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Mafia. Castelli attacca Saviano: “ma va a ciapà i ratt”

Duro attacco del viceministro Castelli, all’autore di “Gomorra” oggi a Milano, dove ha ricevuto un diploma horonis causa dall’Accademia di Belle arti di Brera. Saviano, oltre ad aver parlato di legalità e lotta alla mafia, ha commentato le recenti polemiche che hanno riguardato l’arcivescovo Dionigi Tettamanti: “Milano è la più grande città del sud d’Italia, i meridionali nel corso degli anni hanno contribuito a far crescere la produttività”. “Poveri milanesi – replica sarcastico Castelli -. A furia di chinare il groppone per lavorare, adesso devono sorbirsi le paternali dell’universo mondo. L’ultimo ‘maestrino’ è l’ennesimo professionista dell’antimafia Saviano – prosegue il leghista -, il quale viene da una terra che per condizioni politiche e sociali, sicuramente ha molto da insegnare”

Un riconoscimento che “aiuta a percepire di non essere solo e che le tue parole sono anche quelle di altri”: con queste frasi l’autore di ‘Gomorra’, Roberto Saviano, ha accolto oggi il diploma di secondo livello in comunicazione e didattica dell’arte honoris causa conferitogli a Milano dall’ Accademia di Brera. Saviano è stato anche insignito del titolo di socio onorario dell’ accademia.
“Quando ho ricevuto l’invito – ha detto lo scrittore – ero molto felice perché sapevo di entrare in un tempio dell’arte. E’ la prima volta che mi capita un riconoscimento del genere e capita al Nord e non al Sud”. Per questo Saviano ha tenuto a dedicare il diploma “ai meridionali di Milano, che in realtà sono i veri milanesi”.
Ad ascoltare e applaudire lo scrittore c’erano diverse centinaia di studenti dell’ accademia, e ad omaggiarlo al tavolo dei relatori anche il Premio Nobel Dario Fo.

Poi, incalzato sui temi dell’attualità dalle domande dei cronisti presenti in Aula, Roberto Saviano è tornato a puntare l’indice contro il rischio di infiltrazioni mafiose nei cantieri dell’Expo 2015. “Il rischio c’è ed è enorme – ha detto il giornalista/ scrittore – non bisogna negare il problema ma affrontarlo, senza ritenere questa una accusa come spesso avviene, ma una presa d’atto”. Il parallelo è con la ricostruzione post- terremoto in Abruzzo: “Quando si denunciava il rischio di infiltrazioni criminal nei cantieri abruzzesi, molti rispondevano che vedevo nero dappertutto, poi hanno già fermato due imprese legate alla Camorra: bisogna tenere gli occhi ben aperti”.

Ai giornalisti che gli chiedevano un suo commento sulle dichiarazioni del Guardasigilli, Angelino Alfano, che parlando dei magistrati aveva sottolineato come fosse necessaria meno presenza in televisione e più lavoro nei tribunali, Saviano risponde: “La professionalità ha la priorità nell’equilibrio del silenzio, ma la luce spesso salva i processi”. “Capisco la necessità di lavorare in silenzio perchè le Procure tutelino il proprio lavoro – ha continuato lo scrittore – ma bisogna guardare quante volte la luce ha fatto bene ai meccanismi giudiziari”.

Berlusconi da Bonn annuncia che metterà mano alla Costituzione? “Sono quasi certo che gli italiani non permetteranno il cambiamento della Costituzione”, replica Saviano. “Le 500mila firme raccolte in pochi giorni sono una risposta democratica che dice che non si possono prendere da soli certe decisioni”. Un’altra conferma è arrivata, secondo lo scrittore, dalla bocciatura del Csm sul processo breve, una decisione “che ha il significato di difendere la Costituzione”.

Poi, senza entrare mai nel merito della vicenda processuale del senatore del Pdl Marcello Dell’Utri, Saviano spiega che “i pentiti non fanno accuse ma dovrebbero dare tracce di prove che poi spetta alla magistratura portare avanti: non si può partire solo dalla dichiarazione di un pentito per negare o sostenere una posizione”.
In merito all’ipotesi di cambiare la legge sui collaboratori di giustizia, l’autore di “Gomorra” afferma che “è molto rischioso cambiarla perché la forza dei pentiti ha permesso, per esempio, di istruire due giganteschi processi come quello di Palermo contro Cosa nostra e quello di Santa Maria Capua Vetere contro i Casalesi, che tra l’altro si chiuderà nei prossimi giorni con la sentenza di terzo grado nel silenzio dei media nazionali”. “I pentiti sono fondamentali non per le dichiarazioni che fanno, ma perché dalle loro dichiarazioni si può arrivare alla verità”.

Infine, commentando i dati nella lotta alla mafia forniti in questi giorni da vari esponenti del governo, l’autore di Gomorra ha affermato che “Maroni ha sicuramente fatto molto, ciò che è stato fatto da lui nel casertano non è stato fatto dai governi precedenti, detto ciò siamo solo all’inizio, bisogna proseguire su questa strada”.
Oltre ad aver parlato di legalità e lotta alla mafia, lo scrittore ha poi commentato le recenti polemiche che hanno riguardato l’arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanti. “Quando sento chi invita il cardinale Tettamanzi a occuparsi di più dei milanesi, penso che forse queste persone non sanno chi sono veramente i milanesi – ha sottolineato Saviano -. Milano è la più grande città del sud d’Italia, i meridionali nel corso degli anni hanno contribuito a far crescere la produttività”.

Ma le dichiarazioni di Saviano infastidiscono il viceministro dei trasporti e delle infrastrutture Roberto Castelli: “Poveri milanesi. A furia di chinare il groppone per lavorare, lavorare e lavorare senza pensare ad altro, adesso devono sorbirsi le lezioni e le paternali dell’universo mondo. L’ultimo maestrino arrivato, di cui sentivamo tanto il bisogno, è l’ennesimo professionista dell’antimafia Saviano, il quale viene da una terra che per condizioni politiche e sociali, sicuramente ha molto da insegnare”, è il commento del leghista che aggiunge: “Meriterebbe una risposta più secca. Ma siamo a Natale e l’ineludibile bonomia lombarda mi fa soltanto esprimere un invito: ‘ma va a ciapa’ i ratt”.

E scatenano la risposta del capogruppo di Italia dei Valori alla Camera Massimo Donadi: “Le parole di Castelli c sono aberranti e offendono tutta l’Italia e tutti i cittadini onesti. L’esponente leghista si deve vergognare e deve chiedere immediatamente scusa allo scrittore che vive 24 ore su 24 sotto scorta per aver svelato i traffici dei clan”.
“Chiediamo al ministro dell’Interno Maroni – aggiunge Donadi – di intervenire in difesa di Saviano, simbolo e soprattutto strumento della lotta alla mafia, e di chiarire le parole del suo collega di partito. Chiediamo anche al leader della Lega, Bossi, ed ai ministri del Carroccio di dire se condividono le parole del viceministro. Dopo aver negato la richiesta d’arresto nei confronti di Cosentino – conclude il capogruppo Idv -, questa maggioranza attacca Saviano. Al peggio non c’è mai limite”.
Frida Roy

(Tratto da AprileOnline)