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MAFIOSFERA | Donne e ‘ndrine: le good mothers dei Barbaro

Che peso hanno le figure femminili in una dinastia criminale come quella della potente famiglia calabrese d’Oltreoceano? E quale la loro capacità d’azione? Le risposte sono tante e raccontano l’evoluzione dell’Onorata Società su scala globale

Anna Sergi

9 Aprile 2023

Dal 5 aprile, sulla piattaforma Disney+, è disponibile The Good Mothers. La serie tv racconta le storie di Lea Garofalo, di sua figlia Denise, di Giuseppina Pesce e di Maria Concetta Cacciola. Donne che hanno messo in difficoltà l’organizzazione maschile della ‘ndrangheta. E che con le loro rivelazioni – e le loro scelte – hanno contribuito alle indagini della magistratura, rischiando, e a volte pagando con la propria vita. A febbraio The Good Mothers ha vinto il premio come miglior serie nella sezione Berlinale Series al Festival Internazionale del Cinema di Berlino.
Non sono storie nuove, quelle raccontate dalla serie. Ma, proprio perché non sono nuove, forse permettono una riflessione più incisiva sul rapporto tra mafia e mondo femminile, in una terra, come la Calabria, o in comunità calabresi fuori regione, dove il femminile costantemente deve negoziare i propri spazi.

Un podcast sulle donne e la ‘ndrangheta

In occasione dell’uscita di The Good Mothers, dunque, si è voluta fare questa ulteriore riflessione. L’occasione è stata un podcast, sponsorizzato da Disney+ e prodotto da Il Post che ha affiancato una serie di spunti analitici da parte della sottoscritta, su ‘ndrangheta, femminile e donne, alla voce del giornalista Stefano Nazzi, notoriamente conosciuto agli amanti dei podcast per Indagini, da mesi primo in classifica in Italia.

Il podcast, che si chiama Le Onorate, è una conversazione sull’onore nel mondo mafioso e sull’importanza dell’altro lato dell’onore – la sua luna come la chiamiamo – cioè il mondo femminile che di quell’onore si deve fare, volente o nolente, garante. Raccontiamo alcune delle storie di The Good Mothers anche nel podcast, ma cerchiamo anche di andare oltre, con altre storie, per superare la dicotomia donne-vittime o donne-carnefici e essenzialmente riconoscere la “normalità” di molte delle donne che stanno attorno e dentro ai sistemi mafiosi. E infine, ovviamente, parliamo anche delle donne contro, includendo una riflessione sul rapporto che si istaura tra magistrati/e e mafiosi/e e come questo possa rivelarci molto di come alcune indagini si evolvono.

Ruoli e capacità d’azione

Tre puntate di podcast, sei di serie tv, libri e studi accademici, certamente non completano l’universo del femminile nel sistema ‘ndrangheta. Come ricorda Ombretta Ingrascì, esperta proprio negli studi di donne e mafia, guardare a queste donne pone infatti un problema di agency – capacità di azione – di queste donne: alcune saranno conformiste, altre adempienti, altre trasformative.
Ma c’è un elemento della mafia calabrese che conta molto per comprendere il fenomeno di oggi, e dove proprio il ruolo delle donne e l’evoluzione di un discorso di genere meriterebbe più attenzione. Si tratta della 
dimensione globale della ‘ndrangheta, della presenza di strutture e di attività dei clan in altri paesi del mondo che sicuramente è fatta anche di ruoli cangianti, ambigui, complessi, di madri, figlie, sorelle, nonne e in generale, delle donne.

Storie di donne e ‘ndrangheta fuori dalla Calabria e dall’Italia sono difficili da rinvenire, per un motivo abbastanza ovvio: è molto difficile spesso individuare – e chiamare come tale – lo ‘ndranghetista fuori dai confini nazionali, ergo è molto difficile raccontare le storie di chi gli sta intorno. Ma guardando a casi che riguardano gli uomini vicini al mondo ‘ndranghetista, si trovano tante tipologie di comportamenti delle donne che gravitano attorno a questi uomini. E come spesso accade, è nell’Australian ‘ndrangheta – una delle più evolute manifestazioni globali della mafia calabrese fuori dall’Italia – che si trovano esempi di una varietà di comportamenti più o meno ortodossi nell’universo femminile mafioso.

Donne e ‘ndrangheta in Australia: la famiglia Barbaro

Una delle famiglie più esposte della ‘ndrangheta in Australia è sicuramente la famiglia Barbaro. È una dinastia criminale di stampo ‘ndranghetista originaria di Platì, da decenni attiva tra il Nuovo Galles del Sud, lo stato di Victoria, il Queensland, ma anche nella capitale Canberra. Ed è pure una famiglia notoriamente legata alla criminalità organizzata locale, soprattutto nella città di Melbourne. Ergo, è spesso protagonista di atti violenti, effettuati e subiti.

Ellie Price, di 26 anni, fu uccisa nel maggio del 2020 a Melbourne: Ricardo ‘Rick’ Barbaro è ad oggi sotto processo per il suo omicidio. Si dichiara non colpevole. Anzi, il suo avvocato fa notare come la Price fosse «una donna che aveva problemi mentali, abusava di sostanze, era una persona solitaria e aveva un comportamento erratico». Barbaro però si era dato alla fuga per oltre dieci giorni in seguito al rinvenimento del corpo di Ellie Price.

Proprio in quei giorni, Anita Barbaro, formalmente Anita Ciancio, ultima moglie del padre di Ricardo fece appello affinché Rick si facesse trovare. Una rara apparizione nella famiglia, e da parte di una donna che si appella alla cura e alla responsabilità. Una donna la cui immagine viene spesso associata all’ordine e alla maternità nella famiglia in questione. Diceva infatti Anita Barbaro: «Ricky ti prego di farti avanti e di fare la cosa giusta per il bene di questa povera giovane donna e della sua famiglia e per il dolore incomprensibile che devono provare, devi metterti in contatto con qualcuno». E ancora «Hai una figlia e delle sorelle minori, se questo fosse accaduto a loro avresti bisogno di sapere cosa è successo».

Una lunga scia di violenza

Il padre di Ricardo Barbaro è Giuseppe Dom “Joe” Barbaro, condannato per reati legati agli stupefacenti. Una scia di violenza è associata agli uomini di questo ceppo della famiglia una volta platiota. Questi Barbaro furono per esempio sospettati di aver giocato un ruolo nell’omicidio di Colin Winchester, vicecapo della polizia federale ucciso nel 1989. Cugino di Joe era Pasquale Barbaro, ucciso insieme al gangster Jason Moran mentre assisteva a un allenamento di calcio per bambini a Essendon nel 2003. Il padre di Joe era Pasquale Barbaro ‘il Principale’, forse il primo ‘collaboratore di giustizia’ di ‘ndrangheta in Australia, ucciso a Brisbane nel 1990. Il Principale era parte di quel gruppo mafioso che negli anni ’70 e ’80 coltivava i “castelli d’erba” a Griffith, nel nuovo Galles del Sud.

Il fratello di Rick, Pasquale Tim Barbaro, ucciso a 35 anni a Sydney, nel 2016, da un gruppo di associati del suo gruppo criminale (non italiani o italo-australiani). Circa sei mesi dopo l’uccisione di Pasquale, il fratello Rossario (sic!) si tolse la vita, caduto in una profonda depressione. La ex moglie di Pasquale Tim, Melinda Barbaro – i giornali riportano che fa l’imprenditrice, non meglio specificato in che settore – dirà che suo marito «era un tipico italiano e amava tutto ciò che aveva a che fare con la religione e il cibo», ma che il carcere lo aveva cambiato. I due si erano separati nel 2013. Pasquale Tim Barbaro si era legato a Chantel Baptista, una ragazza di origine portoghese definita dagli amici “bellissima”, “glamour” e “social butterfly”, esibendo grandi abilità di socializzazione. Insomma, una famiglia alla ribalta nel mondo criminale, che con i codici di ‘ndrangheta sembra entrarci molto poco – a parte forse il tatuaggio ‘Malavita’ al collo di Pasquale Tim e di Rossario Barbaro.

In fuga dai Barbaro

Otto figli, nati da tre donne diverse e non tutte italiane, dal patriarca Joe. Da Joe e Anita Ciancio, ad esempio, è nata nel 2004, Montana. Montana aveva solo tre settimane quando la rapirono dal passeggino in centro commerciale di Brimbank, un sobborgo di Melbourne. La ritrovarono due giorni dopo con la testa rasata in una casa abbandonata a nord della città, un passante aveva sentito le sue urla. Era stata rapita non per motivi di criminalità organizzata, si disse.

Nel 2020, ormai teenager, Montana scomparve di nuovo. La ritrovarono quasi subito in quanto – venne rivelato – stava tentando di scappare. Voleva raggiungere sua sorella maggiore Sienna, figlia di un’altra moglie di Joe Barbaro, in tipico atteggiamento adolescenziale, si disse. Anche Sienna però, nel 2018, a soli 15 anni, sparì dalla circolazione e la famiglia dichiarò di non sapere dove fosse o dove vivesse. Un’altra figlia di Joe, Letesha, a quanto pare, scoprì dell’esistenza delle sorelle soltanto in occasione del rapimento di baby Montana. La prese malissimo, in quanto cresciuta come la preferita di papà mentre viveva con sua madre, una donna di origine non italiana, a Canberra.

Barbaro, donne e ‘ndrangheta 3.0 in Australia

Si tratta di ragazze e donne con capacità di azione, sicuramente. Prodotto del sistema, influenzate dagli uomini intorno a loro, ed eredi del cognome, spesso non vittime né tantomento carnefici. Donne che, come ricordiamo nel podcast Le Onorate, normalizzano la famiglia mafiosa-gangsteristica, quando ovviamente questa famiglia non le distrugge apertamente (a volte nel vero senso della parola). I loro profili social rivelano un attaccamento tra di loro e in generale alla famiglia – Sienna e Montana si dichiarano calabresi – e rivelano anche un’assunzione di modi di fare gangsteristici, inclusi gli stereotipi di donna-gangster dall’aspetto appariscente – capelli biondi tinti oppure trucco pesante. Se questa dei Barbaro in Australia è ‘ndrangheta, è ‘ndrangheta 2.0 o anche 3.0.

Insomma, nella famiglia Barbaro essere donna significa tante cose. Ellie Price viene uccisa, Melinda si allontana dalla famiglia, Chantel si godeva la ribalta, Montana rapita da bimba prova poi a fuggire di casa da teenager, Sienna fuggita via poco meno che maggiorenne, e Anita cerca l’ordine. È una famiglia su cui sicuramente da un punto di vista analitico bisognerebbe fare un lavoro di ricerca più approfondito, per capire quanto l’essere nate in una dinastia mafiosa condizioni, determini, influenzi, le paure e le scelte, come le maschere e le azioni, di tutte queste donne. Chiaramente australiane eppure legate, in qualche strano modo, ancora a noi, qui in Calabria.

Fonte:https://icalabresi.it/rubriche/mafiosfera-donne-e-ndrine-le-good-mothers-dei-barbaro/