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Mafia ad Ostia, tangenti ed appalti illeciti per gli stabilimenti balneari. Un grazie di cuore ai magistrati della dda di roma

Pilotavano la gestione degli appalti pubblici e la concessione di stabilimenti balneari lungo il litorale romano di Ostia. Questa mattina è partita una operazione condotta in sinergia dalla polizia di Stato, dall’Arma dei carabinieri e dalla guardia costiera, coordinata dalla locale Direzione distrettuale antimafia, nel corso della quale sono stati eseguiti provvedimenti restrittivi della libertà personale e numerose perquisizioni a carico di esponenti della criminalità lidense: imprenditori e pubblici ufficiali che avevano messo in atto un impianto corruttivo per manovrare, ad esempio, appalti per servizi di pubblico interesse come le concessioni demaniali degli stabilimenti balneari.

Nove persone sono accusate di abuso d’ufficio, turbata libertà degli incanti, falsità ideologica, concussione e corruzione. Oltre a una serie di reati finanziari. Al centro della vicenda l’affidamento di uno stabilimento molto noto ad Ostia, l’Orsa Maggiore. Per molto tempo del Cral delle Poste e poi affidato in men che non si dica ad una azienda costituita ad arte. Gli inquirenti, che contestano anche l’aggravante del metodo mafioso, ritengono che gli indagati finiti in carcere o ai domiciliari hanno realizzato le loro condotte criminose “per agevolare il clan Spada, federato ai Fasciani, ed egemone nel territorio di Ostia”. In carcere sono stati messi: Aldo Papalini, 66 anni, già direttore dell’ufficio tecnico e dell’unità operativa ambiente del XIII municipio; Armando Spada, 47 anni, ritenuto punto di riferimento del clan e chiamato “capo mafia” in alcune intercettazioni. In carcere anche Cosimo Appeso, 49 anni, luogotenente della Marina militare. “Violando le più elementari norme che conformano il procedimento amministrativo, in assenza di alcuna effettiva istruttoria e contraddittorio, Papalini” avrebbe prima disposto la revoca e la decadenza della concessione al Cral per poi riaffidarla “immediamente ad altro operatore, individuato attraverso una procedura ad (asserita) evidenza pubblica (consumatosi in un arco temporale di si soli 5 giorni) in una società (Bludream srl) costituita ad hoc solo qualche giorno prima”.

L’assegnazione dell’Orsa Maggiore ad Ostia – secondo gli inquirenti della Procura della Capitale – “è stata condotta da Papalini in concorso con Damiano Facioni, Ferdinando Colloca (fratello dell’allora consigliere Salvatore, del XIII municipio)” e Matilde Magni, questi ultimi nella qualità di soci formali. Appeso e Spada sono ritenuti “soci di fatto” della stessa Blu Dream srl. Secondo il procuratore aggiunto Michele Prestipino e i pm Ilaria Calò e Mario Palazzi questa vicenda “è emblematica poiché si inserisce in un ampio contesto che vede il territorio lidense oggetto di appetiti criminali da parte delle locali consorterie mafiose dedite specialmente” ad accaparrarsi “aree demaniali e stabilimenti balneari” con parallela “corruzione di pubblici ufficiali a favore di alcuni imprenditori che potevano giovarsi “del nome degli Spada”.

Agli arresti domiciliari sono andati: Giovanni Recchia, 49 anni; Antonio Amore, 81; Damiano Falcioni, 30; Ferdinando Colloca, 48; Matilde Magni, 56; Angelo Salzano, 53. Gli investigatori ricordano come il boss Carmine Spada è stato arrestato arrestato nel luglio 2013 durante l’operazione ‘Nuova Alba’. E quelle accuse preliminari hanno portato nel giugno scorso – ha sottolineato Prestipino – alle prime condanne per associazione a delinquere di stampo mafioso per chi aveva scelto l’abbreviato.