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Malaffare al X Municipio di Roma

Si allarga a macchia d’olio l’inchiesta sul malaffare al X Municipio e al IX dipartimento del Campidoglio. I due funzionari e il vigile indagati per concussione avrebbero preso tangenti da almeno altre 30 persone: privati e imprenditori. L’indagine coinvolge anche altri tre vigili, ma il loro ruolo e responsabilità sono ancora da chiarire. Quello che è descritto nei fascicoli arrivati in Procura è uno scenario di mangia-mangia, di mazzette che venivano chieste a chiunque aveva bisogno di un permesso per eseguire anche solo una modifica nel garage o a casa oppure al negozio. Gli investigatori della squadra mobile guidata da Vittorio Rizzi hanno sequestrato la documentazione che riguarda i lavori eseguiti in odore di taglieggiamento, e stanno visionando i filmati girati nei pedinamenti. In uno in particolare ci sarebbe la prova degli incontri tra funzionari, vigili e vittime, incontri ricorrenti per accordarsi sul prezzo.
Dalle intercettazioni viene fuori che i funzionari prima di chiedere le mazzette spaventavano l’imprenditore o il privato che chiedeva le autorizzazioni, dicendo che seppure la sua pratica era semplice, «non si può mai sapere, ci può essere sempre qualche intoppo, è già successo in altre situazioni che delle concessioni considerate sicure, poi si bloccavano per delle stupidaggini. E’ meglio essere sicuri che la cosa vada in porto».
L’inchiesta è scattata con la denuncia di Claudio Callegari, attore e proprietario delle palestre al Polia Sporting Village, a Quarto Miglio. L’imprenditore ha denunciato che veniva taglieggiato da anni, dal 2005, che all’inizio un impiegato del X municipio gli aveva chiesto 2000 euro per chiudere un occhio per permettergli una ristrutturazione. Callegari ha raccontato alla polizia che da quel momento non si è più liberato dell’impiegato, che in questi anni ha sborsato 100.000 euro, che per costringerlo a pagare gli viene sequestrato anche un garage. L’ultimo ricatto, l’imprenditore lo ha subito nel 2008, questa volta gli vengono chiesti 200.000 euro per procurargli una nuova Dia: lui si rifiuta e denuncia tutto in Procura nel gennaio del 2009.
Nei prossimi giorni saranno ascoltate tutte le persone coinvolte nell’inchiesta, gli altri vigili sospettati di concussione, ma anche le vittime: gli investigatori ritengono che in alcuni casi si possa profilare anche il reato di corruzione. E’ possibile che non sempre la richiesta di tangenti sia partita dai funzionari o dal vigile, ma che a volte sia stato proprio l’imprenditore o il privato, ad offrire mazzette per ottenere la concessione che gli serviva.

PAOLA VUOLO

(Tratto da Il Messaggero)