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Mafia, appalti e… il business della formazione professionale

Alberto Castiglione 29 Giugno 2023

Dal tramonto all’alba” è un film degli anni ’90 dalla splendida sceneggiatura che tratteggia una trama inquietante. In una delle scene clou la bellissima Salma Hayek alias Santanico Pandemonium invita i vampiri a banchettare annunciando: “La cena è servita!”.
Se dovessimo paragonare quello che sta accadendo in Sicilia nel settore degli appalti delle  grandi opere lo accosteremmo sicuramente alla scena appena descritta e tutto calzerebbe alla perfezione! Il famoso “tavolino” (strumento di controllo e gestione degli affari legati agli appalti) ideato da Angelo Siino con la supervisione di Totò Riina alcuni decenni fa, non è mai passato in sordina, anzi si è perfezionato col tempo. Approfondisco l’argomento con il Segr. Gen. della Fillea Cgil Sicilia, Giovanni Pistorio (in foto).

– In una recente intervista su La Repubblica l’Avvocato Nino Caleca ha ribadito la necessità di tenere alta la guardia sul nuovo codice degli appalti poiché c’è il rischio concreto di tornare ai tempi, appunto, del cosiddetto tavolino. Rispetto alle preoccupazioni dell’Avv. Caleca, quale è il suo punto di vista?
Ne condivido sicuramente sia l’analisi che le preoccupazioni: in questo momento storico, alle nostre latitudini, si corre qualche rischio in più in quanto il pericolo che si possa ricreare il tavolino di Siino, ministro dei lavori pubblici di Cosa Nostra, c’è ed è reale in tutto il Paese ma da noi in Sicilia il problema è che il sistema si è evoluto, e parecchio.
In Sicilia la mafia oggi è in grado di determinare non solo l’assegnazione degli appalti ad un ristretto gruppo di amici, ma anche le condizioni affinché questo sistema possa diventare totalizzante.

– In che senso totalizzante?
Ad inizio anni ’90 il sistema Siino fu sostituito da un altro sistema nel giro di neanche 24 ore.  Prima di Siino, Cosa Nostra si era inserita nella gestione dei lavori conto terzi e nei subappalti  elargendo anche dazioni ai politici. Ad un certo punto questi  rapporti non furono curati più da Siino ma da Giovanni Bini del gruppo Calcestruzzi spa. Questo rappresentava, a tutti gli effetti, l’inserimento a sistema anche delle grandi aziende di livello nazionale, istituendo un comitato d’affari sovraordinato costituito da imprenditori, gruppi finanziari e bancari, politici e mafiosi. Possiamo tranquillamente affermare che il sistema Siino era parassitario e predatorio. Quello più recente ed evoluto era costituito da una fitta e complicatissima trama che però lo rendeva, e lo rende, molto difficile da scardinare.

– Quando parla di contesto diverso qui in Sicilia, esattamente a cosa si riferisce?
A differenza delle altre mafie Cosa Nostra ha in maniera naturale e connaturata il rapporto con la politica e la pubblica amministrazione. Un rapporto che però è paritario con la politica, ma anche con la burocrazia e la grande finanza. E’ un modello che determina i pericoli maggiori se lo mettiamo in relazione con  il nuovo codice degli appalti che è un codice criminogeno perchè annichilisce nei fatti tutto e permette alla mafia  di determinare anche il sistema di ideazione degli appalti, mafia che, a questo punto, proverà a controllare radicalmente le istituzioni democratiche:  il codice, infatti,  prevede che per gli appalti sotto i 150 mila euro i Sindaci possano affidare in maniera diretta i lavori, senza confronto delle offerte, fino a 5 milioni di euro invece potranno  affidare gli appalti senza bando ma con procedura negoziata. In Sicilia il 95% degli appalti è sotto la soglia dei 5 milioni: saranno queste le norme che regoleranno il sistema degli appalti in Sicilia, se poi aggiungiamo che potrebbe essere condizionante ai fini dell’assegnazione dei lavori anche il sistema delle forniture, della selezione della manodopera e anche del sistema della formazione professionale atta a qualificare quel gruppo di lavoratori in un determinato lavoro, insomma, il cerchio si chiude!

– Formazione professionale? C’è un interesse di mafia e gruppi di potere in questo settore?
Si. Temo che ci siano interessi specifici rispetto alla formazione professionale che possono interessare il settore edile ma anche e soprattutto la formazione nei settori professionali collegati all’edilizia.
Un’affermazione pesante questa Segretario, che immagino scaturisca da segnali che come Fillea Cgil Sicilia avete letto e leggete sul territorio e che avete la capacità di interpretare…

– Insomma, a conti fatti, possiamo affermare che, in questo scenario, c’è un rischio concreto di tenuta democratica?
E’ concretissimo il rischio  che un intero contesto sociale potrebbe essere occupato da attività assegnate o gestite in maniera illecita.  Sino ad oggi, e penso anche domani, ci saranno amministrazioni che resisteranno a pressioni e minacce, ma da dopodomani, proprio perchè nella sua natura, Cosa Nostra tenterà di condizionare anche i processi democratici per appropriarsi interamente delle attività economiche sul territorio.

– Come sindacato, la  Fillea Cgil Sicilia, che “armi” ha messo in campo per provare a contrastare tutto questo?
Si pensava che il governo regionale, in quanto a conoscenza delle criticità del nostro territorio, su queste materie aprisse un confronto prima del recepimento del nuovo codice degli appalti, invece così non è stato, ma vado oltre: così come ha denunciato il Segr. Gen. della Cgil Sicilia Alfio Mannino, già nella passata legislatura avevamo presentato al governo regionale la bozza di un protocollo di legalità ma nonostante le prime manifestazioni di interesse non siamo mai stati convocati sullo stesso protocollo né dall’attuale né dal precedente governo. Siamo rammaricati che questo ancora non sia avvenuto. Negli ultimi mesi inoltre, in maniera più diffusa, stiamo proponendo come organizzazione sindacale, alle singole amministrazioni comunali, la possibilità di sottoscrivere accordi di legalità specifici in sede locale per innalzare i livelli di tutela nel sistema di aggiudicazione degli appalti, e nel complesso, delle tutele dei lavoratori e della loro sicurezza.

Insomma, un impegno costante quello della CGIL rispetto al tema delle infiltrazioni mafiose negli appalti, che solo mafiose non sono abbiamo ormai capito, e che rappresenta dunque un pericolo per la stessa vita democratica nella nostra regione, una aggressione totalizzante come si è detto che poco spazio lascerebbe a qualunque tentativo di contrasto se non si interviene per tempo e con interventi normativi efficaci e opportuni. Il cammino è tortuoso, forse lungo, ma va assolutamente tracciato al più presto…

fonte:https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/261-cronaca/96229-mafia-appalti-e-il-business-della-formazione-professionale.html