Cerca

Mafie nel Lazio. Magistrati alla Pisana per illustrare, dopo che l’anno già fatto davanti alla Commissione Parlamentare Antimafia, la gravità della situazione nel Lazio. Speriamo che quei sepolcri imbiancati e collusi che finora hanno negato la realtà, la smettano dopo quest’ennesimo allarme dei Magistrati

Il presidente della commissione regionale Lotta alla criminalità incontra i magistrati romani e traccia un bilancio sulla presenza dei clan sul territorio: le indagini della Procura di Roma insieme a quelle di altre procure come quelle di Napoli, Reggio Calabria, Catanzaro e Milano dimostrano il radicamento. Da tempo rappresentano una minaccia per la vita democratica nonché una fonte d’inquinamento della pubblica amministrazione. Presto un protocollo d’intesa tra Regione e Procura della Repubblica di Roma

“Le indagini della Procura di Roma insieme a quelle di altre procure come quelle di Napoli, Reggio Calabria, Catanzaro e Milano testimoniano come nella nostra regione ormai da decenni si registra un forte radicamento delle mafie storiche e in particolare della ‘ndrangheta e della camorra con il clan dei casalesi e il clan Mallardo. Le mafie nel Lazio hanno messo le mani su rilevanti speculazioni immobiliari lo testimoniano i sequestri di beni e di quote societarie ordinati dalle procure antimafia di Roma, Napoli e Reggio Calabria. Sequestri di intere lottizzazioni, penso a quanto successo a Mentana, Nettuno, Fondi, Terracina, Sabaudia”. Così Filiberto Zaratti, presidente della commissione regionale Sicurezza e lotta alla criminalità nel corso dell’incontro con il procuratore Giovanni Ferrara e con l’aggiunto Giancarlo Capaldo, capo della Direzione distrettuale antimafia. Zaratti ha quindi ricostruito il quadro delle infiltrazioni mafiose nel Lazio: “Da tempo rappresentano una minaccia per la vita democratica nonché una fonte d’inquinamento della pubblica amministrazione – ha detto – I comuni per i quali sono stati disposte commissioni di accesso sono tre (Nettuno, Ardea, Fondi) un solo consiglio comunale (Nettuno) è stato sciolto, in altri tre centri (Pomezia, Formia, Minturno) indagini delle forze dell’ordine hanno individuato tentativi di infiltrazione e condizionamento del tessuto politico o amministrativo locale da parte delle organizzazioni criminali. Il consiglio comunale di Fondi nonostante le richieste di scioglimento del ministro Maroni per accertato condizionamento da parte del clan ‘ndranghetistico dei Tripodo non è stato sciolto. La commissione d’accesso interforze ha sancito, in una lunga relazione, l’inquinamento delle procedure della pubblica amministrazione mentre attualmente è pendente presso il tribunale di Latina un processo che vede imputati oltre ad esponenti del clan Tripodo anche un’ex assessore del comune di Fondi per il reato di associazione a delinquere di tipo mafioso. In questi ultimi mesi abbiamo assistito nella capitale ad una escalation di delitti, gambizzazzioni e attentati tutti chiari reati spia dell’azione delle organizzazioni mafiose”. In una recente audizione il sindacato di polizia Silp Cgil “ha denunciato la crescita del reato dell’usura collegando anche alla criminalità organizzata e denunciando che questo reato, poco o per nulla denunciati alle autorità competenti, è in realtà molto diffuso. Mi preme segnalare al procuratore l’escalation di attentati ed intimidazioni ed attentati che si registrano in molte realtà del Lazio: Ostia, Anzio, Nettuno, Aprilia, Terracina, Fondi e Latina. Cito i dati del 2010 tratti dal rapporto dell’osservatorio tecnico scientifico sulla sicurezza della regione: ad Anzio e Nettuno nel 2010 sono stati commessi 5 incendi dolosi in ciascuna delle cittadine mentre i danneggiamenti a seguito di incendi sono 10 sempre sia ad Anzio che a Nettuno. A Pomezia, sempre nel 2010, si registrano ben 14 incendi dolosi e 10 danneggiamenti a seguito di incendio. Infine sono 24 incendi a Fondi nel 2010, 20 a Formia, 28 a Gaeta e 14 a Latina. La zona di Anzio e Nettuno è da anni funestata dalla presenza del clan Gallace della ‘ndrangheta che l’ottimo lavoro della procura distrettuale ha contribuito a colpire a più riprese. Sono pendenti due processi da anni che vedono purtroppo tutti gli imputati per gravissimi reati come associazione mafiosa e associazione finalizzata al traffico di droga che vedono coinvolti questa cosca”.

Proprio per queste ragioni sono numerose le iniziative a cui sta lavorando la commissione. A partire dal protocollo d’intesa “tra la Regione e la Procura perché la presenza e partecipazione delle istituzioni nella lotta alle mafie e alla criminalità deve essere forte”. La Regione ” potrebbe collaborare nelle verifiche necessarie quando le vengono sottoposte richieste di avvio o di modifica di cambi societari o di inizio attività – ha detto Ferrara – visto che le organizzazioni mafiose si stanno appunto inserendo nel tessuto socio-economico”. “Il comportamento virtuoso potrebbe anche arrivare nel segnalare alla procura – ha aggiunto Capaldo operazioni sospette in campo finanziario e nella comunicazione agli uffici giudiziari di stanziamenti di fondi consistenti, gare d’appalto per settori particolarmente a rischio di infiltrazioni”. Richieste queste, che hanno visto la piena disponibilità all’accoglimento da parte di Zaratti: “Siamo disponibili a dare il nostro contributo – ha detto – e a creare un tavolo di confronto con la procura per individuare aree e parametri di zone a rischio. Ci impegneremo maggiormente per elaborare provvedimenti di contrasto all’usura, al gioco d’azzardo legalizzato e volte al reinserimento dei detenuti. Cercheremo per quanto di competenza di aumentare i controlli per permettere una corretta circolazione delle informazioni e diffondere la cultura della lotta alla criminalità e alla mafia”.

(Tratto da Paesesera)