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Mafia: voto di scambio a Vittoria, il processo entra nel vivo

Mafia: voto di scambio a Vittoria, il processo entra nel vivo

Come sono state condotte le indagini e a quali risultanze hanno portato Potrebbe essere questo il sunto dell’odierna udienza particolarmente nervosa che si è tenuta al Tribunale di Ragusa, in cui si è entrati nel vivo del’operazione Exit poll che ha portato al rinvio a giudizio di 10 persone. Imputati con l’ipotesi accusatoria del 416 ter (voto di scambio politico mafioso) l’ex sindaco di Vittoria Giuseppe Nicosia, il fratello ed ex consigliere provinciale Fabio Nicosia, Giombattista Puccio, Venerando Lauretta e Raffaele Di Pietro. Per corruzione elettorale sono invece stati imputati Giuseppe Nicosia, Fabio Nicosia, Raffaele Giunta, Raffaele Di Pietro e Vincenzo Gallo, mentre l’ex assessore della giunta Nicosia, Nadia Fiorellini indagata per falso in atto pubblico (assieme a Fabio Nicosia, Raffaele Giunta e Raffaele Di Pietro). In due hanno scelto il rito abbreviato: l’ex sindaco Giovanni Moscato, condannato a 1 anno e 4 mesi per corruzione elettorale e Francesco Cannizzo ex assessore della giunta Nicosia, assolto. Oltre a episodi di corruzione elettorale, l’ipotesi accusatoria è che ci sia stato un accordo tra Nicosia e Moscato per fare convergere i voti della sinistra proprio su Moscato, per fare perdere il competitor al ballottaggio e che questo accordo prevedeva anche la stabilizzazione dei lavoratori della ditta dei rifiuti. Davanti al collegio presieduto da Andrea Reale, a latere Elio Manenti e Maria Rabini, sono stati sentiti due testi dall’accusa, rappresentata in aula dal pm Alessia Minicò: un maresciallo e un brigadiere del Gico della Guardia di Finanza a cui vennero delegate le indagini. Il maresciallo, nel corso della sua testimonianza ha delineato il contesto in cui l’attività di indagine è stata avviata, riferendo che a seguito delle dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia, si è potuto evidenziare che le modalità con cui vennero condotte le tornate elettorali del 2006 e del 2011 che portarono alla elezione del sindaco Giuseppe Nicosia erano le stesse messe in atto nel 2016, e non erano limpide. Come le Regionali del 2015 che videro tra i candidati a sostegno del presidente della Regione Rosario Crocetta, anche Fabio Nicosia, fratello del sindaco Giuseppe Nicosia. Sempre il maresciallo ha indicato come diversi imputati percepissero redditi dalla società che gestiva l’appalto dei rifiuti e che alcuni personaggi avessero dei legami con il clan Carbonaro Dominante gravitando in una zona ‘grigia’ in cui dalle testimonianze dei collaboratori di giustizia si intravvedeva la mano della stidda. Tre candidati sindaco: Francesco Aiello, Giovanni Moscato e Lisa Pisani. Due le fasi di indagine, la prima che ha riguardato l’elezione del consiglio comunale, la seconda che è stata incentrata sul ballottaggio tra i due vincenti, Giovanni Moscato e Francesco Aiello. Si è passati quindi a riferire sui contatti che avrebbero, secondo l’accusa, portato ad accertare la promessa dell’assunzione e stabilizzazione dei lavoratori della ditta di igiene ambientale. Una lunga serie di intercettazioni che avrebbero premesso di seguire l’iter della ‘stabilizzazione’ di tre dipendenti della ditta dei rifiuti, e una riunione parecchio partecipata, nella sede del Pd di Vittoria, tra i dipendenti della ditta stessa e Giuseppe Nicosia che – non candidato in prima persona -, sosteneva la lista del fratello a supporto di Lisa Pisani. Ed è proprio sulla lista ‘Nuove idee’ che si torna a parlare in aula per un articolo pubblicato sul giornale di inchiesta La spia, diretto dal giornalista Paolo Borrometi: a guidare la lista, era Raffaele Giunta, sorvegliato speciale di pubblica sicurezza e con condanne alle spalle. “Dopo lo scandalo mediatico – riferisce l’investigatore del Gico -, Giunta cambiò condotta” e si dimise. Viene citato anche un incontro all’interno della ditta di Giambattista Puccio “che i collaboranti indicano come organico alla stidda” che l’investigatore sostiene non vi sia stato per altri candidati alla carica di sindaco.  Riscontrate intercettazioni anche per la erogazione di contributi comunali a diversi soggetti che gli investigatori ritengono essere avvenuta in cambio del voto. Il maresciallo riferisce poi di altre conversazioni e dei riscontri documentali nella sottoscrizione sempre della liste Nuove Idee in cui “si riscontrano similitudini nella parte compilativa e nella firma” in parecchi casi tutti accompagnati da un compendio di intercettazioni. Finito l’esame del pubblico ministero inizia il controesame delle difese. L’avvocato Maurizio Catalano che difende i fratelli Nicosia assieme al collega Giuseppe Distefano, chiede lo specifico di una assunzione riferita nelle indagini come prova di scambio di favore elettorale. “Avete verificato la data dell’assunzione e per quale ragione venne assunto?”. La risposta è ‘no’. La persona in questione per la difesa, che produrrà gli atti, è stata assunta con provvedimento del giudice del lavoro, documenti che verranno prodotti anche per un altro caso di assunzione sì ma di “soggetto disabile con procedure che comunque esulano dal Comune”. E poi “Risultano contatti diretti tra Filippo e Giambattista Ventura (allora considerati reggenti del clan ndr) con i Nicosia?”. E tra i Nicosia e Venerando Lauretta (anch’egli considerato elemento di spicco)? La risposta in entrambi i casi è negativa “per quanto riguarda le intercettazioni”. Su una domanda specifica che riguarda la firma sul verbale di passaggio dei dipendenti dalla società di gestione rifiuti alla subentrante, incalzato dalla difesa, l’investigatore ammette che forse può esserci stato un fraintendimento sulla firma di Gaetano Nicosia (legittima) e Giuseppe Nicosia. E poi emerge che non ci sono stati incarichi dall’amministrazione Nicosia a Giovanni Moscato (poi eletto sindaco), ma a Roberto Moscato, tema su cui ha insistito anche l’avvocato Distefano che ha voluto venissero specificati anche i momenti in cui i collaboratori di giustizia hanno iniziato a rendere dichiarazioni. L’avvocato Rocco Di Dio per Vincenzo Gallo chiede se siano stati effettuati riscontri sulla effettiva legittimità dei contributi erogati dall’Economato a parecchie persone, se le stesse erano state segnalate dai Servizi sociali, se vi fosse una condizione di difficoltà anche per il passato o atti ufficiali di concessione di contributi in risposta a domande presentate. “Non siamo mai entrati nel merito ma abbiamo verificato l’intermediazione di soggetti che non ne avevano titolo”, risponde il maresciallo del Gico. L’avvocato Enrico Platania, che difende Giambattista Puccio e Raffaele Di Pietro chiede se siano state sentite le persone sulle presunte firme false apposta in loro vece per la presentazione delle liste. Ma che le firme siano state apposte artatamente “è una nostra interpretazione” dice l’investigatore e quelle persone non sono state mai sentite a sommarie informazioni. L’avvocato Giuseppe Seminara chiede ancora se vi siano stati contatti con il Giambattista Ventura e se fosse noto l’appoggio del boss a qualcuno. La risposta è “Sì, appoggiava il candidato Francesco Aiello, e lo aveva scritto in un post”. Per onore di cronaca, la posizione di Francesco Aiello e di Lisa Pisani entrambi candidati sindaco venne archiviata assieme ad altri indagati. Prossima udienza fissata al 12 marzo per sentire due collaboratori di giustizia.

(FONTE: Giada Drocker per AGI)