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“Mafia, corretto riaprire i processi”. Sì, ministro Alfano, ma per Fondi non sembra che voi del Governo vi stiate comportando come dovreste

Il ministro della Giustizia Alfano difende i pm che indagano sulle stragi: “Nessuno disegno politico”
«Come paese abbiamo già consolidati risultati derivanti dalle indagini svolte da volenterosi magistrati. Se vi saranno elementi per riaprire i processi sulle stragi i magistrati lo faranno con zelo e coscienza». Il ministro della Giustizia Angelino Alfano arrivando a Gubbio per il seminario del Pdl, commenta così le parole di ieri di Gianfranco Fini («Non dobbiamo dare il sospetto di non voler accertare la verità sulle stragi di mafiua»).

Il Guardasigilli non cerca alibi: «Siamo convinti che nessuno abbia intenzione di inseguire disegni politici, ma solo un disegno di verità». Alfano rimarca però come ci sia «una componente della mafia che ha motivi di rancore contro Berlusconi che l’ha combattuta con i fatti e non con le parole». A chi gli chiede un commento sull’affondo del presidente della Camera Gianfranco Fini, Alfano replica: «Fini ha ribadito che c’è un accanimento giudiziario nei confronti del presidente Berlusconi. Se c’è un uomo di governo che più di ogni altro può vantare risultati straordinari nella lotta alla mafia -ribadisce il ministro- è Silvio Berlusconi. Non parole straordinarie, ma fatti straordinari».

Alfano ricorda i risultati ottenuti nella lotta alla criminalità organizzata e rivendica come questa sia una priorità del governo tanto è vero che la legge le intercettazioni non sono ancora legge e nemmeno il processo penale, mentre invece è legge il pacchetto di contrasto alla criminalità organizzata. In particolare il Guardasigilli sottolinea il valore della confisca dei beni dei mafiosi e del carcere duro, misure dalle quali genera il «rancore» nei confronti del premier. Alla domanda se le inchieste possano minare la credibilità del governo, Alfano risponde: «Non abbiamo queste preoccupazioni, riteniamo che il governo si sia qualificato per l’esatto contrario, per il contrasto alla criminalità organizzata, un contrasto con esiti straordinari».

Di parere opposto invece il ministro Rotondi. «Non so come definire le sconcezze sulla stampa e i sinistri avvisi che arrivano dalla Procura di Palermo» avverte dal palco di Gubbio il titolare per l’attuazione del programma. Rotondi punta l’indice sulla riapertura delle indagini da parte dei giudici siciliani e ricorda la vicenda di Giulio Andreotti: «Abbiamo fatto i conti con il processo a Giulio Andreotti, trascinato nella vergogna per aver combattuto la mafia. A chi da Palermo vuole intimidirci diciamo che questo Governo non fermerà la lotta alla malavita, che non fa progredire il Sud».

(Tratto da La Stampa)