Marano, l’ordine ai sicari: famiglia da sterminare. Killer partiti da Secondigliano
di Giuseppe Crimaldi
I killer sono andati a colpo sicuro. Avevano un mandato preciso: dovevano «eliminare» quanti più componenti della famiglia Esposito, e per questo hanno puntato il mirino delle pistole contro Giuseppe e Filippo, all’interno della loro auto-officina di Marano. Un delitto pianificato nei minimi dettagli, studiato a tavolino e architettato perché tutto filasse per il verso giusto.
A quarantott’ore dal duplice omicidio di via Unione Sovietica gli inquirenti cominciano ad avere un quadro più chiaro dei fatti. E dalla loro ricostruzione emerge un primo, inquietante particolare che – se confermato – potrebbe spiegare e inquadrare meglio molte cose: i due sicari che hanno eseguito la sentenza di morte nei confronti di Giuseppe e Filippo Esposito sarebbero partiti da Secondigliano. Più precisamente: da uno dei tanti fortini di camorra ancora capaci di garantire killer professionisti, gente che sa maneggiare le armi con fredda professionalità, garantendo la riuscita del raid.
Se questo è vero, allora si può anche confermare la causale del delitto: il duplice omicidio sarebbe la risposta all’uccisione di Giuseppe Vastarella e di Salvatore Vigna, commesso il 22 aprile scorso all’interno di un circolo ricreativo di via Fontanella, alla Sanità. Il filo rosso che unisce i due fatti si ricollega insomma alla faida di camorra che si combatte per il controllo delle piazze dello spaccio nel centro storico di Napoli. Indagini a tutto campo affidate dai carabinieri del comando provinciale coordinati dai pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Napoli.
Il ricorso a una «paranza» di sicari fornita da un clan della zona di Secondigliano – qualcuno azzarda che siano partiti dalla zona della Masseria Cardone – non fa che confermare un punto ormai ben chiaro: il quadro delle antiche e consolidate alleanze tra i gruppi criminali del Rione Sanità con le cosche dell’area nord è ancora solido e in grado di garantire il «mutuo soccorso» camorristico. Giuseppe e Filippo Esposito sono così diventati un facile bersaglio per una vendetta trasversale: gli agnelli sacrificali da immolare sull’altare della sporca guerra che coinvolge ormai non più solo i Lo Russo di Miano, i gruppi autoctoni del Rione Sanità e magari anche gli emergenti della famiglia Mallo; ma molti più «eserciti» dislocati sul territorio.
La posta in gioco resta altissima: soprattutto nel momento in cui la posizione dei «Capitoni» (i Lo Russo) appare oggettivamente indebolita dalle recenti offensive giudiziarie culminate nell’arresto del «reggente» Carlo e di elementi di spicco del suo famigerato gruppo di fuoco. A questo va aggiunto che il clan di Miano – che era riuscito ad insediarsi proprio nel Rione Sanità polverizzando il gruppo capeggiato da Pietro Esposito – ha dovuto incassare il duro colpo del pentimento di Mario Lo Russo, con tutto quello che da questo gesto ne conseguirà in termini di inchieste giudiziarie.