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Luttwak, il ”cane sciolto” della Cia contro i magistrati

Luttwak, il ”cane sciolto” della Cia contro i magistrati

L’indegno attacco del politologo andato in onda su La7

di Giorgio Bongiovanni e Aaron Pettinari

Il problema per l’Italia che dovrà ripartire post emergenza coronavirus? Non è la mafia, né la corruzione, ma la magistratura italiana: parola di Edward Luttwak. Il politologo Usa, consulente del Dipartimento di Stato americano, e uomo vicino ai Servizi di sicurezza americani, in video collegamento dagli Stati Uniti è intervenuto in maniera a dir poco vergognosa nella trasmissione DiMartedì, in onda ieri sera su La7.
“Gli investitori del mondo non hanno paura della mafia o della ‘Ndrangheta. Hanno paura dei magistrati italiani: cani sciolti che fanno qualsiasi cosa – ha detto immediatamente dopo l’intervento del Procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri -. Oggi ho letto il nuovo decreto uscito dal Governo. Vedo l’energia di agire dei funzionari e del ministro delle Finanze. Il decreto del governo italiano era di 100 pagine mentre la stessa cosa in Svizzera e negli Stati Uniti la fanno in otto pagine. E per quale ragione? Perché quando lo Stato italiano si muove dovunque ci sono 150 cose, perché poi si fanno questi processi. Questi magistrati e queste corti che non scrivono sentenze per 4 o 5 anni. Spero bene che, dopo questa crisi, gli italiani escano con l’idea di rinnovarsi”.
Parole da cui ha preso subito le distanze l’ospite in studio, il vice ministro alla salute
 Pierpaolo Sileri, ma non il conduttore Giovanni Floris che anziché replicare con fermezza all’intervento ha preferito glissare, seppur con imbarazzo, con un semplice (sic.) “facciamo conto che al professore Luttwak gli sfugga che cosa significa l’espressione in italiano, ma certamente ce lo saprà spiegare”.
Peccato che al rientro dalla pubblicità non vi è stato alcun ritorno sul punto e il messaggio è passato così, senza controindicazioni.
Nella migliore delle ipotesi perché si è sottovalutata la gravità delle parole. Nella peggiore perché si è d’accordo con il messaggio dato, ovvero che i magistrati potrebbero essere un ulteriore intralcio alla ripresa, se si vuole considerare il silenzio come un assenso.
Sulle dichiarazioni del politologo statunitense è intervenuto anche
Nicola Morra, presidente della commissione Parlamentare Antimafia: “Le parole di Luttwak in merito ai magistrati italiani sono profondamente offensive e indegne. Molti, troppi magistrati sono morti nel compimento del loro dovere, tenendo fede al giuramento fatto alla Repubblica, per combattere mafie, criminalità e corruzione, per far rispettare la legge. Istrioni da talk show non possono permettersi di proferire parole che riflettono una sgrammaticatura istituzionale inaccettabile. La magistratura è potere indipendente, non ‘cani sciolti’: forse si desidera la sottomissione dei magistrati al potere politico? Tante volte ci possono essere stati momenti di complessa e tesa dialettica fra la magistratura ed altre istituzioni repubblicane, ma non è mai venuto meno il necessario e dovuto rispetto per le loro funzioni. Le scuse dovrebbero essere il minimo sindacale”.

Considerazioni condivise anche da Carmelo Miceli, deputato e responsabile Sicurezza del Pd che ha evidenziato come “nell’emergenza più che nella normalità abbiamo bisogno che i nostri magistrati garantiscano che chi investe nel nostro Paese lo faccia rispettando la legge”. E poi si è domandato: “Luttwak conosce i livelli di corruzione e di penetrazione della criminalità organizzata in Italia? Ha presente la lunga e triste sequenza di morti proprio fra i magistrati e le forze dell’ordine impegnati nel far rispettare la legalità? Le pericolose e ingiuste falsità riferite da Luttwak offendono la nostra storia e la nostra memoria”.
Certo è che personaggi come il consulente del Dipartimento di Stato americano possono essere tutto meno che sprovveduti. Figure come lui sanno perfettamente che il nostro è il Paese dei patti tra mafia e Stato,
che le criminalità organizzate, messe insieme, ogni anno producono ricavi pari a 150 miliardi di euro all’anno. Ed ugualmente sono al corrente degli studi che dimostrano come anche la corruzione, ogni anno, produce perdite di cifre prossime al 13 per cento del prodotto interno lordo.
E allora perché dire quelle parole?
Perché proprio in questi giorni una certa politica sta cercando di “far saltare il banco”.
L’ex ministro
Matteo Salvini è tornato a proporre condoni di tutti i tipi, mentre il Presidente della Regione Liguria, ex Forza Italia, Giovanni Toti, in un’intervista ad “Avvenire” ha proposto di togliere per almeno due anni il codice degli appalti, le gare europee, i controlli paesaggistici ed i certificati Antimafia.
Liberi tutti. Un po’ quello che ha ripetuto il politologo della destra americana quando ha ripetuto che questo è il momento, per l’Italia, “di riaprire e lavorare”, “di fare i cantieri”. Parole che sembrano più un’indicazione sul “modus operandi” da seguire.
Perché figure simili non parlano mai per proprio conto.
Dalle carte sequestrate nel “covo del Sismi” di via Nazionale diretto da
Pio Pompa si scoprì che Luttwak fu retribuito profumatamente dal Sismi diretto da Nicolò Pollari. Ma c’è chi sostiene che abbia lavorato e collabori ancora con la Cia.
E nelle sue svariate “ospitate” televisive, nelle sue interviste, nei suoi interventi ha spesso portato “scompiglio”, allontanando la verità dei fatti.
Si pensi al caso Moro. In più occasioni Luttwak, affrontando l’argomento, ha archiviato l’uccisione del Presidente del Consiglio Dc, come una questione di brigatisti, assolvendo ogni altro tipo di apparato di Potere.
E’ stato anche portatore di idee strampalate come la separazione della Sicilia dall’Italia.
Un’idea antica che ha attraversato anche Cosa nostra con la nascita del progetto Sicilia Libera, il movimento indipendentista appoggiato in primissima persona da Leoluca Bagarella (cognato di Totò Riina), poi abortito in un secondo momento.
In questi anni c’è stata una parte sana della magistratura che ha cercato di far luce su questi fatti, così come si cerca di lanciare un grido d’allarme su come le mafie, o sarebbe meglio dire il Sistema criminale integrato, possano approfittare del momento per esprimere nuovamente tutta la loro potenza e minare ulteriormente la nostra democrazia.
I “cani sciolti” dei Servizi lo sanno e colpiscono con i loro “vassalli” migliori.

08 Aprile 2020

fonte:http://www.antimafiaduemila.com/