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Mafia, Cassazione annulla con rinvio proscioglimento di Mario Ciancio Sanfilippo

Il Fatto Quotidiano, Mercoledì 14 settembre 2016

Mafia, Cassazione annulla con rinvio proscioglimento di Mario Ciancio Sanfilippo
Contro il proscioglimento avevano presentato ricorso la Procura di Catania e i due fratelli del commissario della Polizia di Stato Beppe Montana, ucciso dalla mafia, Dario e Gerlando, assistiti dall’avvocato Goffredo D’Antona

di F. Q.

La Quinta sezione della Cassazione ha annullato con rinvio a un altro gup di Catania la sentenza di “non luogo a procedere” emessa, il 21 dicembre scorso, dal giudice dell’udienza preliminare Gaetana Bernabò Distefano sulla richiesta di rinvio a giudizio per concorso esterno avanzato nei confronti dell’editore Mario Ciancio Sanfilippo. Contro il proscioglimento avevano presentato ricorso la Procura di Catania e i due fratelli del commissario della Polizia di Stato Beppe Montana, ucciso dalla mafia, Dario e Gerlando, assistiti dall’avvocato Goffredo D’Antona.

Il potente editore catanese, direttore e patron del quotidiano La Sicilia e di una serie di televisioni e giornali locali, era finito sotto indagine nel 2007, ma nel 2012 la procura etnea ne aveva chiesto l’archiviazione. Richiesta bocciata dal gip, che aveva ordinato nuove indagini: tre anni dopo, ecco che i pm chiedevano di processare Ciancio, raccogliendo però il pollice verso del giudice il 21 dicembre 2015.

Gli ermellini invece hanno accolto la richiesta del Pg della Cassazione che aveva chiesto l’annullamento con rinvio del provvedimento, mentre i legali di Mario Ciancio Sanfilippo, gli avvocati Giulia Buongiorno e Carmelo Peluso, la conferma della sentenza del Gup. Il fascicolo torna al presidente dei Gip di Catania, Nunzio Sarpietro, che dovrà assegnarlo a un nuovo Gup. La Cassazione ha emesso il dispositivo, le motivazioni saranno depositate successivamente.

Nelle motivazioni del primo grado – in quasi 170 pagine e citando la sentenza Contrada – il concorso esterno alla mafia veniva considerato “una figura che si potrebbe definire quasi idealizzata nell’ambito di un illecito penale così grave per la collettività”.