondata da prato all’inglese. E quando Iannilli ha paura di essere ammazzato da Gennaro Mokbel sa a chi rivolgersi: «…mi viene a cercà …me vonno ammazzà …ma chi ammazza? Ammazza le mosche…».

Nello studio di un avvocato Carminati racconta che Marco Iannilli aveva programmato insieme a Cola un’operazione molto valida, ma che Mokbel non aveva avuto la pazienza di aspettare: «pensava di prendere i soldi a strozzo». Quasi 8 milioni di euro per riciclarli nell’affare Digint finalizzato a far sì che le commesse, una volta subentrata Finmeccanica, acquisissero maggior valore e rendessero in seguito possibile la vendita ad un prezzo maggiorato, con creazione di plusvalenze sul capitale investito.

Mokbel prodotto glocal di una Roma oscura, amico dei boss della Magliana e dei fratelli Dell’Utri, condannato in appello a 10 anni e mezzo per la truffa milionaria a Fastweb e Telecom Sparkle. Fondi neri e Silvio Fanella, ritenuto dagli inquirenti il suo cassiere, ucciso da finti finanzieri in cerca di un tesoro. Mazzette di denaro e sacchetti pieni di diamanti in parte ritrovati dai carabinieri del Ros in un casale della Ciociaria.

Carminati conferma durante il processo il suo intervento di mediazione: «Tutti e due erano amici miei…Mokbel è un vecchio residuo degli anni ‘70, un vecchio amico mio e Marco era un buon amico mio. Hanno avuto un dissidio e io sono intervenuto, li ho fatti mettere d’accordo…c’abbiamo messo dieci minuti a sistemare la questione». Compito di Carminati è quello di convincere l’amico a riprendersi i suoi soldi. Un paciere, Iannilli può stare sereno. Questioni di vecchi camerati che si risolvono senza «fare caciara».