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Mafia nel Lazio, il faro della Dda su Durigon (Lega) e i rapporti con l’imprenditore arrestato

Mafia nel Lazio, il faro della Dda su Durigon (Lega) e i rapporti con l’imprenditore arrestato

di Clemente Pistilli

Gli inquirenti stanno scandagliando chi abbia pagato le feste elettorali tenute dallo stesso Durigon e il caso di un appartamento nel centro di Latina, nel cosiddetto palazzo “Pegasol”. La replica: “Estraneo ai fatti”

02 DICEMBRE 2020


Si allarga l’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Roma denominata “Dirty Glass” e punta ora ai rapporti tra l’imprenditore pontino arrestato, Luciano Iannotta, e l’ex potente sottosegretario al lavoro nel Governo gialloverde, il leghista Claudio Durigon, deputato pontino, il cosiddetto padre di Quota 100, fino al 2018 vicesegretario generale dell’Ugl e di recente nominato responsabile regionale del Carroccio.

Con gli undici arresti e i sequestri di quattro società compiuti due mesi e mezzo fa dalla squadra mobile di Latina, gli inquirenti hanno acceso un faro su quello che hanno indicato come un impero criminale costruito da Iannotta, fino a quel momento anche presidente della Confartigianato di Latina e del Terracina Calcio. Un sistema che sarebbe stato creato tra Roma e Latina da imprenditori senza scrupoli, faccendieri, criminali comuni e anche pubblici ufficiali, tra cui poliziotti, carabinieri, finanzieri e agenti dei servizi segreti. Tanto che in manette è finito anche il colonnello dell’Arma, Alessandro Sessa, già coinvolto nel caso Consip. Un’inchiesta in cui sono stati ipotizzati reati fiscali, tributari, fallimentari, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, intestazioni fittizie di beni, falso, corruzione, riciclaggio, accessi abusivi a sistemi informatici, rivelazioni di segreto d’ufficio, favoreggiamento reale, turbativa d’asta, sequestro di persona e detenzione e porto di armi da fuoco.

L’Antimafia sta ora approfondendo il filone del riciclaggio, ipotizzando che le aziende di Iannotta abbiano consentito di ripulire un fiume di denaro alla stessa criminalità organizzata, a partire dalla camorra, quello sulla rete di investigatori corrotti e agenti dei servizi deviati che l’imprenditore sarebbe riuscito a mettere al suo servizio, e sui rapporti appunto tra l’arrestato e l’esponente della Lega. Un accertamento quest’ultimo che sarebbe nato da un approfondimento che gli investigatori stanno compiendo sull’attività professionale di un attivo membro del direttivo leghista della provincia di Latina. Quest’ultimo, un giovane impegnato politicamente e nello sport nel capoluogo pontino, per un periodo avrebbe lavorato nelle società di Iannotta ed è stato anche citato dal pentito Agostino Riccardo, in passato esponente del clan di origine nomade Di Silvio, come uno dei politici con cui dialogava.

Il collaboratore di giustizia per provare le sue parole ha anche specificato che i dialoghi avvenivano tramite Messenger e ha fornito le password dei suoi social agli investigatori. Dagli interrogatori compiuti dagli stessi magistrati, sarebbe così emerso che per via del giovane dirigente leghista, molto vicino a Durigon, l’ex sottosegretario avrebbe avuto dei rapporti con Iannotta. Gli inquirenti stanno scandagliando chi abbia pagato le feste elettorali tenute dallo stesso Durigon, che è opportuno chiarire non risulta al momento indagato, e il caso di un appartamento nel centro di Latina, nel cosiddetto palazzo “Pegasol”, che l’imprenditore arrestato avrebbe messo gratuitamente a disposizione dell’ex sottosegretario e dei dirigenti della Lega di Latina.

Senza contare il particolare che il giovane dirigente da cui sono partiti gli approfondimenti sarebbe stato solito, per lungo tempo, fare visita in carcere ad Antonello Tozzi, pregiudicato di Latina che stava scontando una condanna a 26 anni di reclusione per l’omicidio di Francesco Saccone, esponente della criminalità beneventana, freddato a Latina in piazza Moro, in pieno giorno, il 17 marzo 1998, secondo gli investigatori per contrasti interni alla malavita sul traffico di droga. In carcere Tozzi è poi stato trovato in possesso di alcuni cellulari ed è stata scoperta della sua corrispondenza con un boss camorrista, ma appena uscito ha subito trovato lavoro proprio da Iannotta, che lo ha inserito anche nel direttivo di Confartigianato, nella veste di direttore generale della Italyglass corporate spa, dove siede ancora nonostante ora al timone dell’organizzazione degli artigiani vi sia un generale di corpo d’armata della Guardia di finanza in congedo, Fabrizio Lisi.

L’Antimafia sta cercando di chiarire quei rapporti tra l’uomo ritenuto al vertice di un impero criminale ed esponenti della politica, con “Dirty Glass” che in tal modo va ad intersecarsi con “Alba Pontina”, l’inchiesta sui Di Silvio, in cui i pentiti hanno sostenuto che erano stati ingaggiati nel 2016 per attaccare i manifesti a Latina di Noi con Salvini ed acquistare voti per l’allora consigliere comunale e attuale eurodeputato leghista Matteo Adinolfi. Senza contare che sempre in “Alba Pontina” sono emerse anche ipotesi di voti acquistati a favore dell’allora candidato sindaco e attuale capogruppo della Lega alla Regione Lazio, Angelo Tripodi. Tanto che per quanto riguarda quest’ultimo la Dda sta analizzando la posizione di un poliziotto che sarebbe a lui vicino e che sarebbe tra i tanti investigatori che erano di casa da Iannotta.

Pubblichiamo la precisazione di Durigon. Apprendo dal sito di Repubblica di un mio eventuale coinvolgimento nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Roma nei confronti di altri soggetti. Preciso, a tutela della mia reputazione e del mio buon nome, di essere totalmente estraneo al contesto descritto e agirò in tutte le sedi opportune, anche giudiziarie, per ripristinare la verità dei fatti.

Fonte:https://roma.repubblica.it/cronaca/2020/12/02/news/la_lega_e_la_mafia_nel_lazio_il_faro_della_dda_su_durigon_e_i_suoi_rapporti_con_l_imprenditore_arrestato-276695753/