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Mafia, “è il tesoriere di Messina Denaro”. Sequestrati 60 milioni a imprenditore. “Finanziamenti anche da Banca Etruria”

Il Fatto Quotidiano, 2 agosto 2018

Mafia, “è il tesoriere di Messina Denaro”. Sequestrati 60 milioni a imprenditore. “Finanziamenti anche da Banca Etruria”

Giovanni Savalle non era mai stato coinvolto in inchiesta su Cosa Nostra. Oggi sono scattati i sigilli su 22 complessi aziendali, 12 pacchetti di azioni, 28 rapporti bancari, 47 fabbricati, 8 auto e la struttura dell’ex resort Kempisnsky di Mazzara del Vallo. Per i finanzieri, grazie ai rapporti con un membro del Cda, ottenne soldi da Banca Etruria mentre le sue aziende erano prossime al fallimento

di F. Q.

Un signor Nessuno. Mai un’indagine, nemmeno un collegamento, seppur lontano, con gli ambienti mafiosi. Giovanni Savalle era un perfetto sconosciuto agli uomini dell’Antimafia siciliana. Qualche precedente per reati economici e finanziari, niente di più. Adesso il ragionere 53enne, imprenditore alberghiero originario di Castelvetrano come il superboss latitante di Cosa Nostra, viene visto sotto un’altra luce dai finanzieri del Gico di Palermo e dai carabinieri del Ros, che gli hanno sequestrato un patrimonio di oltre 60 milioni di euro.

Quasi 63 milioni sequestrati

Aziende, conti, case, auto e villaggi non suoi. “È lui il tesoriere del boss Matteo Messina Denaro, sostengono il procuratore aggiunto Marzia Sabella e il pm della Dda di Palermo, Piero Padova, che hanno coordinato l’inchiesta sfociata nei sigilli apposti, su ordine del Tribunale di Trapani, a 22 complessi aziendali, 12 pacchetti di partecipazione al capitale di altrettante società, 28 rapporti bancari, 47 fabbricati, 8 autoveicoli e la struttura dell’ex resort Kempisnsky di Mazzara del Vallo, oggi “Giardini di Costanza”, per un valore complessivo di 62.922.867 euro.

Il finanziamento da Banca Etruria

La vicinanza al capomafia di Castelvetrano avrebbe consentito a Savalle, trovato mentre rientrava dalla Svizzera, di accumulare una fortuna e assumere rilevanti dimensioni nel tessuto economico della provincia di Trapani. Altre amicizie e rapporti, sostiene la procura, gli avrebbero fruttato un finanziamento da Banca Etruria in un periodo in cui le aziende del suo gruppo erano prossime al fallimento: i soldi sarebbero arrivati grazie ai suoi rapporti privilegiati con un membro del Consiglio di amministrazione dell’istituto di credito.

Il racconto del medico affiliato alla ‘ndrangheta

A parlare dei rapporti di Savalle col capomafia di Castelvetrano è stato il medico affiliato alla ‘ndrangheta Marcello Fondacaro che ha reso dichiarazioni anche su un altro imprenditore del settore finito sotto inchiesta, l’ex patron del Valtur, Carmelo Patti, poi deceduto. Per gli inquirenti, nel tempo Savalle avrebbe goduto dell’appoggio di influenti esponenti dell’associazione mafiosa come Filippo Guttadauro, cognato di Messina Denaro, Rosario Cascio, Giovanni Becchina, Girolamo Bellomo e Giuseppe Grigoli. Fondacaro ha raccontato che Savalle aveva rapporti col latitante di Castelvetrano attraverso il fratello della donna con cui Messina Denaro ha avuto una figlia. L’ex cognato del boss e l’imprenditore dovevano partecipare alla realizzazione di un villaggio a Isola Capo Rizzuto che prevedeva la partecipazione al 33% di Cosa nostra e ‘ndrangheta.

Le altre grane giudiziarie

Recentemente Savalle è stato rinviato a giudizio per falso in bilancio in concorso con il titolare di un grosso laboratorio di analisi e ambulatorio palermitano, mentre nel 2014 venne coinvolto in un’inchiesta della procura di Torre Annunziata su appalti affidati per il recupero e il restauro dell’area archeologica di Pompei, “pilotati” in direzione sempre delle stesse imprese, tra le quali la Società Mediterranea spa aggiudicataria dei servizi di ristorazione, riconducibile al trapanese.