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Mafia Capitale, quello che i romani non dicono

Non dicono che ci sono i mafiosi. Né che esistono i boss. Non dicono che i clan mettono le mani sugli appalti. Né che si spartiscono gli affari. Non dicono che esiste, Mafia Capitale. Perché altrimenti dovrebbero ammettere l’esistenza “di un patto di reciproca convenienza”. E caso mai pure della presenza sulle proprie terrazze con vista sul Cupolone anche di gente poi arrestata.

Perché i romani fanno così fatica a riconoscere l’esistenza di Mafia Capitale? E allora piuttosto parlano di cravattari, tangentari. ma mai di mafiosi? Meccanismo giù visto nella Palermo degli anni ‘70 e poi a Reggio Calabria: “c’erano i pecorai, ma non i mafiosi”, ricorda il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone. E questo è “riduzionismo”, analizza il suo vice, Michele Prestipino, procuratore aggiunto della capitale. Sminuire, ridurre, rinominare, per cercare di polverizzare la portata dell’inchiesta che ha portato in carcere boss di lungo corso come Massimo Carminati, ex Nero, ma anche gente ben inserita negli ambienti della sinistra, come Buzzi. O Odevaine.

Destra e Sinistra, insieme. Tutti insieme, appassionatamente, come nel trenino di una di quelle feste della Grande Bellezza. Tutti insieme, l’attrice famosa, il presentatore televisivo, il cantante neomelodico. E poi l’idolo calcistico.

Di ” quello che i romano non dicono” parliamo sabato, in una nuova puntata di Storiacce – sabato 21.30 (replica domenica a mezzanotte, poi podcast), che parte proprio da una delle terrazze di questa Roma promiscua e decadente. Terrazze che alimentavano la rete dei vip, costruita dai Re di Roma, titolo prima di un’inchiesta per l’Espresso, ora di un libro di Lirio Abbate e Marco Lillo (Chiarelettere). Che racconta anche dell’affare da 5 milioni del Pupone, Francesco Totti, non indagato in quest’inchiesta. Ma è corretto, come fa il sindaco Ignazio Marino, dire che “Totti non si tocca?”. Ci sono degli idoli che sono più sacri di ogni altro valore?

Lo stesso sindaco che ha appena messo alla guida dell’ufficio decentramento amministrativo l’ex direttore dell’Ufficio anti corruzione e trasparenza, rimosso quando è venuta fuori la notizia della sua iscrizione. Due mesi dopo ha già un nuovo incarico. Tutto lecito, ma proprio opportuno?

I romani questo non lo dicono. Storiacce, sabato 21.30