MALAGROTTA: L’INTERVENTO DEL PRC MA ANCHE DEI COMITATI MALAGROTTA E PISANA 64, OLTRECHE’ DELLE ASSOCIAZIONI WWF E CAPONNETTO
C’era bisogno di un intervento della magistratura (il sequestro del “gassificatore”-inceneritore a Malagrotta) e di una puntata di “Report”, accreditata trasmissione televisiva di inchiesta giornalistica, per portare all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale e in particolare di tutti i cittadini romani, quello che il Comitato Malagrotta, le associazioni ambientaliste, la Rete Regionali Rifiuti, i cittadini di Massimina e con loro il Partito. della Rifondazione comunista denunciano da anni: che la presenza, a un passo dal centro abitato, della più grande discarica d’Europa, mette a repentaglio la salute dei cittadini. In un’area già compromessa dalla presenza della Raffineria di Roma, dell’inceneritore dd rifiutì ospedalieri, delle cave, del bitumificio, dei depositi Gpl, e che è considerata una delle aree in Italia più gravemente esposte al rischio ambientale, la costruzione del “gassificatore”-inceneritore è da considerarsi una scelta gravissima. Un impianto a rischio, che aggiungerebbe inquinamento a inquinamento e che lì non dovrebbe esserci, come prescritto dal Decreto Legislativo 334/99 (Seveso II), relativo al controllo di attività a rischio di incidente rilevante. Alla vigilia deli’inaugurazione, però, la Procura di Roma ha riportato un minimo di legalità e lo ha chiuso. Mancava “solo” il piano di prevenzione incendi, in un impianto che tra forni e reattori raggiunge i 2000 gradi! Ora che sono in corso ben quattro inchieste, le vicende della discarica e del “gassificatore”-inceneritore di Malagrotta sono salite all’ onore di tutte le cronache romane è nazionali. L’inquinamento dell’aria e dell’acqua è diventato d’un colpo reale solo oggi, nonostante l’Arpa un anno fa, in seguito ad analisi di campioni prelevati da pozzi spia, avesse già individuato la presenza nel suolo di sostanze pericolose decretando l’ inquinamento della falda acquifera e del Rio Galeria. Quello cioè che i cittadini, con propri mezzi, denunciavano da sempre.
Col business dei rifiuti il privato proprietario della discarica, Manlio Cerroni, monopolista della gestione dei rifiuti nel Lazio, ha costruito un impero. Ma poiché, già dal 2005, la discarica avrebbe dovuto essere chiusa perché satura (e continua invece ad operare solo grazie alle numerose proroghe concesse dal governo di centro-destra prima, da quello di centro-sinistra poi), Cerroni ha pensato bene di prepararsi al nuovo business: l’ incenerimento dei rifiuti. Finanziato dalle scandalose sovvenzioni pubbliche del “Cip 6” (400 milioni di euro), autorizzato da Storace prima e avallato da Marrazzo poi, ecco costruito a tempo record il “gassificatore”-inceneritore di Malagrotta. Quello che davvero risulta emblematico, in tutta questa vicenda, è il silenzio assordante della politica – di destra e di “sinistra” – o meglio il suo silenzio-assenso. L’unica voce, isolata, quella del Partito della Rifondazione comunista del Municipio XVI, entro i cui confini cade Malagrotta, che, con mozioni, ordini del giorno, atti di consiglio ha cercato di rappresentare le istanze dei comitati dei cittadini, costituendo l’unico punto di riferimento, l’unica reale sponda politica. Noi abbiamo evidentemente l’ urgeùza di sfondare questo muro del silenzio, perché il punto nodale della vicenda dell’area Malagrotta resta la totale non- volontà della politica di intervenire, dopo anni di subaltemità alle scelte e ai dettami del padrone dei rifiuti di Roma. Non c’è molto da capire: “Report” lo ha messo bene in luce: l’interesse di un privato è stato “tutelato” in questi anni dalle varie giunte che si sono succedute alla Regione Lazio; mentre la salvaguardia dell’interesse collettivo, la tutela della salute pubblica, i controlli e i monitoraggi dei livelli di inquinamento sonò stati inesistenti. Per questo abbiamo anche criticato il nuòvo Piano regionale dei rifiuti, presentato dalla Giunta Marrazzo: perché crediamo che non si possa e non si debba affrontare il problema della gestione dei rifiuti prevedendo nuove discariche e inceneritori. Siamo anzi convinti che la politica dell’ incenerimento sia incompatibile con la necessità di ridurre a monte la produzione dei rifiuti e di promuovere una raccolta differenziata spinta degna di questo nome, che riduca tendenzialmente a zero il “tal quale” residuo, così come accade a Berlino. Là modalità di smaltimento dei rifiuti e un rigoroso monitoraggio delle emissioni e dei livelli di inquinamento, sono punti qualificanti di una amministrazione pubblica, politicamente in grado di rendersi efficace.
E proprio sui controlli, purtroppo, nulla di importante si prospetta, ad eccezione di qualche centralina di rilevamento. Basti solamente pensare che nemmeno l’Arpa è in grado di programmare e sviluppare un controllo dell’inquinamento delle acque, del suolo e dell’aria di tutta l’area di Malagrotta, di effettuare cioè il cosiddetto monitoraggio ambientale integrato di area vasta. Questi, dunque, i punti che per noi costituiscono la radice del problema: scelte subalterne all’interesse del privato; incapacità politica che produce l’emergenza; assenza di risorse per il controllo e il monitoraggio di aree vessate dal pùnto di vista ambientale. Risorse che, tuttavia, si trovano quando si vuole, come ad esempio nel caso della riduzione della tariffa rifiuti per gli abitanti di Massimina, un’invenzione che è stata percepita dalla cittadinanza come una monetizzazione dei rischi per la salute pubblica. Chiudiamo con una brevissima considerazione. La gestione del ciclo dei rifiuti è uno dei grandi temi della politica, terreno prioritario di intervento delle Istituzioni. E’ per questo che lo consideriamo dirimente per la valutazione di una azióne di governo che si dichiari di sinistra.
* capogruppo Prc Municipio Roma XVI
** assessore Municipio Roma XVI