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Mafia ed ortofrutta.Ed ancora una volta il mercato di Fondi

Mafia e ortofrutta. Nove condanne per casalesi e corleonesi. E Sfraga a Marsala

E’ finito con nove condanne e sei assoluzioni il processo di primo grado a Santa Maria Capua Vetere sul cartello tra mafia siciliana e casalesi per monopolizzare il trasporto su gomma tra Sicilia, Calabria, Campania, Lazio e nei mercati ortofrutticoli di mezza Italia.
Alla sbarra elementi di spicco delle organizzazioni criminali campane e siciliane. Gaetano Riina, fratello minore del capo di Cosa Nostra, condannato 6 anni di carcere; Francesco “Cicciariello” Schiavone, cugino omonimo di “Sandokan” (12 anni e 9 mesi); il figlio di “Cicciariello”, Paolo Schiavone, per la prima volta condannato (10 anni e 3 mesi) e altri ex elementi di spicco di importanti famiglie di camorra come i clan Mallardo e Licciardi. Le condanne vanno dall’associazione mafiosa all’illecita concorrenza, intestazione fittizia di beni, estorsione e traffico d’armi. Era un vero e proprio cartello illegale, un patto di ferro tra mafia e camorra che faceva fare su e giù per il Paese i camion carichi di frutta e verdura. Su e giù, per far gonfiare i prezzi. Su e giù. Per andare al più grande mercato ortofrutticolo d’Europa, il Mof, a Fondi nel Lazio. Un patto, quello tra siciliani e casalesi, che, come ha sottolineato il pm antimafia di Nappoli Cesare Sirignano, ha prodotto “un aumento dei prezzi dei prodotti al consumo, danneggiando le tasche dei cittadini e creando un enorme vantaggio patrimoniale per chi ha controllato il mercato con metodi mafiosi”.
Coinvolti nell’inchiesta anche i fratelli Antonio e Massimo Sfraga, da Marsala, già condannati con il rito abbreviato in secondo grado dalla quinta sezione della Corte d’appello di Napoli confermando la condanna a tre anni di carcere che il 27 gennaio 2012 il gup partenopeo Antonio Cairo ha inflitto, per illecita concorrenza con minaccia o violenza in concorso, ai fratelli Antonio e Massimo Sfraga, di 47 e 40 anni, ex ras locali nel settore del trasporto dell’ortofrutta verso i mercati campani e laziali. Ai fratelli Sfraga, nel, lo Stato ha confiscato beni per un valore di sette milioni di euro. Massimo Sfraga, a dicembre dello scorso anno, era tornato in libertà.
Lo snodo centrale di questo faraonico business è il Mercato ortofrutticolo di Fondi. Mentre lo strumento di penetrazione è rappresentato dalla ditta «La Paganese» di Costantino Pagano, mezzosangue (un po’ imprenditore un po’ camorrista) vicino al gruppo di Francesco Schiavone «Sandokan». Il sistema, ricostruito dagli investigatori, funziona così: gli ordinativi dei commercianti convergono sulla ditta casertana da e per i mercati ortofrutticoli di Fondi, Aversa, Parete, Trentola Ducenta e Giugliano e da questi verso il Mezzogiorno ed, in particolare, verso i mercati siciliani di Palermo, Catania, Vittoria, Gela e Marsala. A occuparsi materialmente del grosso dei trasporti è la ditta di Pagano, anche se una parte meno consistente viene ridistribuita fra autotrasportatori più piccoli.
L’inchiesta è arrivata al processo e alle condanne grazie anche alle rivelazioni del collaboratore di giustizia, Gianluca Costa, 38 anni di Gela, con una condanna in secondo grado per associazione mafiosa. Così La Repubblica ha raccolto il suo racconto su come funzionava il sistema.

“Vivevo nel sistema dei casalesi che è legato al mercato di Fondi. Mi facevo i miei viaggi con l’ortofrutta. Su e giù per tutta l’Italia, con la stessa merce. E mi sarò chiesto tremila volte: ma questa insalata che fa migliaia di chilometri dall’Abruzzo alla Sicilia alla Germania, quanto arriva a costare a tavola? La domanda la feci anche a lui, al capo: ma perché la stessa roba la carichiamo e la scarichiamo da una parte all’altra? Mi rispose: “Tu non vedere e non sentire. I siciliani devono mangiare, e pure la camorra deve mangiare””. Costa è stato soprattutto un autista. Conosce il segreto di quei viaggi assurdi imposti ai prodotti lungo lo Stivale: solo per gonfiare il portafoglio dei clan. Basta quest’incredibile episodio: una lattuga coltivata in Abruzzo fa anche 3mila chilometri e 33 ore di viaggio prima di essere rivenduta in un mercato italiano o della Germania. Svela Costa: “Era il 2002, quella volta ci rimasi anch’io (sorpreso, ndr). Mi chiedono di caricare un camion di insalata fresca: 14 bancali, destinati alla Sicilia. Li scarico a Siracusa”. Sono i primi 815 chilometri. Servono a far scattare la tangente-trasporto del Riina e dei potenti fratelli Sfraga. Continua il pentito: “Una volta arrivato, mi dicono di non muovermi: quell’insalata la devono scaricare e ricaricare subito per Fondi. La tolgono dalle casse di legno, la gettano nei bins, di plastica, me la rimettono sul camion e la riporto nel basso Lazio”.

Intanto la famiglia Sfraga tra Marsala e Petrosino continua ad essere molto attiva nel campo dell’ortofrutta, non pesano negli affari le sentenze dei processi. Da qualche mese è in vita la Marsalfrutta Srl, e sembra avere già un buon fatturato. La società ha per oggetto il commercio all’ingrosso di frutta fresca, secca, prodotti ortofrutticoli anche conservati e prodotti alimentari in genere. E’ stata costituita il 16 gennaio scorso. Ha sede in via Nazionale a Petrosino. Titolari sono Giovan Battista Sfraga, 24 enne figlio di Antonio Sfraga, e Vito Siragusa, classe 1980. Entrambi hanno il 50% delle quote della società, dal capitale sociale di 10 mila euro.

(tp24)