17 Marzo 2023
Un’ascesa economico-imprenditoriale costellata da costanti e continui rapporti intrattenuti tra Li Pera e il gotha dell’imprenditoria mafiosa
Maxi confisca da 9.5 milioni di euro per l’imprenditore Giuseppe Li Pera, originario di Polizzi Generosa, in provincia di Palermo, ma da anni residente a Caltanissetta.
La Direzione investigativa antimafia ha dato esecuzione al provvedimento emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Caltanissetta, su proposta del direttore della Dia. La confisca, che segue il sequestro effettuato nel 2020, «trae origine – si legge in una nota della Dia – da una complessa attività investigativa condotta dal Centro operativo di Caltanissetta, che ha ripercorso la carriera dell’imprenditore dalla metà degli anni ’80 ad oggi, accertandone la pericolosità sociale nonché un’ascesa economico-imprenditoriale costellata da costanti e continui rapporti intrattenuti tra Li Pera e il gotha dell’imprenditoria mafiosa».
Li Pera già dal 2007, risultava condannato definitivamente per associazione mafiosa, al termine di complesso percorso giudiziario, le cui origini risalgono al 1991, nell’ambito dell’indagine del Ros nella nota inchiesta “mafia e appalti». Secondo la ricostruzione degli investigatori Li Pera, alla fine degli anni ’80, dipendente di una grossa società del nord Italia, attiva nel settore delle grandi opere negli appalti pubblici, non soltanto si prodigò in favore di quella società per ottenere illeciti vantaggi in termini di aggiudicazione e gestione degli appalti in Sicilia ma, grazie alla sua vicinanza al contesto mafioso, ne trasse personale illecito arricchimento tramite una impresa a lui direttamente riconducibile.
Una vicenda complessa e molto articolata che inizia dalla formale collaborazione con la Giustizia, a partire dal giugno 1992, seguita, successivamente, dalla cessazione del beneficio dello speciale programma di protezione su espressa rinuncia dell’imprenditore che dal 2001 inizia, tramite prestanome, la diretta gestione delle numerose società a lui riconducibili operanti in provincia di Catania, Messina e Trapani. Un impero milionario conseguito in oltre trent’anni di attività imprenditoriale e rapporti d’affari, intrattenuti anche con diversi boss mafiosi del vertice della mafia siciliana.