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Mafia e stragi, scontro su Grasso il Pdl attacca il procuratore: farnetica

PALERMO – Proiettili e minacce per magistrati e imprenditori, da Caltanissetta a Palermo a Reggio Calabria, reazioni indignate del Pdl alle parole del procuratore nazionale antimafia sull’ “entità politica” favorita con le stragi del 93, un’ altalena di conferme e smentite sulle indiscrezioni relative alle inchieste sulle stragi e, sullo sfondo, una difficoltà di coordinamento fra le tre Procure che indagano sulla stagione delle bombe. Si torna a respirare aria pesante in Sicilia e non solo. Ieri, dopo le tre buste con proiettili e minacce di morte arrivate al procuratore di Caltanissetta Sergio Lari e ai protagonisti della svolta di Confindustria Sicilia Ivan Lo Belloe Antonello Montante, un’ analoga missiva è arrivata al procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone. Per i due magistrati il vicepresidente del Csm Nicola Mancino ha chiesto un immediato rafforzamento della tutela. «Operare in certi contesti senza il consenso vuol dire essere lasciati soli e questi sono segnali che in terre di infedeli contano tantissimo», dice il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso da Firenze mentre le sue parole sulla “strategia della tensione” messa in atto nel 93 da Cosa nostra suscitano reazioni risentite nel centrodestra. «Il procuratore Grasso è stato generico nello stabilire una connessione fra gli attentati di mafia del ‘ 93 e la nascita di quello che egli chiama una nuova entità politica – dice il presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto – Qualora, però, egli volesse far sua una interpretazione già corsa in settori giudiziari-giustizialisti-politici su un rapporto fra quella vicenda criminale e la nascita di Forza Italia, allora gli dovremmo dire con franchezza che la sua sarebbe una interpretazione farneticante e una gravissima testimonianza di un rinnovato tentativo di uso politico della giustizia». Gli replicano Laura Garavini del Pd e Luigi Li Gotti dell’ Idv che trovano “farneticante” invece «attaccare in questo modo chi è in prima fila concretamente nella lotta contro tutte le mafie ed è impegnato ogni giorno nel lavoro per scoprire la verità sulle più importanti stragi commesse da Cosa Nostra». Il procuratore nazionale antimafia non ritorna sull’ argomento alle prese, per altro, con non facili problemi di coordinamento tra i magistrati delle tre Procure i cui rapporti vengono resi sempre più complicati dalle recenti indiscrezioni che sfuggono al segreto istruttorio. E che ieri sera hanno spinto il ministro di grazia e giustizia Alfano a definire «da irresponsabili l’ uso di una libera stampa che danneggia indagini come quella sulla strage di Capaci con fughe di notizie». Che finiscono con l’ ingenerare un clima di diffuso sospetto. Dice il pm di Palermo Antonio Ingroia: «Se le cose scritte fossero vere saremmo davanti a una grave fuga di notizie. Se non sono vere c’ è qualcuno che vuole intorbidire le acque e dividere le procure di Palermo e Caltanissetta». Da mesi ormai i pm di Palermo, Firenze e Caltanissetta interrogano, uno dietro l’ altro, i due testimoni che hanno dato nuovo impulso alle indagini, Gaspare Spatuzza e Massimo Ciancimino, in una sorta di corsa a chi arriva prima a mettere a verbale dichiarazioni o a “mettere le mani” su documenti importanti, a cominciare dal “papello” a cui naturalmente tutte e tre le Procure ambivano e consegnato da Ciancimino a quella di Palermo. E i magistrati di collegamento della Dna faticano ad avere notizie sulle indagini e ancor di più a coordinare eventuali atti comuni.

(Tratto da Repubblica)