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Mafie nell’area di Sorrento, Castellammare di Stabia… ecc

Tempo fa abbiamo pubblicato sul sito web dell’Associazione Caponnetto un articolo con il quale intendevamo lanciare un nostro grido di allarme sulle attività della criminalità organizzata sul territorio di Sorrento e dell’intera area ad essa circostante e richiamare, inoltre, una particolare attenzione della magistratura e delle forze dell’ordine su quell’area per eventualmente aiutarle e non lasciarle sole a combattere contro una criminalità imprenditrice che si nasconde indossando… abiti puliti e firmati.
Un amico ci ha descritto quel territorio come una sorta della “cuccia del cane che, dormendo sul posto, va a defecare fuori dal posto dove dorme”.
In sostanza egli ha voluto dire che i clan stanno a Sorrento, ma, un pò come il cane che va a fare i suoi bisogni fuori dalla sua cuccia, vanno a commettere le violenze altrove.
A Sorrento non fanno chiasso ed investono solamente montagne di capitali, comprando tutto.
Una camorra che assume il volto dell’imprenditore e che non spara.
Una camorra che si impossessa di quasi tutto, in tutti i settori economici, da quello alberghiero a quello della ristorazione e dei bar, da quello balneare a quello del gioco e del tempo libero o dell’abbigliamento firmato.
Magari- anzi sicuramente- utilizzando “facce pulite”, prestanome e mai uno appartenente notoriamente ai clan che dominano il territorio, i D’Alessandro, i Cesarano ecc.
Sorrento e il suo territorio distano poco più di una decina di chilometri da paesi e città come Castellammare di Stabia, Gragnano, Pimonte, Santa Maria la Carità, S. Antonio
Abate, dove la camorra è padrona anche dell’aria che respiri ed esercita il suo dominio assoluto con tutti i mezzi, anche sparando.
Ed e’ assurdo pensare che essa abbia lasciato indenne un’area – quella della penisola sorrentina- che, distando dieci o poco più chilometri, rappresenta un enclave dove poter investire i suoi miliardari proventi illeciti.
In passato c’è stato da parte della società civile qualche tentativo di reazione a questo stato di cose.
Lo prova, appunto, questo vecchio articolo che sotto riportiamo.

Eccolo: “A Sorrento e nella penisola sorrentina è necessario ed urgente dar vita ad un particolare apparato di vigilanza. Su un territorio così ricco la camorra è fortemente interessata e, ovviamente, presente ed attiva Pubblicato 26 Agosto 2014 | Da admin2 SORRENTO – Le rivelazioni degli investimenti della camorra stabiese in penisola sorrentina arrivano dal pentimento del braccio destro di Enzo D’Alessandro. E’… a raccontare come le scommesse e i videopoker sono i principali settori di interessi per il riciclaggio dei soldi sporchi. LE REAZIONI «Onestamente è come se fosse stata scoperta l’acqua calda. In effetti è da anni che si sente il fiato sul collo della malavita. La penisola sorrentina è una terra florida, invidiata ovunque. Ma che attira interessi criminali a cui bisogna contrapporre un’energica e furiosa rivolta per far sì che qui si evitino pericoli scongiurando il rischio che l’isola felice di una volta non torni mai più e diventi uno sbiadito ricordo da conservare nei libri di storia». È il commento, secco e preciso, del presidente della commissione Trasparenza del Comune di Sorrento, Rosario Fiorentino. Che interviene a piedi uniti nell’ampio dibattito politico riscoppiato negli ultimi giorni dopo le nuove rivelazioni sui rapporti fra la criminalità e la penisola sorrentina. C’è il timore che le cose possano peggiorare, il… , ha rilanciato l’appello ai sindaci: ovvero vigilare e combattere di più le attività illecite. Proprio loro, i primi cittadini, nelle scorse settimane rispedirono al mittente il disegno secondo il quale Sorrento e la penisola fossero accerchiate dalla camorra. Ma le ultime notizie vanno in senso opposto. Qui, dunque, serve un cambio di marcia. «Perché – sottolinea Fiorentino – più passa il tempo e più si peggiora. Serve arginare la costiera in tutti i modi dagli interessi della malavita. Non è
semplice, ma è necessario scendere in campo con più vigore. Qui non possiamo continuare a vivere con la presunzione che la penisola sorrentina sia una realtà completamente distaccata da un circondario in cui la criminalità ha messo radici per poi espandersi lì dove è possibile reinvestire con riscontri i propri proventi illeciti. Bisogna aprire un capitolo di indagini sulla questione riciclo. Qui in penisola sorrentina mi pare che tale tematica sia di prioritaria importanza. Siamo accerchiati. Le rivelazioni sull’espansione dei clan a Sorrento sono decisive perché sconfessano le certezze dei sindaci confermando quel che dicevamo da tempo: c’è un problema, grosso, da affrontare. In penisola la malavita si presenta sotto forme diverse da quelle “abituali” in realtà così vicine. Occhio alle transazioni, alle operazioni immobiliari, all’arrivo di capitali di dubbia matrice. Gli investimenti sono una valvola di sfogo con cui la criminalit