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Mafia, la forza del clan per gestire in esclusiva la festa della Madonna

Respinto il ricorso contro la custodia in carcere per il fumus del reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso per il “padrone” della festa dedicata a Maria Stella del Mare

di Patrizia Maciocchi – Il Sole 24 ore

28 aprile 2023

Da anni non aveva rivali, era il solo a chiedere e ottenere dal Comune la gestione di una festa rionale dedicata alla Madonna del mare. Fino a quando un giovanissimo ha avuto l’ardire di proporre all’ente locale la sua candidatura per organizzare bancarelle e processione in onore di Maria Stella Maris. Un’istanza che il “monopolista” non ha gradito affatto. Tanto che avrebbe tentato di far cambiare idea al ragazzo con l’aiuto di un complice, secondo le accuse di un collaboratore di giustizia, affiliato ad un clan. La via scelta per persuadere la vittima erano le minacce e la richiesta di un “pizzo” di 10 mila euro, rafforzata dal metodo mafioso. La Cassazione ha dunque respinto la domanda del ricorrente di revoca della custodia cautelare in carcere, considerando solide le conclusioni raggiunte dal Gip e dal Tribunale del riesame e gli indizi a supporto della misura preventiva adottata, proprio in considerazione della forza intimidatrice, esercitata da chi fa intendere di avere alle spalle un’organizzazione mafiosa.

Le minacce al giovane

L’esclusiva sulla festa finisce così a settembre 2022, quando i due, dopo le denunce della vittima, sono stati arrestati su richiesta della procura distrettuale antimafia, che si è mossa anche sulla base delle intercettazioni, nelle quali il ragazzo il ragazzo veniva “avvertito” «dove ti vediamo vediamo, ti facciamo buchi buchi». L’alternativa, in assenza di un ripensamento, era versare i 10mila euro.

Con questo quadro il Tribunale del riesame ha convinto la Suprema corte riguardo al contesto di prevaricazione mafiosa nel quale è maturata la tentata estorsione. I giudici hanno valorizzato anche le insistenze dei genitori del giovane – ostinato a non piegarsi – per indurlo a fare un passo indietro, perché consapevoli che dietro l’agire del ricorrente «si agitavano criminali di grosso calibro». I giudici di merito hanno dato conto di come l’indagato «con sfrontatezza ha sottolineato nel corso di una conversazione, che l’attribuzione della festa era una sua prerogativa esclusiva, tanto che nessuno prima del (omissis) aveva osato avanzare una richiesta di autorizzazione al Comune». Segno inequivoco della condizione di assoggettamento e di omertà diffusa generata personalmente dal ricorrente e dal gruppo criminale di riferimento.

La forza intimidatrice del clan

Elementi ai quali il Tribunale ha aggiunto il contenuto delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia – scrive la Cassazione- secondo il quale il complice arrestato con il ricorrente, era affiliato ad un clan della Sacra Corona unita «che si occupava proprio della gestione di attività economiche con autorizzazione da parte del Comune». Per la Suprema corte, nella fase delle misure cautelari, per affermare il metodo mafioso, non occorre una concreta e verificata origine mafiosa della minaccia. Il giudice deve infatti, limitarsi a controllare se, verosimilmente, l’evocazione della forza del clan sia funzionale a creare nella vittima una condizione di particolare assoggettamento. Un timore che nasce dal rischio di dover fronteggiare la prevaricazione di un gruppo mafioso e non di un delinquente comune.

La denuncia del ragazzo ha dunque spezzato un monopolio durato anni su una festa religiosa, alla quale partecipano molti cittadini, oltre naturalmente al parroco e al sindaco. Per avere l’esclusiva bastava chiedere l’ok al Comune. E si otteneva sempre in assenza di altri pretendenti.

Fonte:https://www.ilsole24ore.com/art/mafia-forza-clan-gestire-esclusiva-festa-madonna-AEY5gOND