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Mafia al nord, allarme di Draghi: “a rischio crescita e democrazia”

MILANO – Le infiltrazioni della malavita possono frenare la crescita del cuore produttivo dell’ Italia e tradursi nella perdita di punti di Pil. E’ il monito lanciato ieri a Milano da Mario Draghi, governatore della Banca d’ Italia, in un incontro sulle mafie al Nord organizzato da Libera e dall’ Università. «Il prezzo che una società paga quando è contaminata dal crimine organizzato, in termini di peggiore convivenza civile e mancato sviluppo economico, è alto», avverte Draghi due giorni dopo la presentazione della relazione della Direzione nazionale antimafia che parla di una Lombardia «colonizzata» dalla ‘ ndrangheta. «Contrastare le mafie, la presa che esse conservano al Sud, l’ infiltrazione che tentano nel Nord, serve a rinsaldare la fibra sociale del Paese ma anche a togliere uno dei freni che rallentano il cammino della nostra economia». E a riprova delle sue preoccupazioni, il numero uno di Bankitalia mostra i dati, finora inediti, di un’ analisi condotta per la commissione antimafia sull’ incidenza della presenza della criminalità nell’ economia. Lo studio rivela che in due regioni di recente «contagio» mafioso, la Puglia e la Basilicata, l’ arrivo dei clan ha comportato «una perdita di Pil di 20 punti percentuali, essenzialmente per minori investimenti privati». Un destino simile potrebbe un giorno toccare alla Lombardia, dove «l’ infiltrazione delle cosche avanza». Le province più colpite sono quelle di Milano, Bergamoe Brescia, dove sono concentrati i quattro quinti delle denunce per associazione mafiosa dell’ intera regione. E proprio nella regione dove si produce un quinto del Pil italiano sono documentate un’ impennata di denunce per riciclaggio di capitali illeciti e per usura, «reati più silenziosi» rispetto agli omicidi, che continuano a essere poco frequenti al nord, ma comunque «spesso riconducibili a soluzioni criminali di stampo mafioso». E il quadro può essere aggravato dalla crisi: «Non poche imprese, che hanno visto drammaticamente ridursi i flussi di cassa e il valore di mercato, sono diventate più facilmente aggredibili dalla criminalità». In questa fase le banche, allora, «non devono lasciare sole le aziende in difficoltà». Per questo Draghi annuncia «una proposta» per modificare la legge che fissa le soglie antiusura: il sistema che c’ è ora, «con i tassi molto bassi come quelli attuali esclude dall’ accesso al credito molti individui», va reso «più flessibile», con soglie più alte quando i tassi sono bassi e viceversa. I piccoli imprenditori, inoltre, sono meno difesi dei grandi sul piano legislativo: «Bisogna estendere a loro le protezioni della legge fallimentare previste per le grandi aziende». Ma i timori di Draghi riguardano anche la politica che fa affari con i boss. E richiamando i casi di Bordighera, in provincia di Imperia,e di Desio, in provincia di Monza, i due comuni a guida Pdl travolti dalle infiltrazioni mafiose, il governatore dice che quelli «sono attentati alla democrazia». Sul fronte della lotta al riciclaggio, poi, le segnalazioni sono ancora troppo poche: la dinamica è in accelerazione – «siamo passati da 12.500 Segnalazioni nel 2007 a 37.000» – ma mancano all’ appello professionisti e altri operatori: «I potenziali segnalanti sarebbero diverse centinaia di migliaia, ma nel 2010 sono pervenute solo 223 segnalazioni». L’ analisi di Draghi è impietosae fondata sui numeri. Ma non tutti la condividono. Riccardo De Corato, vice sindaco di Milano, ci vede un «allarmismo ad orologeria». In sintonia con le parole del governatore, invece, Pierluigi Bersani e Giuseppe Lumia, del Pd. E a chiedere che nella lotta alla ‘ ndrangheta in Lombardia non siano «consentiti allentamenti di tensione, né pericolose illusioni»è don Ciotti, il fondatore di Libera.

DAVIDE CARLUCCI

(Tratto da Repubblica)