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Mafie e malaffare a Terracina. Di chi è la responsabilità???

Lo dicevamo già dieci anni fa che Terracina è diventata negli anni il cuore del malaffare e delle mafie in provincia di Latina.

E già dieci anni fa denunciavamo la presenza asfissiante nell’edilizia e nel commercio soprattutto di troppa gente venuta da fuori regione, in particolare dalla Campania.

Non è nostra intenzione criminalizzare tutti i campani, per carità, ma certo è che è lecito sospettare che fra di essi possano annidarsi dei camorristi.

Ed, infatti, sono arrivati i Mallardo e tutti gli altri.

Qualcuno ci contestò i dati che avevamo dato delle residenze anagrafiche campane, ma nessuno ha potuto smentire il fatto che, residenze o non residenze, negli ultimi dieci anni c’è stato un flusso abbastanza consistente e sospetto di capitali provenienti proprio dalla Campania, capitali che hanno sconvolto lo storico impianto economico del territorio.

Uno sconvolgimento che ha portato grado a grado all’espulsione dal tessuto economico terracinese e dell’intero territorio dell’imprenditoria locale.

Il grande gioco delle compravendite.

Negozi, ville, appartamenti, terreni; tutto è passato di mano.

Ed il fenomeno continua, ininterrotto.

A Terracina ci sono una settantina di agenzie immobiliari, poco più poco meno, decine di banche ed abbastanza usura che, grazie a Dio, le forze dell’ordine, malgrado l’omertà dei più, hanno cominciato a colpire bene.

Ma, purtroppo, la gente non collabora, non denuncia ed anche qualche amico che si confida con noi lo fa con molta reticenza e senza mai fare nomi.

Molti anni fa noi parlammo di un “filo rosso” che collegava Terracina a sud con Fondi ed a nord con San Felice Circeo e Sabaudia.

Riuscimmo a costruire un quadro di cui informammo, come è nostro costume, chi di dovere a Roma e qualcosa si è mosso.

Non siamo mai, però, riusciti ad avere qualche risposta alla domanda che facemmo e continuiamo a fare circa il motivo della presenza massiccia di imprese del casertano e, in particolare, di Casal di Principe non solo nel settore dei lavori privati ma anche di quelli pubblici.

Chi chiama quelle imprese?

Chi ha elaborato i criteri che stanno alla base di tante gare?

A quanto ammontano nel bilancio comunale le somme relative ai lavori assegnati con il sistema della “somma urgenza”?

Tutti fenomeni – l’eccessiva presenza di ditte del casertano, certe presenze di soggetti sospetti, l’usura e quant’altro – che avrebbero meritato una lettura organica e complessiva, ma che, invece, sono stati visti ognuno a sé, ognuno diverso dall’altro, senza un collegamento, un unicum, con uno spezzettamento delle indagini davvero sconcertante.

La necessità della costituzione di una sorta di pool di magistrati inquirenti che sappiano dare in materia di reati nella pubblica amministrativa ed associativi una lettura unica, complessiva, di un “quadro”.

Ma chi ti ascolta!!!?

Non ci si è mai posto il problema di eventuali sponde con soggetti della politica e delle istituzioni locali.

I problemi restano sempre quello, da una parte, dell’inadeguatezza dell’impianto investigativo e giudiziario, che, coniugato, dall’altra, con quello, ancor più drammatico, dell’omertà della gente e della mancanza di eticità nella politica, costituiscono un mix esplosivo che alla fine porta al decadimento morale, culturale, politico, economico ed istituzionale che tutti ora sono in grado di vedere.

Chi semina vento, raccoglie tempesta.

Quando noi gridavamo contro il comportamento di una Procura della Repubblica che non si mostrava sufficientemente attenta ed attiva sul versante della lotta alle mafie, non abbiamo trovato un solo cane al nostro fianco.

Né a destra, né al centro, né a sinistra.

Anzi c’è stato qualcuno che addirittura ci ha risposto, a Roma, che… non è possibile attaccare i magistrati perché altrimenti diamo ragione a Berlusconi che vuole ucciderli!!!

(omettendo di aggiungere che ci sono magistrati e magistrati, magistrati che fanno il loro dovere ed addirittura ci rimettono la vita ed altri che si comportano in maniera diversa).