Mafia capitale, il pm: «Appalti della pubblica amministrazione gestiti come fette di caciotta»

maxiprocesso al «Mondo di mezzo».
«Mai come nel processo contro Mafia Capitale si sono avute tante prove per dimostrare la corruzione
tra funzionari pubblici e imprenditori corrotti: dalle migliaia di pagine di intercettazioni, dai pedinamenti e grazie alle
microspie e agli accertamenti finanziari, emerge un insieme di prove che è il “karaoke” della corruzione». Così ieri il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Luca Tescaroli hanno chiuso la requisitoria del processo ai 46 imputati
da due anni alla sbarra nell’aula bunker di Rebibbia. Oggi formuleranno le richieste di condanna. Una ventina di
indagati deve rispondere di associazione mafiosa: tra loro, oltre a Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, il braccio destro dell’ex Nar, Riccardo Brugia, la “testa di ponte” tra l’organizzazione e le istituzioni, Fabrizio Testa, l’ex Ad di Ama Franco Panzironi e l’ex consigliere prima comunale e poi regionale Luca Gramazio.
Non ha dubbi, la procura, nel ribadire come l’associazione capeggiata da Buzzi e Carminati abbia messo le mani su Roma.