Jamil El Sadi 14 Settembre 2023
A sul versante orientale della Sicilia resta indiscussa la leadership della storica famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano. È quanto emerge dalla relazione semestrale della Dia che fa luce sul secondo semestre del 2022. Oltre alla spiccata capacità di perseguire “qualificati interessi economici in molteplici settori dell’economia legale”, tramite attività di riciclaggio e reinvestimento di capitali illeciti, “la principale fonte di finanziamento di tutte le consorterie rimane comunque il traffico e la gestione dello spaccio di sostanze stupefacenti i cui elevati profitti garantiscono il sostentamento anche delle famiglie dei detenuti e, quindi, un elevato consenso sociale”. La Dia fotografa, dunque, un quadro molto simile a quello emerso per la provincia di Palermo.
“Proprio con riferimento agli stupefacenti, sembrerebbe essere aumentato l’impiego di giovani (anche minori) originari delle aree urbane più degradate e utilizzati come manovalanza (vedette o pusher) nelle locali piazze di spaccio – si legge nella relazione -. L’altissimo tasso di devianza minorile, correlato agli allarmanti livelli di dispersione scolastica, intorno al 25%, pone Catania al primo posto della classifica tra le quattordici città metropolitane140 del nostro Paese”. Nell’etneo, Cosa nostra infiltra l’economia legale, con l’usura e le pretese estorsive in danno di commercianti e imprenditori, per acquistare di piccole e medie imprese “mediante le quali reinvestire i proventi illecitamente accumulati”. In questo contesto, “il rapporto imprenditore/criminalità mafiosa emergerebbe come un binomio fortemente ambiguo; diversi episodi giudizialmente accertati comproverebbero come imprenditori e commercianti si rivolgano direttamente alla criminalità organizzata sia per il classico ‘recupero’ di crediti vantati, sia per garantirsi, in maniera preventiva, la cd. ‘protezione'”.
Secondo gli investigatori, nonostante siano stati indeboliti dalle numerose operazioni, i Santapaola-Ercolano continuano a rappresentare “l’espressione più pericolosa della forza e della aggregazione che ancora oggi il nome Santapaola- Ercolano esercita sulla città e sui paesi della provincia”, come riportato nell’ordinanza di custodia cautelare dell’operazione “Agorà” del 16 giugno 2022.
Nel centro città “la consorteria è organizzata in squadre che prendono il nome dal quartiere di riferimento ed alle quali viene riconosciuta una certa autonomia organizzativa e decisionale; nel resto della provincia, in assenza di una gestione diretta, l’organizzazione è rappresentata da sodalizi stanziali146 che garantiscono una pluralità di interessi criminali ed un sempre più capillare controllo del territorio”, scrivono.
Le investigazioni, oltre a documentare il capillare controllo del territorio esercitato mediante la gestione di un fiorente traffico di droga e di alcune attività estorsive in danno di imprenditori locali, “hanno delineato l’evoluzione delle dinamiche associative della famiglia stessa, individuandone anche il reggente definito uomo d’onore riservato”. In alcuni passaggi dell’ordinanza dell’operazione “Sangue Blue” si legge infatti: “(…) L’uomo d’onore riservato viene ‘fatto’ dai familiari stretti ed è noto solo a chi lo ha ritualmente affiliato che poi decide quando e se presentarlo … Le ragioni per le quali si fa un uomo d’onore riservato sono le più varie, tra le altre v’è anche la possibilità di utilizzarli in modo occulto evitando di ‘bruciarlo’ (…)”. La Dia sottolinea nuovamente tra i tratti connotanti la famiglia Santapaola-Ercolano, “oltre alla nota pericolosità derivante dalla forza intimidatoria, emerge la spiccata capacità di permeare l’economia reale infiltrando il tessuto imprenditoriale sano”.
Secondo ulteriori indagini, gli stupefacenti e le armi rappresentano settori di particolare interesse anche per altre organizzazioni criminali, italiane ma anche straniere. Gli investigatori sottolineano, inoltre, “la sottaciuta capacità mafiosa di condizionare gli apparati amministrativi degli Enti locali” per la quale “resta alta l’attenzione verso i segnali che possano far ipotizzare il tentativo di infiltrazione mafiosa negli apparati della pubblica amministrazione”.
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